Illusioni pensionistiche

Davide Giacalone – Libero

Il sistema pensionistico futuro è in equilibrio. Ciò si deve a un lungo processo riformatore, iniziato con la riforma Dini e concluso con la riforma Fornero (15 anni!). Il governo fa bene a proporre la possibilità di pensionamento anticipato, perché in un sistema interamente contributivo ciascuno prenderà in ragione del versato e della speranza di vita. Prima va in pensione e meno versa. Fa male, però, a inoculare illusioni e paure: anticipando la pensione non si perderà «qualcosina», ma molto. Né potrebbe essere diversamente, se non si vuole riscassare un sistema fra i più equilibrati d’Europa. Con un non trascurabile dettaglio: le pensioni saranno basse. Per i giovani la cui carriera lavorativa e discontinua saranno bassissime. Il sistema, pertanto, si regge solo a patto che ciascun lavoratore si rassegni alla miseria o investa nella previdenza integrativa. Cosa resa difficile da una pressione fiscale forsennata.

Il sistema resta squilibrato perché squilibratissimo è il passato. Ogni anno lo Stato spende il 16,5% del Pil per pagare le pensioni. È una quota senza paragoni fra le democrazie sviluppate. Contiene, però, due zavorre: a. si trova sotto la voce «pensioni» quel che dovrebbe stare al capitolo «assistenza» (per cui chi dice che la nostra spesa sociale è bassa, rispetto ad altri europei, non sa far di conto); b. all’incirca la metà delle pensioni attuali non è retta da adeguati contributi versati. La differenza è un trasferimento di ricchezza da chi lavora oggi a chi lavorò ieri. Sono regali fatti in nome di «diritti acquisiti» che, talora, sono solo contributi figurativi (come Renzi, del resto, che diventa dirigente d’azienda prima che la Provincia di Firenze cominci a pagare per lui i contributi previdenziali).

L’informazione sui vitalizi parlamentari (che non sono nel conto delle pensioni, ma restano spesa pubblica) è preziosa perché dimostra che non si regalano soldi ai poveri, ma ai privilegiati. Quei numeri servono la soluzione su un piatto d’argento. Se solo si è in grado di capirli. Il valore assoluto dei regali agli ex parlamentari non è tale da risolvere altri problemi, ma il ricondurli alla ragionevolezza contabile ha un valore altissimo. Si chiama: buon esempio. Al contrario, decurtare l’adeguamento all’inflazione per le pensioni più alte è un’ingiustizia che configura un’incostituzionalità. Se le pensioni si dividessero in rette o meno da contributi versati, avrebbe un senso, per le seconde, un adeguamento deflattivo, mentre sarebbe un furto per le prime. Se prendo in ragione di quel che ho versato la mia pensione non è alta o bassa, è mia, sicché punirmi (dopo avermi costretto a versare) è da assatanati. O da incapaci, che avendo ereditato un sistema in equilibrio futuro non sanno dove mettere le mani per riportare un accettabile equilibrio anche per il presente.