Invisibili trame contro l’euro

Francesco Giavazzi – Corriere della Sera

La simpatia che il nuovo governo greco suscita in molti, la condiscendenza verso un Paese le cui condizioni sociali sono da alcuni anni drammatiche rischiano di farci cadere in una trappola che potrebbe portare dritti alla fine dell’euro. La Banca centrale europea con la mossa di ieri sera, e cioè con la sospensione del finanziamento diretto delle banche greche, ha mostrato di essere ben conscia dei rischi che si stanno correndo. La vittoria elettorale di Alexis Tsipras e il suo annuncio che non intende rispettare gli impegni assunti dal precedente governo erano stati accolti in modo diverso in Germania. Da Angela Merkel e dal suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, con grande preoccupazione. Dagli oppositori dell’euro con comprensione. Costoro vedono nel risultato delle elezioni greche un’occasione per criticare il modo in cui la Merkel ha finora gestito la crisi di Atene. Auspicano una revisione del programma di salvataggio concordato con la troika (Fondo monetario internazionale, Ue e Banca centrale europea) e ascoltano con attenzione le nuove proposte della Grecia per una ristrutturazione dei suoi debiti.

Critiche legittime e programmi ragionevoli, ma che nascondono un comportamento strategico. Il loro vero obiettivo è spingere la Bce ad accettare una ristrutturazione dei titoli di Atene che essa acquistò nel 2010 nell’ambito del Securities market programme, circa 31 miliardi di euro. Ma se lo facesse, la Banca violerebbe i trattati europei, che impediscono di finanziare debiti pubblici stampando moneta. I governi sono liberi di condonare anche tutto il debito greco, ma la Bce (che peraltro fino ad ora ha ottenuto un buon rendimento da quell’investimento) non lo può fare.

Non solo la Bce non può accettare perdite sui titoli pubblici che ha acquistato: non può neppure accettare, come garanzia nelle operazioni di finanziamento delle banche, titoli di un Paese che ha abbandonato il programma concordato con la troika. Un programma che, come ha rivelato ieri sera la Bce, è già di fatto violato. La sospensione del finanziamento delle banche è un primo passo nella direzione che potrebbe portare alla uscita della Grecia dall’Unione monetaria. L’obiettivo strategico di chi oggi è così accondiscendente verso Tsipras era dare scacco matto alla Bce, costringendola a violare apertamente i trattati. Indirettamente, bloccare il cosiddetto Quantitative easing, il programma di acquisto di titoli pubblici che la Bce ha annunciato il 22 gennaio. Eliminare quindi il paracadute per l’euro e mettere a rischio l’intera architettura dell’Unione monetaria. Ma da ieri i nemici dell’euro devono sapere che Francoforte rimane il presidio della moneta unica.