Bolletta energetica: negli ultimi sei anni quella delle famiglie è cresciuta del 22,34%

Dal 2010 al 2016 le famiglie italiane hanno visto crescere del 22,34% i costi per l’utilizzo dell’energia elettrica a fini domestici: è questo il risultato di una ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, che ha analizzato l’andamento dei prezzi medi dell’energia elettrica per uso domestico fornita in questo periodo di tempo alle famiglie in tutta Europa.

Rispetto a sei anni fa tra i 28 Paesi oggetto del monitoraggio solo in 8 nazioni il prezzo dell’energia domestica è diminuito: Ungheria (-31,63%), Malta (-23,30%), Cipro (-18,85%), Olanda (-9,67%) Repubblica Ceca (-6,70%), Slovacchia (-6,24%), Lussemburgo (-2,22%) e Polonia (-1,43%). In tutti gli altri casi la bolletta elettrica delle famiglie è cresciuta con aumenti anche consistenti: +55,08% in Lettonia, +45,05% in Portogallo, +43,77% in Grecia e +34,48% in Belgio. Tra le grandi economie cresce l’onere per le famiglie anche nel Regno Unito (+33,40%), in Francia (+28,98%), in Spagna (+24,87%), in Germania (+23,54%) e, come detto, Italia (+22,34%).

Nel nostro Paese, quindi, il costo per l’energia elettrica domestica (tasse incluse) è passato da 0,1943 euro per kWh nel 2010 a 0,2377 kWh nel 2016. Stimando nel 2016 un consumo medio annuo per famiglia di 3.199 kWh (fonte: osservatorio facile.it) si ottiene un costo a carico di ogni famiglia per la sola bolletta elettrica di 760,24 euro su base annua. A livello europeo solo in Danimarca, Germania e Belgio l’energia costa di più che nel nostro Paese. Se la stessa famiglia, infatti, si trovasse a vivere in Francia risparmierebbe 217,05 euro su base annua; 155,31 euro se vivesse nel Regno Unito e 45,43 euro se vivesse in Spagna. In Germania, invece, il conto sarebbe più elevato: +190,82 euro.

Si tratta di costi comprensivi di tasse e accise che nel nostro Paese rappresentano il 39,87% del prezzo finale. Un dato superiore alla media sia dell’Area Euro (39,36%) sia dell’Unione Europea a 28 membri (36,07%). L’incidenza delle imposte è più elevata che da noi soltanto in Danimarca (68,65%), Germania (53,41%) e Portogallo (47,28%). Il fisco pesa meno nella bolletta delle famiglie in tutte le altre economie continentali: Francia (35,42%), Grecia (31,75%), Spagna (21,37%) e Regno Unito (19,22%).


«Nel nostro Paese il mercato dell’energia elettrica è stato liberalizzato dal 1 luglio 2007 ma le bollette non sono affatto calate: un paradosso tutto italiano, che purtroppo non verrà sanato con l’approvazione (più volte rinviata) del ddl concorrenza» osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. «Nella parte dedicata alla liberalizzazione del mercato elettrico, è infatti prevista la fine del regime della maggior tutela (per chi ha mantenuto il proprio storico fornitore di energia) e il passaggio obbligatorio al mercato libero entro il luglio 2019. Si tratta in realtà di una spada di Damocle: coloro che entro quella data non avranno provveduto autonomamente al passaggio a un fornitore sul libero mercato si ritroveranno (a loro insaputa) in un basket denominato “servizio di salvaguardia” che già oggi prevede costi maggiori di quelli praticati in regime di maggior tutela. La loro utenza verrà poi riassegnata ad altra azienda a seguito di un’asta con una base di prezzo comunque automaticamente più alta del 20%. Un provvedimento che distorce il mercato e che non potrà che incidere ulteriormente sul bilancio delle famiglie italiane».