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Flop della Garanzia Giovani, governo verso nuove regole

Flop della Garanzia Giovani, governo verso nuove regole

Rita Querzé – Corriere della Sera

Peccato: quello che sembra mancare alla Garanzia giovani è proprio il lavoro. Per un misura che ha l’obiettivo di lenire la piaga della disoccupazione giovanile è davvero il massimo. Dicono in regione Lombardia: «Abbiamo stanziato 52 milioni per il bonus occupazione (sconti e sgravi per chi assume a vario titolo con Garanzia giovani, ndr). Il problema è che il cavallo non beve. Insomma, i posti non ci sono. Se continua così, spostiamo i soldi su altre misure: i tirocini, la formazione, il servizio civile».

Le agevolazioni per le assunzioni dei giovani si fanno concorrenza tra loro. Il bonus Renzi prevede decontribuzione fino a 8.500 euro l’anno per tre anni. Spesso attrae gli imprenditori più della Garanzia. D’altra parte gli “sconti” della Youth guarantee per contratti a termine, a tempo indeterminato, apprendistato non si possono sommare con nessun altra agevolazione. Inoltre i contratti a termine danno diritto agli sgravi della Garanzia soltanto quando durano più di sei mesi. E di questi tempi per le aziende spesso sei mesi sono troppi.

Il problema è ormai chiaro anche al ministero del Lavoro dove mercoledì scorso si è tenuto un incontro con le Regioni. Si parla di cambiare in corsa le regole per l’assegnazione del bonus occupazionale, in sostanza gli sgravi per le aziende che assumono i giovani con la Garanzia. D’altra parte se si continua così semplicemente i soldi non vengono spesi. Su 2.000 contratti a termine di giovani under 29 stipulati in Lombardia da luglio a ottobre, 473 erano più lunghi di sei mesi, quindi meritevoli degli sconti della Youth Guarantee. Ma non è finita. Di questi 473 ragazzi, solo 30 sono hanno garantito gli sgravi alle aziende che li hanno assunti. Tutti gli altri, in base alle regole oggi in vigore, sono considerati facili da piazzare sul mercato del lavoro: per loro (e per le aziende che li ingaggiano) nessuna agevolazione. Altra questione: la Garanzia Giovani è sempre più un vestito d’Arlecchino. In alcuni territori, soprattutto al Nord, la macchina è partita. In altri si sta ancora cercando di accendere il motore. In Sicilia il bando per l’accreditamento delle aziende autorizzate a fornire tirocini con la garanzia è saltato per problemi informatici. Ora si sta cercando di partire con l’aiuto del ministero del Lavoro. Non prima però di avere sistemato la vertenza dei precari addetti agli sportelli. Paradosso nel paradosso.

Un problema a cui non è ancora stata trovata soluzione è quello dei giovani che si sono iscritti alla garanzia in regioni diverse dalla propria, fatti girare come trottole per presentarsi a colloqui che non portano a nulla. Per finire, una cosa buona ci sarebbe. La multiutility Iren sostituirà 400 dipendenti in uscita volontaria con ragazzi assunti tramite la Garanzia. Ma piani del genere restano una rarità. Anche nelle aziende a partecipazione pubblica che dovrebbero dare l’esempio.

Le donne sono meno pagate anche quando decidono loro

Le donne sono meno pagate anche quando decidono loro

Rita Querzè – Corriere della Sera

Le donne guadagnano meno degli uomini anche quando possono scegliersi lo stipendio. Lo dicono gli accademici di due università inglesi e una belga. Ieri ne dava conto il Financial Times. Tradendo una certa sorpresa. Ma siamo sicuri che ci sia da stupirsi? Partiamo dalla ricerca. In tutto 159 imprese sociali monitorate. Risultato: le donne al vertice remunerano se stesse il 23% in meno dei «colleghi» maschi. Un divario in linea con quanto registrato in Inghilterra nel settore profit. In Italia quel 23% diventa una percentuale (per fortuna) più bassa: da noi il pay gap tra uomini e donne si ferma al 6,7%. Da una parte le italiane che lavorano appartengono più spesso a categorie professionali medio alte, dove la consapevolezza del proprio valore è maggiore. Dall’altra i salariali dei contratti di categoria fanno da argine alle sperequazioni.

Ma il punto è: quando si rilevano differenze retributive tra i generi è corretto parlare di discriminazione? Non sarà che le donne scelgono settori e posizioni meno remunerate? Il fenomeno è stato studiato. «Il punto è che il differenziale retributivo uomo-donna permane quando si paragonano lavoratrici e lavoratori nello stesso settore, con la stessa anzianità e pari titoli di studio – fa notare Luisa Rosti, economista dell’università di Pavia -. L’80% del pay gap tra i generi non ha una spiegazione razionale». È quello che gli statistici chiamano appunto «residuo non spiegato». La discriminazione sta proprio lì dentro. Su un punto l’indagine può essere utile. Ricorda che chi discrimina di solito lo fa in modo inconsapevole. Tanto che le donne spesso hanno un nemico inaspettato da cui guardarsi. Se stesse.