Genova, dopo il fango la beffa delle tasse

Teodoro Chiarelli – La Stampa

Il 15 ottobre, con Genova in ginocchio nel fango per l’alluvione di quattro giorni prima, un comunicato della Presidenza del Consiglio annuncia l’impegno del governo a chiedere al ministro dell’Economia e delle Finanze Pietro Carlo Padoan di disporre il differimento dei termini del versamento dei tributi statali nelle zone interessate da calamità alluvionali. Impegno accompagnato da tanti «non vi lasceremo soli» e dalla celebrazione consolatoria degli “angeli del fango”. E se “il governo si impegna” c’è motivo di dubitare del contrario?

Errore. Come insegna Fabrizio De Andrè (“Don Raffae’”), «lo Stato che fa, si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità». Molti sostituti d’imposta, ossia datori di lavoro – alluvionati e no – non effettuano il versamento delle ritenute Irpef. Mal gliene incoglie. Il 20 ottobre arriva il decreto del Ministero dell’Economia e salta fuori che l’adempimento andava, invece, regolarmente effettuato. Il solito pasticcio burocratico all’italiana? Sì, ma non solo. Le associazioni di industriali, commercianti e artigiani si rivolgono alla Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate per tentare di dirimere la vicenda. Martedì 4 novembre, giornata delle Forze armate, la risposta che al danno unisce la beffa: chi non ha versato i contributi non solo dovrà subito regolarizzare la propria posizione a mezzo di «ravvedimento operoso», una sorta di autodenuncia, ma dovrà anche versare una sanzione.

E le promesse, gli impegni, la solidarietà e la vicinanza? Niente da fare: pagare. Camera di Commercio, Confindustria Genova, Cna, Confcommercio, Confesercenti, persino l’Ordine dei consulenti del lavoro non hanno neppure la forza di ribellarsi. Restano inebetiti e sconcertati. Prendono carta e penna e scrivono una lettera aperta al premier Renzi, al governatore Claudio Burlando e al sindaco Marco Doria. «Riteniamo inaccettabile che le imprese debbano subire, oltre il danno causato dagli eventi alluvionali, anche le conseguenze di un inconveniente sorto al livello delle massime cariche di Governo». Chiedono un intervento presso il ministero dell’Economia e delle Finanze: «Per trovare tempestivamente una soluzione che non penalizzi ulteriormente il tessuto economico della nostra città». A proposito: «A oggi, non si è avuto ancora il riconoscimento dello stato di calamità per Genova e non sono state emanate misure specifiche da parte del Ministero del Welfare in merito agli adempimenti contributivi delle imprese alluvionate».