decontribuzione

Lavoro: l’impatto dell’esonero contributivo,<br /> regione per regione

Lavoro: l’impatto dell’esonero contributivo,
regione per regione

Nel 2015 in Italia, tra nuove assunzioni e trasformazioni di contratti a tempo, sono stati attivati 2milioni501mila rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Il 63,3% del totale di questi contratti è stato assistito dall’esonero contributivo triennale previsto dal governo. Un dato, quello rilevato dal Centro Studi “ImpresaLavoro” sui numeri resi noti dall’Inps, che se analizzato su base regionale mette in luce alcune interessanti differenze tra i territori.

Scomponendo il dato a livello locale, infatti,  tra nuove assunzioni e variazioni contrattuali di rapporti di lavoro esistenti (le cosiddette trasformazioni), Umbria (68,51%), Friuli Venezia Giulia (68,12%) e Sardegna (67,60%) sono le tre regioni italiane che hanno – in percentuale – beneficiato maggiormente delle decontribuzioni governative. Mentre Lombardia (54,88%), Toscana (56,12%) e Sicilia (58,31%) chiudono la classifica, con numeri leggermente inferiori alla media nazionale.

In valori assoluti è la Lombardia la regione in cui si è registrato un numero maggiore di esoneri contributivi (264.463), seguita dal Lazio (175.735), dalla Campania (144.747), dal Veneto (118.668) e dall’Emilia Romagna (114.795).

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Concentrando l’analisi dei dati sulle sole nuove assunzioni, invece, è la Sardegna (67,37%) che questa volta precede sia Umbria (65,46%) che Friuli Venezia Giulia (64,51%) e si attesta come il territorio che maggiormente ha fatto ricorso alla decontribuzione prevista dal Governo. Sopra la media nazionale del 57.7% ci sono anche Calabria (63,95%), Molise (63,46%) e Lazio (63,40%), la prima delle grandi regioni.  Seguono Basilicata (61,99%) Piemonte (61,24%) e Puglia (61,19%). Tre regioni hanno un incidenza degli incentivi sul totale dei nuovi contratti fissi inferiore alla media nazionale. Si tratta del Veneto (57,61%), della Toscana (50,87%) e della Lombardia (48,63%).  Dal punto di vista dei valori assoluti è ancora la Lombardia, con 177.235 contratti la regione in cui sono stati attivati il maggior numero di nuovi rapporti a tempo indeterminato assistiti dalla contribuzione pubblica. Seguono il Lazio con 139.463 contratti e la Campania con 127.831.

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Analizzando, infine, la percentuale di esoneri contributivi sul totale delle trasformazioni (da contratti a termine a contratti a tempo indeterminato), in testa alla graduatoria regionale si piazza la Val d’Aosta (82,65%), davanti a Emilia Romagna (79,61%) e Piemonte (78,62%). Con 87.228 trasformazioni assistite (il 74,29% del totale), stavolta i numeri della Lombardia sono leggermente superiori alla media nazionale (73,84%). Mentre, pur restando al di sopra del 60%, le regioni con la percentuale più bassa di trasformazioni assistite dalla decontribuzione sono Basilicata (60,80%), Calabria (60,81%), Sicilia (61,83%) e Campania (62,87%).

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Il venir meno dei generosi incentivi governativi (ridotti per quest’anno da 8.060 euro ad assunzione per tre anni ad un massimo di 3.250 euro su base annua per due anni) si è riflesso immediatamente nel calo del 39,5% dei contratti a tempo indeterminato attivati a gennaio di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo calo assume contorni diversi a seconda delle regioni esaminate. In Friuli Venezia Giulia e Molise, ad esempio, la contrazione è contenuta e si ferma, rispettivamente, al 23,2% e al 20,3% con un calo di contratti fissi di 580 e 121 unità. Marcato, invece, il rallentamento in Basilicata dove i nuovi contratti a tempo indeterminato più che si dimezzano (-57,7%) passando dai 1.436 di gennaio 2015 ai 608 di gennaio 2016. Dinamica simile a quella della Valle d’Aosta (-56,6%), Abruzzo (-52,6%) e Umbria (-52,2%). Tra le regioni più grandi è l’Emilia Romagna quella che registrare la contrazione più netta, -43,3% di contratti a tempo indeterminato rispetto a gennaio 2015 (-6.216 attivazioni). Segue il Lazio (-43,1%) e la Toscana (-40,8%). Rallentano, ma sotto la media nazionale, la Lombardia (-39%, pari a 15.852 attivazioni in meno), il Veneto (-36,5%, pari a 5.019 attivazioni in meno) e la Campania (-35,7%, pari a 5.789 attivazioni in meno).

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Lavoro: il 61% dei nuovi contratti a tempo indeterminato  sono assistiti dalla decontribuzione

Lavoro: il 61% dei nuovi contratti a tempo indeterminato sono assistiti dalla decontribuzione

Il 61% del totale dei contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati nel 2015 è assistito dall’esonero contributivo: su 2milioni363mila assunzioni a tempo indeterminato o trasformazioni di contratto a termine, 1milione442mila hanno potuto beneficiare degli incentivi straordinari previsti dal governo. Lo rileva un’analisi del Centro Studi “ImpresaLavoro” effettuata su dati Inps.

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Nuove attivazioni e trasformazioni. Complessivamente nell’ultimo anno sono stati attivati 5milioni408mila nuovi rapporti di lavoro, un dato dell’11,1% superiore rispetto a quello dell’anno precedente. Di questi contratti il 62% è rappresentato da assunzioni a termine (3milioni353mila), il 3,4% da contratti di apprendistato (184mila) e il restante 34,6% (1milione870mila) da assunzioni a tempo indeterminato. Di queste nuove attivazioni non a termine il 57,7% è assistito dalla decontribuzione pubblica. In forza anche di questi incentivi i nuovi contratti a tempo indeterminato sono cresciuti su base annua del 46,9%, mentre è calato drasticamente il ricorso all’apprendistato (-20,3%) e rimangono stabili i contratti a termine (-0,4%).

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Per capire l’impatto del beneficio contributivo sul numero delle nuove attivazioni a tempo indeterminato è utile analizzare il loro andamento mensile. A dicembre, ultimo mese disponibile per accedere al beneficio, sono stati attivati 181mila900 contratti a tempo indeterminato contro gli 81mila558 medi mensili del resto dell’anno.

Sul fronte delle variazioni contrattuali di rapporti di lavoro esistenti (le cosiddette trasformazioni) si registrano per il 2015 578mila trasformazioni in contratti a tempo indeterminato (+44,8% rispetto al 2014). L’85% di queste trasformazioni sono riferite a contratti a termine con una crescita su base annua del 49,4%. Il restante 15% è costituito da contratti di apprendistato trasformati in rapporti a tempo indeterminato; in questo specifico segmento la crescita su base annua è stata del 23,2%.

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Il 73.8% di queste trasformazioni ha potuto beneficiare degli sgravi contributivi previsti dal governo che hanno ovviamente influito moltissimo sul ricorso a questa forma di stabilizzazione. Basti pensare che a dicembre (ultimo mese utile per accedere all’incentivo) sono stati trasformati il 25% del totale dei contratti stabilizzati. L’ultimo mese dell’anno ha fatto registrare, infatti, 90mila575 trasformazioni: un dato triplo rispetto ai mesi di settembre, ottobre, novembre e addirittura di sei volte superiore rispetto a gennaio e febbraio.

 

Blasoni: “Ma senza vera ripresa non riparte l’occupazione”

Blasoni: “Ma senza vera ripresa non riparte l’occupazione”

di Massimo Blasoni*

Alla luce dello studio di ImpresaLavoro appena pubblicato, l’analisi dell’andamento degli occupati in Italia segnala come non vi sia stato un incremento sensibile dei nuovi posti di lavoro e come la decontribuzione abbia favorito l’attivazione di nuovi contratti a tempo indeterminato perché molto vantaggiosi e la trasformazione di rapporti di lavoro a termine o atipici. Un obbiettivo perseguito dal governo con l’impiego di risorse consistenti.

I numeri dell’occupazione, però,  confermano come sia complesso slegare l’andamento del mercato del lavoro da quello dell’economia più in generale: con una crescita economica così debole, anche in presenza di incentivi molto vantaggiosi, si avranno riflessi occupazionali limitati.

*Presidente del centro studi ImpresaLavoro

Dicembre 2015: aumentano gli occupati, ma a un ritmo più lento di quello del 2014

Dicembre 2015: aumentano gli occupati, ma a un ritmo più lento di quello del 2014

Numero degli occupati in aumento, ma a un ritmo meno sostenuto di quello di un anno fa. È questo il risultato più rilevante dell’analisi compiuta dal Centro Studi “ImpresaLavoro” su dati Istat, che ha preso in esame il numero degli occupati registrato dall’Istituto nazionale di statistica per il mese di dicembre dal 2006 al 2015, confrontato con lo stesso dato dell’anno precedente.

A dicembre 2015 è stata rilevata una variazione di +109mila occupati rispetto allo stesso periodo del 2014: un dato che non può non risentire del combinato disposto di Jobs Act e decontribuzione. Si tratta però di un aumento sensibilmente inferiore a quello che si registra confrontando il dato di dicembre 2014 con quello di dicembre 2013: l’anno scorso, infatti, anche in assenza delle costose misure sulla decontribuzione, gli occupati erano cresciuti di 168mila unità.

Si tratta, comunque, di variazioni positive meno marcate a quelle registrate negli anni pre-crisi. Nel 2006 e nel 2007, infatti, l’aumento degli occupati era stato rispettivamente di 249mila e 268mila unità. Poi, dopo l’andamento negativo dal 2008 al 2013 (con la sola, parziale, eccezione del 2010), l’occupazione è tornata a crescere nel 2014. Ma lo scorso anno, appunto, il ritmo di questa crescita è tornato a calare sensibilmente.