antonio signorini

Il fallimento degli 80 euro: col bonus consumi in calo

Il fallimento degli 80 euro: col bonus consumi in calo

Antonio Signorini – Il Giornale

Gli ottanta euro sono rimasti in banca o nei portafogli. Se non fosse un controsenso, verrebbe da pensare che la misura fatta per rilanciare i consumi, in realtà li abbia rallentati; ma è più probabile che il bonus sia andato a rimpinguare i risparmi di cittadini con poca fiducia nella ripresa. I dati Istat parlano chiaro e confermano i timori espressi non molto tempo fa dalle associazioni del commercio. In giugno, quindi in coincidenza con l’arrivo degli ottanta euro in busta paga, le vendite al dettaglio sono rimaste ferme rispetto al mese precedente, ma sono calate rispetto allo steso mese dell’anno precedente (quando non c’era il bonus) del 2,6%. Gli italiani hanno speso meno sia per i prodotti alimentari (-2,4%) sia peri non alimentari (-2,8%). In calo la grande distribuzione (meno 1,3%), un salasso per i piccoli (-3,9). 

Non è una sorpresa per i commercianti. Per Confcommercio i dati Istat confermano «quanto già anticipato dal nostro indicatore consumi e cioè che le misure prese fino ad oggi non hanno prodotto gli effetti sperati sui consumi e non sono state idonee a sostenere la fiducia delle famiglie, in calo anche ad agosto». Per la confederazione «è presumibile che anche la seconda parte del 2014 possa mancare l’appuntamento con la ripresa economica, confermando, dunque, l’urgenza di interventi più incisivi». Segnali negativi anche sui salari (le retribuzioni contrattuali orarie in giugno sono aumentate dell’1,1% rispetto all’anno scorso, la crescita annua più bassa dal 1982) e sul fronte delle imprese (in agosto l’indice della fiducia è passato a 95,7 da 99,1). 

Importanti elementi di riflessione per il premier Matteo Renzi che oggi guiderà il Consiglio dei ministri per l’approvazione dello Sblocca Italia e delle misure per la scuola. Ieri il premier è andato al Quirinale a illustrare le misure del Consiglio dei ministri. Prima, un vertice con il ministro dell`Economia Pier Carlo Padoan e il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi per cercare le coperture alle infrastrutture. La soluzione trovata è approvare in parte oggi e in parte con la legge di Stabilità le misure.Le coperture disponibili da subito si confermano i 3,7 miliardi. Sono 1,26 miliardi dal fondo delle opere incagliate, e 2,54 miliardi dal fondo di coesione In tutto 3,8 miliardi da destinare soprattutto a nuove linee ferroviarie di alta velocità o alta capacità. Lo Sblocca Italia «non sostituisce la legge di Stabilità» ha dichiarato Lupi, è un pacchetto di «dieci punti» e «confermo le coperture per i provvedimenti contenuti in es SU». 

Nella bozza in entrata al Consiglio le linee citate sono solo quelle del Sud: la Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania, con poteri straordinari per Fs e burocrazia limitata. In via di riscrittura di un articolo che rendeva più facile installare antenne su tralicci preesistenti per la contrarietà del ministero dei Beni culturali (che ha bocciato più articoli del ministero dell’Economia). Tra le novità in entrata, un piano per la costruzione di nuovi inceneritori di rifiuti e semplificazioni a favore dell’edilizia. Per le grandi locazioni e le costruzioni nei campeggi. Anche ieri è continuato il tiro alla fune sulla privatizzazione delle società partecipate da Comuni, Province e Regioni. L’accelerazione e gli incentivi (meno vincoli di bilancio) ai Comuni che vendono o accorpano – nonostante il pressing dello stesso Renzi- potrebbero essere rinviati. Sullo sfondo la partita delle pensioni e del lavoro, rinviata forse a fine anno. «Nessun intervento sulle pensioni in legge Stabilità», ha assicurato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti al Meeting di Rimini di Comunione e liberazione. Ad avere ipotizzato un taglio delle rendite più alte per finanziare misure per gli esodati o l’estensione degli 80 euro ai pensionati era stato lo stesso Poletti, che ha smentito attriti con il premier: «Sono stabilissimo», ha assicurato.

Liberalizzazioni flop: bollette sempre più care

Liberalizzazioni flop: bollette sempre più care

Antonio Signorini – Il Giornale

Le liberalizzazioni italian style non hanno quasi mai favorito i consumatori. Negli ultimi dieci anni i costi dei servizi hanno registrato aumenti che è difficile non spiegare con oligopoli di fatto, in particolare nei settori delle ex aziende pubbliche, e abusi di posizioni dominanti. Ieri la Cgia di Mestre ha calcolato aumenti record dal 2003 a oggi. Quasi tutti superiori al tasso di inflazione registrato nello stesso periodo. Per fare un esempio, l’acqua è aumentata del 85,2%. Percentuale sorprendentemente simile a quella dei rincari delle tariffe per la gestione dei rifiuti (81,8%). Servizi semi pubblici dove evidentemente la concorrenza non ha fatto sentire i suoi effetti. O meglio, non c’è mai stata. Un po’ meglio i pedaggi autostradali, anche se un aumento medio del 50,1% è comunque più del doppio rispetto all’inflazione. I trasporti urbani negli ultimi dieci anni sono aumentati del 49,6%. Anche se bisogna tenere conto che in Italia costavano molto meno rispetto al resto dei Paesi sviluppati. Solo i servizi telefonici – settore che ha registrato da subito una grande presenza di operatori stranieri – hanno subìto un calo: -15,9%. L’unico registrato dagli artigiani di Mestre. Male anche settori totalmente privati, come le assicurazioni sui mezzi di trasporto che sono salite del 197,1% (4 volte in più dell’inflazione) da quando sono state liberalizzate nel 1994. In linea con l’inflazione gli aumenti dei servizi postali (più 37,8%). I trasporti ferroviari dal 2000, cioè da quando è stata separata la rete ferroviaria da Trenitalia, hanno registrato aumenti del 57,4%, 1,7 volte l’inflazione, al pari delle autostrade. Nel settore dell’energia, che è liberalizzato solo dal 2007, gli aumenti sono stati del 19,9% in sette anni, 1,5 volte l’aumento dei prezzi al consumo nello stesso periodo. «Noi – ha osservato il presidente dell’associazione degli artigiani di Mestre Bortolussi – non siamo a favore di un’economia controllata dal pubblico. Segnaliamo che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi ai consumatori. Anche perché in molti settori si è passati da un monopolio pubblico ad un regime oligarchico che ha tradito i principi legati ai processi di liberalizzazione». Il calcolo per Bortolussi deve servire a futura memoria. «Invitiamo il governo Renzi a monitorare con molta attenzione quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo – conclude – registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le famiglie e le imprese».