Privatizzazioni, il mattone fa flop

Mauro Romano – Milano Finanza

Le privatizzazioni fanno flop anche nell’immobiliare. Il 2014, che sarebbe dovuto essere l’anno del riavvio delle dismissioni pubbliche in grande stile, sarà invece ricordato come quello del loro sonoro fallimento. Non solo infatti il governo ha dovuto fare marcia indietro sul fronte della privatizzazione delle grandi aziende, a partire da Poste ed Enav, ma ora emerge che anche per quanto riguarda il mattone di Stino le previsioni non sono state rispettate. L’obbiettivo su questo fronte era incassare almeno 500 milioni di euro dalla cessione di palazzi e terreni pubblici e, come già accaduto lo scorso anno, vista la difficoltà di venderli sul mercato, era stata chiamata in campo come acquirente la Cassa Depositi e Prestiti.

L’intervento di Cdp in soccorso delle casse pubbliche, anticipato da MF -Milano Finanza a fine settembre, però quest’anno si è fermato a circa la metà di quanto previsto dal ministero dell’Economia. Secondo indiscrezioni, la doppia vendita da parte del Demanio e di alcuni enti locali, chiusa in extremis a ridosso del 31 dicembre 2014, avrebbe visto lo stacco di un assegno da circa 250 milioni da parte di Cdp. Eppure si era lavorato per mettere la maggior quantità possibile di carne al fuoco. Basti pensare che, oltre agli immobili già in mano all’Agenzia del Demanio, sono stati venduti anche asset che erano nella disponibilità di Croce Rossa, Inail, Inps e ministero della Difesa. Non solo: fin dall’autunno il Tesoro aveva allertato gli enti locali della possibilità di prendere parte all’operazione ma sindaci e governatori regionali non si sono precipitati a sfruttare l’occasione fornita dall’ormai consueta vendita di fine anno.

Dai decreti pubblicati in Gazzetta Ufficiale a fine 2014 emerge infatti che solo la Provincia di Venezia, il Comune di Firenze e quello di Torino hanno risposto alla chiamata. mettendo a punto le delibere propedeutiche alla cessione, come pure hanno fatto l’ospedale Sant’Anna di Como e l’Asl di Milano, per essere poi autorizzati a vendere a trattativa diretta gli asset così individuati alla Cdp. La Cassa anche quest’anno dovrebbe aver acquistato gli immobili, per un valore complessivo di circa 250 milioni, attraverso la controllata Cdp Investimenti sgr, che ha già un fondo ad hoc per la valorizzazione del patrimonio pubblico: il Fiv. In particolare, questi asset, come quelli già acquistati lo scorso anno, dovrebbero essere destinati al compatto Extra, sottoscritto dalla stessa Cdp con poco più di un miliardo. Una parte di questi immobili però potrebbe presto essere dirottata nell’ultima iniziativa immobiliare messa in pista dalla spa del Tesoro, ossia la creazione di un fondo dedicato allo sviluppo del turismo per favorire la gestione di importanti asset da parte di operatori specializzati, che non necessariamente dovranno acquistarne la proprietà. Proprio qui confluiranno per iniziare quattro immobili Fiv Extra che si trovano a Venezia, Bergamo, Verona e Torino, per un valore complessivo, una volta riqualificati, di 90 milioni. Ma quest’anno che tipo di immobili sono stati acquistati da Cdp? Dai decreti pubblicati alla vigilia di Natale, che riportavano gli elenchi predisposti dai venditori, si legge che tra i papabili c’erano per esempio la Cavallerizza Reale di Torino, la caserma Mameli di Milano, l’ospedale militare San Gallo di Firenze.