luciano pellicani

I cattivi maestri della sinistra

I cattivi maestri della sinistra

È uscito in queste settimane Cattivi Maestri della Sinistra: Gramsci, Togliatti, Lukàcs, Sarte e Marcuse di Luciano Pellicani (Rubbettino editore, pagg. 130, 12 euro). L’autore, professore emerito alla LUISS Guido Carli e componente del board scientifico del Centro studi ImpresaLavoro, è uno dei sociologi più noti non solo in Italia ma anche all’estero (numerosi suoi saggi sono stati tradotti in varie lingue e adottati in Università straniere). Quest’opera costituisce la summa del pensiero liberal-socialista di Pellicani. In un’epoca in cui numerosi lettori chiedono testi snelli, collegare le analisi a nomi di personaggi noti e che hanno fatto la storia del pensiero di una certa sinistra è anche il modo più efficace per trasmettere il messaggio.

Il saggio inizia con una premessa in cui si richiama quella “guerra tra le sinistre” che ha caratterizzato la civiltà europea per oltre due secoli e che muove dal conflitto filosofico prima che militare tra i “partigiani di Sparta” e i “partigiani di Atene”: collettivisti i primi (Rousseau, Deschamps, Morelly, Mabby), individualisti i secondi (Montesquieu, Voltaire, Diderot, Condorcet, D’Alambert). Ancora più radicale è stato il contrasto all’interno della sinistra russa. Al bolscevico Lenin – che stigmatizzava il liberismo come «grave malattia» a motivo del fatto che intendeva europeizzare la Russia – il menscevico Yulij Martov oppose l’idea che «il socialismo dovesse essere la più alta incarnazione dell’individualismo». Nonostante quella che Pellicani correttamente definisce «la bancarotta planetaria del comunismo», tale conflitto non è terminato. «Accade così che oggi, nella civiltà nella quale e della quale  viviamo, si oppongono due modelli di società: quello liberista e quello liberal-socialista». Si annidano però sempre i “cattivi maestri della sinistra”, nostalgici di un mondo privo di libertà.

Da queste considerazioni di contesto prende avvio il libro che è composto di cinque ‘autoritratti’, perché ciascuno di essi è costruito partendo dai testi e dagli scritti del ‘cattivo maestro’ a cui si riferisce: Gramsci ossia il Partito Comunista come divinità; Togliatti ossia la via italiana al totalitarismo; Lukàcs ossia il gesuita della rivoluzione; Sartre ossia l’ultrabolscevico senza fede; Marcuse ossia la rivoluzione del nulla. Non mi soffermo, in questa sede, sui singoli ritratti perché è bene che li scoprano, e li gustino, i lettori. Soprattutto quelli più giovani, nati e cresciuti dopo il crollo del Muro di Berlino, che non devono dimenticare come il pensiero dei ‘cattivi maestri’ si aggiri ancora tra noi. Tale e quale a un fantasma shakespeariano.

ImpresaLavoro, il nuovo centro studi liberale e liberista

ImpresaLavoro, il nuovo centro studi liberale e liberista

Francesco De Palo – Formiche

Un centro studi con piglio liberale e liberista per stimolare gli esecutivi a dare spazio ai temi cari alle imprese e al mondo dell’imprenditoria, nella consapevolezza che senza un taglio netto alla spesa pubblica e senza un abbattimento della pressione fiscale per le pmi, il Paese non potrà rialzarsi. E’ la traccia su cui si muoverà il centro studi ImpresaLavoro, una nuova realtà di analisi e paper fondata da Massimo Blasoni.

Biasioni è un imprenditore di prima generazione, con un’azienda di 1300 dipendenti che costruisce e gestisce residenze sanitarie, convinto che dove la politica ha fallito serve che intervengano direttamente le imprese e le idee di matrice liberale.

FARE COSA
Discutere di economia, approfondire tematiche e trend del Paese al fine di effettuate una sorta di “checking” sull’attività del governo e divulgare “numeri e tesi dei nostri ricercatori”, dice Blasoni a Formiche.net. Produrrà ricerche sulle tematiche che interessano il mondo del lavoro e dell’impresa, effettuerà sondaggi rivolti agli imprenditori e al mondo del lavoro , avanzando proposte misure e possibili soluzioni a sostegno dell’impresa italiana.

PERCHE’ IMPRESA LAVORO
“Diciamo che ImpresaLavoro assomiglia ad un altro soggetto come la Cgia di Mestre, ma sarà vicino agli spunti di centrodestra, con un profilo liberale e liberista”, spiega Blasoni. Uno degli obiettivi resta quello della rivoluzione liberale che in Italia ancora non si è fatta. In che modo? La spending review non è stata realizzata, “i 7 che poi sarebbero dovuti diventare 14 e dopo 32 miliardi di tagli non si vedono e forse non si faranno”. Senza quei tagli e senza una “vera sforbiciata – non omeopatica come gli 80 euro – alle tasse per le imprese l’Italia non uscirà dall’impasse”. E mette l’accento sul fatto che Palazzo Chigi non ha mostrato alcun coraggio in questa direzione, anzi, “siamo perfettamente consapevoli che sarà necessaria una manovra perché non vi è spazio nel rapporto deficit-pil”.

PAGAMENTI DELLA PA
Il primo paper prodotto dal centro studi – che vede come coordinatore l’economista Giuseppe Pennisi – è quello relativo ai pagamenti alle aziende da parte della Pubblica amministrazione.Immaginare che tutto possa essere risolto entro il prossimo 21 settembre, osserva Blasoni, “soprattutto alla luce della contrazione del pil mi sembra impensabile”. Secondo il presidente di ImpresaLavoro a questo punto il rischio concreto è che, anche per il 2014, le imprese saranno costrette a “subire” costi indotti dall’inefficienza pubblica del cattivo pagatore statale per 7 miliardi di euro: “Una tassa occulta che rischia di diventare insostenibile per un sistema produttivo già fortemente provato dalla difficile congiuntura economica, dalla stagnazione dei consumi e dalla stretta creditizia”.

NUMERI
Mettendo insieme, rileva Blasoni, quanto costa il denaro ad un imprenditore italiano e quanto il tempo di attesa, “mi rendo conto che il costo di lavorare per la PA in Italia è quattro volte più alto della Francia e sette rispetto alla Germania, per cui su 100mila euro di fornitura il 4,2% finisce per essere un costo”. Per cui, è il ragionamento su cui si basa l’azione del centro studi, quella cifra che la PA non paga in tempo alle imprese finisce per essere una zavorra sulla minor competitività delle stesse.

BOARD
Scorrendo il board di ImpresaLavoro si trova Giuseppe Pennisi, economista, già Banca Mondiale e dirigente generale dei Ministeri del Bilancio e del Lavoro; Cesare Gottardo, docente di materie economiche all’Università di Udine, dove insegna nelle facoltà di Agraria, Giurisprudenza e Ingegneria; Salvatore Zecchini, docente di Politica Economica Internazionale all’Università Tor Vergata di Roma, anche presidente del Gruppo di Lavoro dell’OCSE su PMI e Imprenditoria; Luciano Pellicani, già direttore di “Mondoperaio”, docente di Sociologia alla Luiss “G: Carli” di Roma; Carlo Lottieri, Direttore del Dipartimento di Teoria Politica dell’Istituto Bruno Leoni, è nel comitato di redazione del Journal of Libertarian Studies ed è Fellow dell’International Centre of Economic Research.