Se le semplificazioni rimangono una bandiera

Antonello Cherchi – Il Sole 24 Ore

Semplicità: dovrebbe essere questa la parola che regola il vivere in Italia. Sono così tante le norme che della semplificazione hanno fatto la loro bandiera, che pensare il contrario apparirebbe paradossale. E invece è proprio così: il nostro Paese continua a essere ingessato dalla burocrazia e ad avere tanto bisogno di una profonda opera di snellimento.

Anche il decreto legge sblocca-Italia, approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, ritorna sull’argomento e presenta una nuova serie di semplificazioni. Prima ancora – per rimanere al passato meno lontano – ci aveva provato il Governo Monti, che alla questione aveva dedicato un decreto legge ribattezzato proprio Semplifica-Italia. Se si scorre il decreto del Fare varato da Letta si incontrano misure per rendere più facile la vita alle imprese, ai contribuenti, ai lavoratori, per velocizzare le verifiche dell’Inps.
Non si può escludere che alcuni di quegli interventi abbiano sortito l’effetto annunciato. Nel complesso, però, è arduo sostenere che il confronto di tutti i giorni con la burocrazia sia meno faticoso. Di certo, non è così semplice come lascerebbero presupporre i tentativi legislativi adottati per renderlo tale.
D’altra parte, per una misura di semplificazione, ce ne sono altrettante (e anche di più) che introducono nuovi adempimenti. Il sospetto è che il saldo non sia mai pari a zero, ma i nuovi oneri finiscano per sopravanzare quelli cancellati.

Un modo per tenere questo tipo di contabilità ci sarebbe, ma come racconta la relazione sul primo anno di applicazione del taglia-oneri, non tutti i ministeri hanno tenuto fede all’impegno e, per di più, quelli che si sono adoperati lo hanno fatto in maniera a dir poco svogliata: hanno presentato un bilancio in pari, smentito però dagli imprenditori, a cui la misura è rivolta. Della quantificazione monetaria dei nuovi adempimenti, poi, neanche l’ombra. Ed è anche così che la burocrazia si alimenta: una disposizione nata all’insegna della semplificazione, si trasforma essa stessa in un onere. Richiede uffici che vi lavorino, relazioni annuali da presentare, programmi da definire, come quello recente con le nuove linee guida per la misurazione e la riduzione dei tempi e degli oneri amministrativi. Basta scorrerlo per capire come l’intera operazione abbia scarsissime probabilità di riuscire.

Non è certo l’unico caso. Con l’Air (Analisi di impatto della regolamentazione) e la Vir (Valutazione di impatto della regolamentazione) qualche anno fa si è cercato di andare anche più a fondo e di fare le pulci ai nuovi provvedimenti legislativi, così da capirne la reale necessità e quantificarne l’impatto finanziario. Invece, talvolta le nuove leggi ne sono sprovviste o quando li hanno sono come compitini di uno scolaro distratto. Sono diventati oneri tra gli oneri.