Deregulation, strada obbligata

Giorgio Santilli – Il Sole 24 Ore

La norma sulla deregulation inserita ieri a sorpresa nel decreto competitività può ridare fiato a un tema altalenante della politica italiana, eppure decisivo per riprendere la strada della crescita: le liberalizzazioni. Non bastano, ovviamente, singole norme, per quanto promettenti, come quella approvata ieri al Senato, per produrre effetti concreti sull’economia. Occorre invece una politica costante e determinata che si esplichi, da subito e nel tempo, su entrambi i fronti delle liberalizzazioni: la cancellazione brutale di norme e barriere che permettono oggi alla burocrazia di frenare ogni attività economica; la rottura dei monopoli di società pubbliche che, soprattutto in ambito locale, alimentano sprechi e inefficienze, impediscono lo sviluppo di una imprenditorialità competitiva, mantengono i servizi al pubblico e alle imprese a un livello di mediocre qualità.
La realtà non corrisponde, finora, a questi auspici: sul primo versante, quello delle semplificazioni, si è andati avanti, da anni, sempre con una politica dei piccoli passi che ha allontanato, anziché avvicinare, il “dividendo” di liberazione dalla burocrazia cui avrebbero diritto imprese e cittadini.
Anche i sondaggi recentemente fatti dal dipartimento della Funzione pubblica dicono che su fisco ed edilizia la presenza dello Stato resta soffocante e fortemente dannosa per lo sviluppo. Qui un doppio banco di prova il governo ce l’ha: la delega fiscale, ammesso che si superino le timidezze dimostrate finora, e il decreto “sblocca-Italia” di fine mese. Ma servono spallate, non piccoli passi e altre promesse.

E spallate servono anche sul fronte delle società pubbliche. Ci sta lavorando il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, e il suo obiettivo – quando parla di riduzione del 90% delle 10mila aziende municipalizzate – è corretto. Incentivi? Gare per aprire quei mercati dominati dall’in house? Chiusure tout court di aziende decotte? Il mix delle soluzioni può essere ampio e tutte le strade vanno percorse. Certamente, però, queste misure devono uscire dalla sfera degli studi e delle proposte tecniche e diventare atti concreti della politica.
P.S.: Non mancano, ancora una volta, le contraddizioni nel passaggio parlamentare del decreto competitività che oggi dovrebbe avere l’approvazione del Senato. Nello stesso testo che riapre il capitolo deregulation è entrato un emendamento, proposto dai relatori e avallato dal Governo, con cui venivano sottratti 410 milioni al fondo per i pagamenti dei debiti della Pa con le imprese. Una norma francamente incomprensibile, a due giorni dalla firma del protocollo tra ministero dell’Economia e imprese scritto per garantire il pagamento di tutti gli arretrati entro il 21 settembre, come ha ribadito ieri anche il premier.