debiti PA

E lo Stato non paga 61 miliardi

E lo Stato non paga 61 miliardi

di Leonardo Ventura – Il Tempo

«In questi ultimi 2 armi la Pubblica amministrazione non ha ridotto i tempi di pagamento di beni e servizi, mantenendo sostanzialmente invariato lo stock di debito commerciale contratto nei confronti delle imprese fornitrici. Sulla base delle ultime stime elaborate dal Centro studi ImpresaLavoro, lo scorso 31 dicembre (2015 ndr.) questo ammontava infatti a circa 61,1 miliardi di euro». È il bilancio di quanto lo Stato deve ancora dare alle aziende che hanno lavorato per lui. Insomma, quando si tratta di pagare non è certo il più puntuale dei creditori. Una cosa che ovviamente fa infuriare i contribuenti che spesso, per versamenti fatti con qualche giorno di ritardo si vedono recapitare multe salate.

Nel 2014 il debito commerciale della Pubblica amministrazione italiana nei confronti dei fornitori privati ammontava a circa 70 miliardi di euro. Un’informazione preziosa, dal momento che dallo scorso 30 gennaio la «Piattaforma per la certificazione dei crediti» del Mef non ha più aggiornato il monitoraggio del pagamento dei debiti maturati dalla Pa al 31 dicembre 201 All’epoca il Governo sosteneva di aver pagato 36,5 miliardi su un totale di 74,2 miliardi di euro: poco meno della metà del dovuto. Il dato non fa che confermare quanto denunciato già a febbraio dal Centro studi ImpresaLavoro e che fa parte del buon senso economico: i debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Pertanto liquidare, solo in parte, i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti che si creano risultino inferiori a quelli oggetto di liquidazione. Ne consegue altresì che il ritardo del Governo nel pagamento di questi debiti sia costato nel 2014 alle imprese italiane la cifra di 6,1 miliardi di euro. Questa stima è stata effettuata prendendo come riferimento l’ammontare complessivo dei debiti della nostra Pubblica amministrazione (così come certificato da Bankitalia), l’andamento della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi (così come certificato da Eurostat) e il costo medio del capitale che le imprese hanno dovuto sostenere per far fronte al relativo fabbisogno finanziario generato dai mancati pagamenti. Elaborando i dati trimestrali di Bankitalia, ImpresaLavoro ha stimato che questo costo aggiuntivo per gli interessi sia stato nel 2014 pari all’8,97% su base annua (in leggero calo rispetto al 9,10% nel 2013).

A questa grave situazione se ne aggiunge anche un’altra che potenzialmente sarebbe ancora più grave: se lo Stato italiano dovesse infatti adeguarsi alla direttiva europea sui pagamenti e riconoscesse ai creditori gli interessi di mora così come stabiliti a livello comunitario, le casse dello Stato sarebbero gravate da un esborso di ulteriori 2,4 miliardi di euro. Per pagare i suoi fornitori lo Stato italiano impiega infatti 41 giorni in più della Spagna, 50 giorni in più del Portogallo, 82 giorni in più della Francia, 115 giorni in più della Germania e 120 giorni in più del Regno Unito.

 

Le imprese non possono più aspettare

Le imprese non possono più aspettare

di Massimo Blasoni*

La promessa di Matteo Renzi di ridurre i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese risale a più di due anni fa. Una promessa come molte altre non mantenuta e i cui effetti hanno un notevole impatto sul sistema imprenditoriale. Per un’azienda anticipare in banca per mesi i propri crediti verso lo Stato non solo è molto costoso ma ne appesantisce la posizione finanziaria e ne abbassa il merito creditizio. Insomma, se si usano le proprie linee di credito per far fronte ai ritardi di pagamento della PA (i propri dipendenti e fornitori vanno pagati) è più complesso trovare risorse per investire o ampliare la produzione. Questa è una di quelle vicende che mettono in evidenza una volta in più il gap che ci separa da Paesi come Germania e Danimarca: lì lo Stato è serio e paga in pochi giorni. Peraltro, pagare più rapidamente, atteso che le somme spesso sono già impegnate, non rappresenterebbe un particolare maggior costo per lo Stato: le lentezze sono spesso frutto di una burocrazia infinita oppure sono causate dal diverso impiego che le amministrazioni locali fanno di quelle somme. Chi ci rimette, però, sono sempre gli imprenditori e i loro dipendenti. Il rischio è che definitivamente si rompa il patto di fiducia tra Partite IVA e Stato: se l’imprenditore non paga una qualche tassa alla data prefissata scattano Agenzia delle Entrate, Equitalia e ganasce varie, lo Stato invece paga i propri debiti quando vuole e resta assolutamente impunito.

*imprenditore e presidente del Centro Studi ImpresaLavoro

San Matteo, promessa non mantenuta per il terzo anno di fila. Stock debiti Pa ancora a 61,1 miliardi

San Matteo, promessa non mantenuta per il terzo anno di fila. Stock debiti Pa ancora a 61,1 miliardi

Il 13 marzo 2014 il premier Matteo Renzi promise in tv agli italiani che il 21 settembre di quell’anno, giorno del suo onomastico, avrebbe fatto un pellegrinaggio al santuario di Monte Senario se il suo Governo non avesse pagato tutti i debiti che la Pubblica amministrazione aveva contratto fino al 2013. Domani è San Matteo. E per il terzo anno di seguito, Renzi non si recherà in pellegrinaggio per espiare la promessa mancata. Nonostante i reiterati annunci del premier, infatti, in questi ultimi tre anni la Pubblica amministrazione non ha ridotto i lunghissimi tempi di pagamento di beni e servizi, mantenendo sostanzialmente invariato lo stock di debito commerciale contratto nei confronti delle imprese fornitrici. Secondo la stima di ImpresaLavoro, su dati Intrum Justitia, ad oggi questo stock ammonta a 61,1 miliardi di euro (sostanzialmente stabile rispetto al 2015 e in leggero calo rispetto ai 67,1 miliardi del 2014).

Questo dato non fa che confermare quanto denunciato a più riprese dal Centro studi ImpresaLavoro: i debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Pertanto liquidare (e solo in parte) i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti creatisi nel frattempo risultino inferiori a quelli oggetto di liquidazione.

Ne consegue altresì che il ritardo del Governo nel pagamento di questi debiti nel 2016 determinerà per le imprese italiane un onere relativo alle anticipazioni necessarie pari a 5,1 miliardi di euro. Questa stima è stata effettuata prendendo come riferimento l’ammontare complessivo dei debiti della nostra PA, l’andamento della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi (così come certificato da Eurostat) e il costo medio del capitale (pari all’8,38% su base annua) che le imprese hanno dovuto sostenere per far fronte al relativo fabbisogno finanziario generato dai mancati pagamenti.

Il fenomeno dei ritardi di pagamento della nostra PA mantiene dimensioni che non hanno pari rispetto ai nostri principali partner europei. Per pagare i suoi fornitori lo Stato italiano impiega infatti in media 131 giorni: 16 giorni più della Grecia, 33 giorni più della Spagna, 55 giorni più del Portogallo, 73 giorni più della Francia, 91 giorni più dell’Irlanda, 101 giorni più del Regno Unito e addirittura 116 giorni più della Germania.

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Trenta mesi di favole e le imprese aspettano 61 miliardi dallo Stato

Trenta mesi di favole e le imprese aspettano 61 miliardi dallo Stato

di Antonio Signorini – Il Giornale

Debiti della Pubblica amministrazione ancora a quota 61,1 miliardi di euro, sostanzialmente lo stesso livello di due anni. Poi ritardi nei pagamenti che solo nel 2016 costeranno alle imprese 5,1 miliardi. Se si conteggiano gli interessi, Matteo Renzi dovrà scalare molto più in alto dei 817 metri di Monte Senario per espiare il peccato di non avere cancellato, come promesso, gran parte dei debiti della Pa. Magari una cima alpina.

Domani è San Matteo e per il terzo anno di fila, ha ricordato ieri il centro studi ImpresaLavoro, non si può che registrare come la promessa di Renzi di ridurre drasticamente lo stock del debito che le pubbliche amministrazioni hanno contratto con privati non sia stata rispettata. Era il 13 marzo del 2014, l’ex sindaco di Firenze si era insediato da poco a Palazzo Chigi e a Porta a Porta promise che il 21 settembre di quell’anno – suo onomastico – avrebbe cancellato i debiti della Pa contratti fino al 2013 oppure sarebbe andato a piedi al Santuario di Monte Senario. A tre anni di distanza non si sono ridotti «i lunghissimi tempi di pagamento di beni e servizi, mantenendo sostanzialmente invariato lo stock di debito commerciale».

Le cifre di ImpresaLavoro, basate su dati Intrum Justitia, sono chiari: oggi lo stock, quindi i debiti accumulati, ammonta a 61,1 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2015 e in leggero calo rispetto ai 67,1 miliardi del 2014. La spiegazione è semplice. Inutile cancellare i vecchi debiti se la Pa continua a non onorare quelli nuovi. «Liquidare (e solo in parte) i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo». L’alto livello del debito, insomma, è il risultato del ritardi nei pagamenti della Pa che ci vede ancora tra i peggiori. Lo Stato italiano paga i suoi fornitori in media in 131 giorni: 16 giorni più della Grecia, 33 giorni più della Spagna, 55 giorni più del Portogallo, 73 giorni più della Francia, 91 giorni più dell’Irlanda, 101 giorni più del Regno Unito e addirittura 116 giorni più della Germania. I soli ritardi accumulati dalla Pa nel 2016 determineranno per le imprese italiane un onere relativo alle anticipazioni di 5,1 miliardi di euro.

Gli effetti negativi sono molteplici, spiega Blasoni, che è un imprenditore. «Per un’azienda anticipare in banca per mesi i propri crediti verso lo Stato non solo è molto costoso» ma «ne abbassa il merito creditizio. Insomma, se si usano le proprie linee di credito per far fronte ai ritardi di pagamento della Pa (i propri dipendenti e fornitori vanno pagati) è più complesso trovare risorse per investire o ampliare la produzione». I dati di oggi aumentano il divario tra noi e gli altri stati europei come Germania e Danimarca: «Lì lo Stato è serio e paga in pochi giorni». Peraltro, aggiunge Blasoni, «le lentezze sono spesso frutto di una burocrazia infinita». Il rischio, se l’Italia non perderà questo primato negativo, è che «si rompa definitivamente il patto di fiducia tra Partite Iva e Stato: se l’imprenditore non paga una tassa alla data prefissata scattano Agenzia delle Entrate, Equitalia e ganasce varie, lo Stato invece paga i propri debiti quando vuole e resta impunito».

L’ennesimo falso miracolo di (San) Matteo

L’ennesimo falso miracolo di (San) Matteo

Panorama

Era il 13 marzo 2014 quando Matteo Renzi, ospite di Porta a Porta e di Bruno Vespa, promise di saldare i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese “entro il 21 settembre successivo”, cioè entro il giorno di San Matteo. Insomma, il presidente del Consiglio, con una battuta delle sue, voleva autocelebrarsi come divino. Ecco, si è invece rivelato demoniaco.

Basta far di conto. Alla fine del 2014 il passivo dello Stato nei confronti dei suoi fornitori di beni e servizi era di circa 70 miliardi contro i 90 raggiunti durante l’era di Mario Monti a Palazzo Chigi. È pacifico, dunque, che il premier ha disatteso da subito la sua promessa. E dopo, come sono andate le cose? Alla faccia della trasparenza, sul sito del ministero dell’Economia l’ultimo aggiornamento sui pagamenti pubblici risale all’11 agosto 2015.

A quella data la somma versata ai creditori risultava essere di 38 miliardi di euro: mancavano quindi all’appello ancora 32 miliardi, cifra peraltro considerata in realtà superiore da molti economisti indipendenti. Quanto ai giorni a noi più vicini, in assenza di dati ufficiali, ci si può appellare solo ai centri studi. Secondo ImpresaLavoro, al 31 dicembre 2015 i debiti della pubblica amministrazione sono arrivati a 61,1 miliardi; per Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato, “il conto in sospeso” era invece “di 65 miliardi e mezzo”.

E a metà 2016, a parere dell’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili, “la situazione non è migliorata neanche con il superamento del patto di stabilità interno previsto dalla Legge di stabilità”. Questo perché “in media le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate 168 giorni (5 mesi e mezzo) dopo l’emissione degli Stati di avanzamento lavori, contro i 60 giorni previsti dalla normativa Ue”. Fatti e circostanze rendono quindi l’Italia il peggiore Stato pagatore d’Europa. E tra poco più di un mese è di nuovo San Matteo. Due anni dopo. (F.B.)

Lo Stato paga dopo quattro mesi, s’impenna il debito con le imprese

Lo Stato paga dopo quattro mesi, s’impenna il debito con le imprese

di Matteo Palo – Quotidiano Nazionale

Emergenza irrisolta. Il dramma dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione torna a galla: non sono serviti gli stanziamenti dei Governi Monti, Letta e Renzi (pari a circa 56 miliardi) e l’introduzione delle fatture elettroniche per tenere sotto controllo i rapporti tra privati e Pa. Chi lavora con lo Stato o con una delle sue molte declinazioni continua a incassare le sue fatture con ritardo. I tempi medi di pagamento viaggiano, infatti, molto oltre i 60 giorni prescritti dall’Europa. E la massa totale di arretrati, nonostante gli sforzi, resta gigantesca: le stime parlano di una cifra compresa tra i 61 e i 65 miliardi. Negli ultimi giorni due diverse analisi sono tornate sul problema. Il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, ricorda che «con l’introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria dal 31 marzo 2015 per tutte le aziende che hanno rapporti commerciali con la Pa, il Governo si era posto l’obiettivo di rendere trasparente e immediato il rapporto tra le parti».

A oltre un anno da quella data, invece, siamo fermi allo stesso punto: nessuno conosce l’ammontare del debito della Pa. La Banca d’Italia, tramite un’indagine campionaria, stima 65 miliardi di euro, 35 dei quali relativi a fatture emesse da tempo. Il Centro studi ImpresaLavoro, invece, parla di 61,1 miliardi. Numeri a parte, la sostanza del problema è chiara. Per la Cgia «i dati emersi dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sottolineano che l’anno scorso i tempi medi di pagamento della nostra Pa sono stati pari a 115 giorni». Per ImpresaLavoro la media dei pagamenti è addirittura più alta: 131 giorni. Insomma, non riusciamo a rispettare quello che sarebbe il termine ottimale per l’Europa, compreso tra 30 e 60 giorni. E il risultato è che la procedura di infrazione di Bruxelles nei nostri confronti, scattata a giugno del 2014 per questi ritardi, resta aperta. Anche perché nessun paese europeo ha una situazione paragonabile alla nostra: la Germania, ad esempio, liquida le sue fatture in un paio di settimane.

Il tempo, poi, non è nemmeno l’unica questione. Per ImpresaLavoro, infatti, «i debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo». In pratica, non finisci di pagare i fornitori che già hai contratto nuovi debiti. Il ritardo nel pagamento dei debiti è costato alle nostre imprese nel solo 2015 la cifra record di 5,4 miliardi.

L’Italia è il peggior pagatore Ue

L’Italia è il peggior pagatore Ue

Antonio Signorini – Il Giornale

Lo Stato italiano è ancora un pessimo pagatore. Sui debiti della Pubblica amministrazione verso i privati, l’Italia resta in cima a tutte le classifiche internazionali e i tempi in cui enti ed uffici saldano le fatture restano i più lunghi d’Europa. Il tema dei debiti della Pa è un po’ uscito dall’attualità rispetto a due anni fa, quando il premier Matteo Renzi promise di andare a piedi a monte Senario se non li avesse estinti, ma il problema è lì. A ricordarlo è Bankitalia nella Relazione annuale, in un capitolo dedicato ai «debiti commerciali» delle amministrazioni pubbliche. Stime fatte direttamente da Palazzo Koch, visto che mancano dati ufficiali.

In media nel 2015 la Pa ha chiuso i suoi pagamenti verso i privati che hanno fornito beni e servizi in 115 giorni. Erano 120 nel 2014. Un miglioramento quindi c’è stato, ma l’Italia resta fuorilegge, visto che una direttiva europea (fortemente voluta dall’allora vicepresidente della Commissione Antonio Tajani oggi vicepresidente dell’Europarlamento) prevede che i pagamenti avvengano entro 30 giorni, al massimo 60 in casi particolari. Lo stock del vecchio debito è a 65 miliardi. Nel 2014, ai tempi della promessa di Renzi, erano 70. Problema non risolto, quindi. Il livello, osserva Bankitalia, «resta notevolmente superiore a quello che sarebbe fisiologico». Lontano dai tempi di pagamento fissati dalle parti, ma anche rispetto alla direttiva europea che è stata recepita dall’Italia.

Sul tema ieri è intervenuto anche il centro studi ImpresaLavoro, che ieri ha stimato il totale dei debiti dello Stato verso imprese, professionisti e privati in genere a 61,1 miliardi. Dato del dicembre scorso, in calo rispetto ai 67,1 miliardi dello stesso mese 2014. I vecchi debiti della Pa sono stati sostituiti da nuovi, «si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Liquidare (e solo in parte) i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti creatisi nel frattempo risultino inferiori a quelli oggetto di liquidazione» rileva Massimo Blasoni, presidente di ImpresaLavoro e imprenditore. Il centro studi fornisce anche un dato inedito. Nel solo 2015 il ritardo nei pagamenti da parte degli enti pubblici è costato alle imprese 5,4 miliardi di euro, in leggero calo rispetto ai 6,1 miliardi del 2014. A pesare sulle imprese sono infatti anche i costi del credito concesso dalle banche. «Le nostre imprese continuano a essere taglieggiate dallo Stato, caricate di tasse e balzelli, e al tempo stesso ignorate quando questo deve far fronte ai suoi obblighi contrattuali. In queste condizioni, quale ripresa economica possiamo attenderci?», commenta Blasoni.

I leggeri miglioramenti da quando il problema è entrato nell’agenda della politica, ormai cinque anni fa, non sottraggono l’Italia dalle prime posizioni nella lista degli stati con debiti commerciali più alti. Bankitalia nella relazione annuale ricorda che lo stock di debito rispetto al Pil in Italia è più alto di tutti i Paesi europei. Sui tempi, Impresa Lavoro cita le stime dell’European payment report, secondo le quali i ritardi medi nei pagamenti del pubblico al privato, in Italia si attestano a 131 giorni. I Greci devono aspettare 16 giorni meno di noi. I tedeschi 116 giorni. Questo significa che in Germania i pagamenti arrivano in soli 15 giorni. Il vantaggio competitivo di avere uno stato efficiente.

Se le nostre imprese sono taglieggiate

Se le nostre imprese sono taglieggiate

Massimo Blasoni – Metro

Nonostante i plateali e reiterati annunci del premier Renzi, in questi ultimi due anni la Pubblica amministrazione si è ben guardata dal ridurre i lunghissimi tempi di pagamento di beni e servizi, mantenendo sostanzialmente invariato lo stock di debito commerciale contratto nei confronti delle imprese fornitrici. Sulla base delle ultime stime elaborate dal nostro Centro studi, lo scorso 31 dicembre questo ammontava ancora a 61,1 miliardi di euro (in leggero calo rispetto ai 67,1 miliardi del 2014). Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che i debiti commerciali si rigenerano continuamente.

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Debiti Pa, Brunetta (FI): Renzi inaffidabile, deve ancora pagare 61,1 mld

Debiti Pa, Brunetta (FI): Renzi inaffidabile, deve ancora pagare 61,1 mld

“Nonostante i reiterati annunci del premier Matteo Renzi, in questi ultimi due anni la Pubblica amministrazione non ha ridotto i lunghissimi tempi di pagamento di beni e servizi, mantenendo sostanzialmente invariato lo stock di debito commerciale contratto nei confronti delle imprese fornitrici. Secondo la stima di ImpresaLavoro, su dati Intrum Justitia, lo scorso 31 dicembre questo ammontava infatti a circa 61,1 miliardi di euro (in leggero calo rispetto ai 67,1 miliardi del 2014). Questo assurdo ritardo del governo nel pagamento di questi debiti nel 2015 è costato alle imprese italiane la cifra di 5,4 miliardi (in leggero calo rispetto ai 6,1 miliardi del 2014). Questa stima è stata effettuata prendendo come riferimento l’ammontare complessivo dei debiti della nostra PA, l’andamento della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi (così come certificato da Eurostat) e il costo medio del capitale (pari all’8,84% su base annua) che le imprese hanno dovuto sostenere per far fronte al relativo fabbisogno finanziario generato dai mancati pagamenti”. Lo afferma Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. “Renzi aveva promesso – prosegue – ormai più di due anni fa, che i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese sarebbero stati azzerati in pochi mesi, promettendo a Bruno Vespa, durante una puntata di ‘Porta a Porta’, che se non avesse mantenuto l’impegno entro il 21 settembre (2014) sarebbe andato in pellegrinaggio al santuario di Monte Senario. Come da copione: impegno non mantenuto, soldi non restituiti alle imprese, debito non pagato. I numeri di ImpresaLavoro confermano che il premier è stato ancora una volta sbugiardato dai fatti. Altra balla da inserire nello speciale palmares di un presidente del Consiglio inaffidabile”.