Mille giorni all’alba

Giuseppe Turani – La Nazione

Mille giorni per cambiare l’Italia a molti sono sembrati un’abile fuga in avanti. Un modo per non prendere impegni troppo ‘vicini ‘ e quindi facilmente verificabili. Mille giorni, però, sono probabilmente pochi. Due soli dati per capire come siamo messi male: oggi il sistema Italia, invece di produrre ricchezza, produce mille disoccupati al giorno. È un po’ come se avessimo inventato un’economia che gira all’incontrario Il secondo dato è che nella classifica mondiale dell’alta velocita su Internet (la modernità) siamo al 98esimo posto: siamo dietro alla Grecia e, se può consolarci, davanti al Kenya.

A questo si può aggiungere il fatto che sono almeno 10-15 anni che l’Italia non cresce. E questo nonostante si sia fatto larghissimo ricorso ai debiti. Gli esperti di Oxford Economics, e questa è una buona notizia, collocano il punto di svolta, dove cesseremo di andare indietro, in un momento che si colloca qualche settimana fa. Se hanno ragione, dovremmo già avere imboccato la strada buona. Ma gli stessi economisti ci dicono che nel periodo 2014-2018 la crescita media annuale dell’Italia sarà solo dello 0,9 per cento. Nel periodo successivo (2019-2023) la nostra crescita media annua dovrebbe essere dell’1,1 per cento. E prevedono, nel 2023, una disoccupazione ancora del 9,3 per cento: cioè quasi un italiano su dieci senza lavoro.

Quali siano le cose da cambiare lo si sa da sempre: meno burocrazia, meno spese folli della pubblica amministrazione, sindacati piccoli e grandi meno corporativi, una giustizia ‘umana ‘ nel senso che interviene in tempi ragionevoli). Per fare tutti questi cambiamenti bastano mille giorni? Io dico di no. Allora Renzi mente? No. Penso che speri di farci vedere qualcosa, qualche cambiamento in questi mille giorni, che ci faccia venire voglia di andare avanti davvero, smantellando l’Italia delle caste, dei ceti protetti, delle tonnellate di carta che vagano da un ufficio all’altro. Sono ottimista? Forse. Però se nessuno cambia questa Italia, questa Italia continuerà a essere una piccola cenerentola, mal sopportata dagli altri e che non garantirà niente ai giovani di oggi.