Rimesse dei lavoratori stranieri in Italia

Ho letto con un certo timore i dati diffusi da “ImpresaLavoro” sulle rimesse degli immigrati in Italia verso i loro paesi d’origine, quindi verso le loro famiglie rimaste a casa. Il timore deriva dal fatto che contemporaneamente un mio libro, “Senza Paura”, arrivava in libreria e vi sono molte pagine dedicate all’immigrazione e a quelle rimesse. Chi ragiona con i dati vuole sempre quelli più aggiornati e vive nel timore che i nuovi smentiscano i ragionamenti fatti sulla base dei vecchi. Mi è andata bene: vi ho trovato delle conferme.
Il libro parte dall’osservazione di diversi fatti e aspetti della nostra vita collettiva, cercando di capire il perché quel che potrebbe essere visto positivamente finisce con lo scatenare delle paure. Avendoci lavorato a lungo, non trovo sportivo riassumerlo in poche parole. Ma per quel che riguarda l’immigrazione la sintesi è questa: potrebbe essere e in effetti è una risorsa positiva, capace di aiutare la crescita economica, senza per questo rubare il lavoro ad altri, ma l’incapacità di gestire il fenomeno, l’inettitudine nel fronteggiare la clandestinità, il prevalere di letture ottuse e ideologiche, vuoi che sia il buonismo dell’accoglienza o il cattivismo della chiusura, tutto questo lascia che siano non governati fenomeni di sicurezza ed ordine pubblico. E siccome il disagio si scarica sui quartieri più disagiati, mentre i vantaggi si sentono in quelli più ricchi, va a finire che le sirene d’allarme suonano più forte delle campane a festa. Ed ecco che quel che dovrebbe portare bene porta, invece, paura.
A questo si aggiunga il perdurare di scene inaccettabili nei mari a sud della Sicilia. Entrano più clandestini dalle frontiere nord dell’Europa che non da quelle di mare, ma la differenza è sostanziale: in quelle di terra si può contrastare il fenomeno, anche in modo ruvido, senza che nessuno si faccia del male; in quelle di mare non solo non si può respingere nessuno, ma spesso lo si deve salvare. E’ una trappola, che noi abbiamo perfezionato annunciando che la Marina Militare è pronta a prendere a bordo tutti, con il risultato che i barconi dovevano prima almeno arrivare ad una costa, ora è sufficiente che superino le acque territoriali da dove sono partiti. Detta in modo brutale: ci siamo messi a collaborare con i delinquenti, allargando il loro lurido traffico alle spalle di disperati. Rimediare è possibile, conciliando umanità e sovranità, soccorso e fermezza. La soluzione c’è. Ma per quella vi rimando al libro.
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