Oppositori contabili

Davide Giacalone – Libero

Da che si doveva sventare il pericolo della clausole di salvaguardia a che ci sono soldi in avanzo. Da che si scopre il tesoretto di 1.6 miliardi a che i tecnici di Camera e Senato avvertono che potrebbe diventare necessaria una correzione dei conti, per 6.4 miliardi. Da che si annuncia una valutazione prudenziale della crescita del prodotto interno lordo, fissata allo 0,7 per il 2015 (la metà della media eurozona, ma cresceremo di più, ripetono), a che si festeggia la stima fatta dal Fondo monetario internazionale, che ci vede in crescita solo dello 0,5 (un terzo dell’eurozona). Ora, a parte dotarsi di un pallottoliere, la domanda è: possibile che la sola opposizione, al governo, la facciano i contabili?

L’opposizione non è mera contrapposizione, che di quella abbondiamo. L’Italia è piena di soggetti politici che sono contro le privatizzazioni e contro le amministrazioni politiche, sicché si suppone auspichino la gestione divina. Di politicastri che protestano a fianco di chi è contro i tagli e di chi è contro le tasse. Loro sono “contro”, anche all’aritmetica e alla logica. Lasciamo perdere la coerenza. L’opposizione temibile, però, non è quella che cavalca i brontolii fagiolari (quella, quando vince, è segno che il sistema ha smollato), bensì quella che si rivolge agli elettori e dice: chi governa sta sbagliando, perché queste altre sono le cose che si dovrebbero fare. Meglio se è capace d’individuare la base sociale cui si riferisce, gli interessi che intende favorire e quelli che vorrebbe colpire. Le forze politiche che sono pro tutti sono pro niente e buon pro faccia a chi si sistema. Non la vedo, questa opposizione.

Sulla legge di stabilità c’è chi pubblica riflessioni e proposte e chi presenta critiche e diversi indirizzi. Ma proprio perché le firmano quelle sono posizioni loro, non di una forza parlamentare che stia facendo il mestiere dell’opposizione. Ciò provoca (ieri accadde a destra, oggi a sinistra) il nascere di un’opposizione innaturale, interna alla maggioranza. E comporta che il vincitore di turno diventi il solo giocatore in campo, con il risultato che perde il senso della realtà e dell’equilibrio, fino a gonfiarsi più di un rospo in calore.

A destra ci sono tanti bigotti rimasti sbigottiti, sicché dicono cose insensate su famiglia, procreazione e diritti individuali. Tanti socialisti asociali travestitisi da liberisti immaginari, sicché l’opporsi risulta loro difficile, nel mentre soffrono l’invidia della prestazione. Tanti giustizialisti manettari che vestirono i panni di un garantismo credibile come il botox. Tanti padri costituenti che ieri vollero quel che oggi considerano progenie bastarda. Finché avevano l’aia seguivano giulivi la scia del becchime, ora che si ritrovano nel pollaio inscenano guerre di galli, forse anche per dimenticare d’esser capponi.