Opinioni

Pennisi: “L’Euro ha messo a nudo le nostre carenze strutturali”

Pennisi: “L’Euro ha messo a nudo le nostre carenze strutturali”

di Giuseppe Pennisi*

Lo studio appena pubblicato da ImpresaLavoro mostra come l’ingresso nella moneta unica abbia messo a nudo la principale carenza strutturale dell’Italia: la bassa e stagnante produttività multifattoriale. All’epoca dell’ingresso nella moneta unita, molti policy maker ed alcuni economisti si sono illusi che fosse sufficiente fare parte dell’eurozona, e bloccare, quindi, il cambio, per aumentare la produttività pensando che pubblica amministrazione, imprese e famiglie si sarebbero adeguate ed avrebbero presto raggiunto la produttività media, se non dei Paesi nordici, almeno dell’intera eurozona.

Ciò non è avvenuto per numerose determinanti. Alcune storico-sociologiche, altre perché non si sono mai fatte le necessarie ed urgenti riforme economiche (prima tra tutte quella della fiscalità, inclusa la sua riduzione), ma ci si è concentrano su riforme istituzionali che, come dimostrato tra gli altri dal recentemente scomparso Premio Nobel Douglas C. North, frenano, nel breve periodo, la produttività e quindi la crescita. Sono dati scarni ma su cui Governo e Parlamento dovrebbero meditare.

* presidente del board scientifico di ImpresaLavoro

Moles: “Meno tasse per rilanciare l’edilizia italiana”

Moles: “Meno tasse per rilanciare l’edilizia italiana”

di Giuseppe Moles*

Storicamente l’edilizia ha sempre fatto da motore all’intera economia permettendo lo sviluppo, diretto e indiretto, di tanti altri settori; si tratta di un settore cruciale per l’intera economia nazionale perché ad alta intensità di lavoro, con un indotto enorme e a basso contenuto di importazione.

Dal rapporto di ImpresaLavoro emerge invece un quadro a tinte fosche, costellato da segni negativi per quanto riguarda le imprese e l’occupazione: una crisi che sembra non finire mai, con il settore dell’edilizia che continua a registrare un calo preoccupante di lavoro, investimenti e occupazione. Tutto ciò non deve meravigliare: in Italia negli ultimi anni si è privilegiata l’imposizione elevatissima sugli immobili, cioè un esproprio surrettizio essenzialmente motivato dalla crescente necessità, per lo Stato, di disporre di sempre più denaro.

Ridurre le tasse sugli immobili, invece, significa lasciare più soldi a investitori, lavoratori e consumatori, con tutto quello che ne discende, e quindi favorire un rilancio dell’edilizia ed il suo infinito indotto. Solo riducendo drasticamente i balzelli che gravano sugli immobili l’edilizia potrebbe poco per volta riprendersi, creando occupazione e reddito e facendo così aumentare gli incassi del fisco, perché tassare gli immobili non solo non frutta ma, al contrario, riduce le entrate tributarie: le imposte sulla casa non solo soltanto inique, sono anche controproducenti perché riducono le entrate delle amministrazioni pubbliche.

Queste ovvietà sono del tutto ignorate dai nostri governanti, a testimonianza dell’analfabetismo economico della classe politica: ne deduco che nessuno dei nostri governanti degli ultimi anni si sia dato la briga di seguire un corso d’introduzione all’economia. Mi consola il fatto che, finché non la tasseranno, la speranza è un lusso che possiamo permetterci.

* membro dell’ufficio di presidenza di Forza Italia, fondatore di “Rivolta l’Italia

Pennisi: “Stiamo dissipando il capitale umano di giovani e Mezzogiorno”

Pennisi: “Stiamo dissipando il capitale umano di giovani e Mezzogiorno”

di Giuseppe Pennisi*

I dati sull’occupazione pubblicati da ImpresaLavoro confermano, in sostanza, la sensazione che gli antibiotici e le vitamine del Jobs Act non abbiano ancora causato effetti di rilievo sull’occupazione. Resta preocccupante il calo nel comparto delle costruzioni e la marcata contrazione nell’industria rispetto ai livelli pre-crisi. L’aumento dell’occupazione nei servizi, poi, non deve ingannare; probabilmente cela la sostituzione di lavoratori dipendenti con titolari di Partive IVA. Tragica, infine, la situazione dei giovani e del Mezzogiorno. L’Italia – è questo il dato che inquieta di più – sta dissipando quel capitale umano che è stata la leva del miracolo economico.

* presidente del board scientifico di ImpresaLavoro