Speso 1 miliardo per tenere le miniere aperte

Libero

Servirebbe uno storico, più che un contabile, per mettere in colonna i costi per mantenere in vita le miniere sarde. Dal 1971 ad oggi (anzi fino al 2027, data in cui è prevista la messa in sicurezza e la bonifica delle 7 miniere sarde), si stima (per difetto) che gli italiani abbiano sborsato oltre 1 miliardo di euro. Chi ci prova a fare di conto – considerando anche un cambio di valuta, dalle lire all’euro – stima che siano stati spesi 930 miliardi di lire dal 1971 al 1996 (l’anno in cui la Regione Sardegna si è accollata gestione e debiti delle 7 miniere sarde del Sulcis). Poi però – ma è sempre una stima per difetto – per le miniere finite sotto il controllo pubblico, sono stati spesi almeno altri 600 milioni di euro.

“Spannometricamente” si può tranquillamente ipotizzare che le miniere sarde – che dovranno definitivamente chiudere entro il dicembre 2018 – siano costate ad oggi circa 1,1 miliardi di euro. E senza tener conto che negli ultimi anni sono stati assunti altri addetti (soprattutto ingegneri). Nei prossimi 4 anni andranno in pensione (probabilmente con lo scivolo per i “lavori usuranti”), circa 470 dipendenti. Resterebbero da ricollocare un centinaio di addetti che probabilmente verranno accompagnati alla pensione con sussidi e interventi reiterati anno dopo anno. Costa denaro pubblico mantenerle aperte ma ancora di più chiuderle. Altri quattrini arrivano anche per riconvertirle ad attrazione turistica. Lo scorso agosto, sempre la Regione Sardegna ha stanziato un discreto malloppo (Assessorato all’Industria), per il recupero «di aree interessate da attività estrattive». Il bando è scaduto il 4 agosto: stanziamento massimo 250mila euro a Comune. Scusate se è poco…