Le rimesse dei lavoratori stranieri in Italia

Un gruppo di economisti della Banca d’Italia (Giacomo Oddo, Maurizio Magnani, Riccardo Settimo e Simonetta Zappa) ha elaborato un paper interessante sulle rimesse dei lavoratori stranieri in Italia: una stima dei flussi invisibili del canale informale. Viene pubblicato nella serie di economia e finanza No. 332

Il lavoro analizza le determinanti delle rimesse in uscita dall’Italia e presenta una metodologia per quantificare la parte di esse che non transita via intermediari ufficiali (operatori money transfer, banche, poste) ma defluisce tramite canali informali, non rilevabili e quindi non inclusi nelle statistiche ufficiali. La presenza di deflussi di denaro invisibili è desumibile dalla relazione positiva e statisticamente significativa fra distanza del Paese beneficiario e importo medio pro capite della rimessa inviata, dopo aver controllato per tutte le altre variabili esplicative. Tale correlazione dovrebbe essere nulla o non significativa se il flusso fosse rilevato per intero. Sfruttando tale relazione empirica e avvalendosi dell’elevato dettaglio geografico dei dati raccolti dalla Banca d’Italia, la metodologia perviene a una stima del canale informale collocabile tra il 10 e il 30 per cento del flusso totale e attribuibile al gruppo di Paesi più vicini all’Italia. L’analisi indicherebbe inoltre una riduzione dell’incidenza del canale informale sul totale dei flussi osservati: nell’arco del decennio considerato essa si sarebbe ridotta di circa il 20 per cento.

Nelle conclusioni si sottolinea che le rimesse degli emigrati sono una fonte di finanziamento importante per un grande numero di paesi in via di sviluppo. Allo stesso tempo una corretta rilevazione dei flussi di rimesse in uscita è una priorità anche per i Paesi avanzati, sia per una valutazione non distorta di interventi di policy sia per una corretta compilazione della bilancia dei pagamenti nazionale. I lavori che affrontano il tema della quantificazione dei flussi che transitano attraverso i canali informali che non sono rilevati dalle statistiche ufficiali sono relativamente pochi e sono sempre incentrati sulla dimensione della popolazione straniera residente. Partendo dalla constatazione dell’esistenza di una relazione empirica positiva tra rimessa media pro capite inviata dall’Italia e distanza geografica del Paese A questo proposito occorre ricordare che i dati pre 2011di fonte Istat utilizzati in questo studio non sono ricostruiti sulla base del censimento del 2011. Il salto di serie potrebbe influire sulla dinamica delle stime.

II lavoro sviluppa una metodologia nuova per pervenire a una stima dei flussi informali non osservati e analizza i fattori che determinano le rimesse pro capite inviate dal nostro Paese. Queste ultime risultano negativamente correlate con la ripartizione per genere all’interno della comunità del migrante (maggiore il bilanciamento tra i sessi e minori sono le rimesse, verosimilmente per la maggiore incidenza di famiglie complete all’interno della comunità) e con la quota di minori nella popolazione (anche questa grandezza è correlata alla presenza di nuclei familiari completi), mentre appaiono positivamente influenzate dal differenziale di reddito tra l’Italia e il Paese ricevente e dall’indice di imprenditorialità della comunità straniera. La parte di varianza non spiegata da questi fattori ma spiegata invece dalla distanza geografica viene utilizzata, in base alla metodologia proposta, per pervenire a una stima dei flussi di rimesse che transitano attraverso il canale informale; a seconda della specificazione del modello, tali flussi sono tra il 15 e il 45 per cento delle rimesse “visibili”, ovvero tra il 10 e il 30 per cento di quelle complessive.

Secondo il modello più conservativo, circa 700 milioni di euro all’anno sarebbero inviati all’estero dagli stranieri residenti in Italia attraverso canali informali. Secondo lo stesso modello, il peso dei flussi invisibili risulterebbe diminuito di circa il 20 per cento nell’arco dell’ultimo decennio. Ciò è probabilmente dovuto da un lato alle politiche di abbattimento del costo dell’invio di denaro tramite intermediari ufficiali e, dall’altro, al naturale processo di integrazione dei migranti all’interno della comunità economica del Paese ospitante, di cui l’inclusione finanziaria è uno degli aspetti principali.