Meno vincoli ai Comuni, “Patto di Stabilità da cancellare il 3 anni”

Il Messaggero

È lo spauracchio di molti amministratori locali, ed anche un bersaglio polemico nelle controversie con lo Stato centrale. Ora il governo annuncia che tra due-tre anni il Patto di stabilità interno potrebbe essere solo un ricordo. È toccato al sottosegretario Pierpaolo Baretta dare questa indicazione, proprio mentre al ministero dell’Economia veniva presentata la nuova banca dati sui fabbisogni standard dei Comuni. Come ha spiegato Baretta, una volta in vigore le nuove e più stringenti regole di bilancio, che a partire dal 2016 impongono anche agli enti locali l’obbligo del pareggio (sia pure con alcune parziali eccezioni) non avrebbe più senso lasciare in vigore un’ulteriore strettoia, appunto il Patto di stabilità interno.

Questo strumento è stato utilizzato dalla fine degli anni Novanta, quando è apparso chiaro come a fronte degli obblighi assunti dall’Italia a livello europeo fosse necessario tenere sotto controllo anche i bilanci di Regioni, Comuni e province. In realtà la formulazione tecnica è cambiata più volte nel corso degli anni: sono stati applicati vincoli sia sulla spesa che sui saldi, e il Patto è stato lo strumento con cui di fatto lo Stato ha chiesto alle amministrazioni territoriali di partecipare alle varie manovre di risanamento dei conti impostate nel corso degli anni. Ma molti amministratori, in particolare sindaci, hanno lamentato le conseguenze paradossali di questa “gabbia”: in particolare il fatto che ne risultino penalizzati proprio gli enti locali virtuosi. Quelli cioè che avrebbero in bilancio risorse da spendere, ottenute con il contenimento dei costi oppure con proprie entrate, ma non lo possono fare per il vincolo generale imposto a tutti, in particolare sulle uscite. In questo modo sono stati bloccati anche cantieri che avrebbero potuto essere mandati avanti, non per mancanza di soldi ma per un obbligo di legge. Nel tempo sono state quindi proposte – e in piccola parte concesse – deroghe per interventi di particolare urgenza.

Questa logica ora dovrebbe essere superata: saranno previste sanzioni per Regioni e Comuni che non si adeguano al principio del pareggio, impegnandosi a rientrare in caso di disavanzo, ma gli amministratori virtuosi dovrebbero avere la possibilità di spendere le risorse disponibili a beneficio dei cittadini.