L’articolo 18 protegge anche fannulloni e ladri

Massimo Tosti – Italia Oggi

Coloro i quali hanno superato i 60 probabilmente ricorderanno un film (del 1970) intitolato comma 22, tratto da un romanzo di successo. Un capitano dell’aviazione americana impegnata nel Mediterraneo durante la Seconda guerra mondiale (sconvolto dalla morte di tanti compagni d’armi, e non trovando alcun senso nella guerra) tenta di farsi esonerare dal servizio, facendosi passare per pazzo, ma viene bloccato dal Comma 22 del regolamento che recita: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Ecco, capita qualcosa del genere con l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che prevede il reintegro dei licenziati in Italia. Le aziende in difficoltà non possono licenziare nessuno (neppure gli assenteisti cronici), ma senza questa possibilità molte aziende oggi sono in affanno e, fra l’altro, non riescono a sostituire i fannulloni (o i ladri) con uno dei milioni di giovani condannati alla disoccupazione perenne. Il cane si morde la coda, esattamente come nella regola prevista nel film.

L’articolo 18 che affida ai giudici la decisione di reintegrare i reprobi nel posto di lavoro è oggetto di scontri viscerali dal 1970 (l’anno in cui lo Statuto dei lavoratori divenne legge dello Stato). Quel comma è un totem (e un tabù) da allora. Oggi, sull’articolo 18, si giova il futuro del Pd (e dell’Italia). L’anima (di minoranza) del Partito democratico che rivendica le proprie origini comuniste ha annunciato una possibile scissione anti-Renzi. Alle prossime elezioni il Pd nostalgico del passato potrebbe coalizzarsi con Sel e spezzoni di 5 Stelle, mentre quello renziano potrebbe rinforzare il patto con il centrodestra (inclusa Forza Italia). Il risultato (probabile) è che il vecchio Pd perda le elezioni lasciando campo libero a Renzi per realizzare le sue riforme, lo «svolta» Italia e lo «sblocca» Italia. Rosy Bindi ha lanciato l’anatema contro il premier, definendolo l’erede di Margareth Thatcher e dimenticando (di proposito) Tony Blair, il laburista che seguì il percorso avviato dalla lady di ferro. Perché altrove la sinistra ha saputo rinnovarsi, abbandonando i totem e le ideologie spazzate via dalla storia.