Spesa pubblica Regioni

Lazio, record di spesa pubblica. Fa peggio solo la Valle d’Aosta

Lazio, record di spesa pubblica. Fa peggio solo la Valle d’Aosta

di Valerio Maccari – Il Tempo

Vola la spesa pubblica nel Lazio. Dal 2012 a oggi, infatti, in media lo Stato ha sborsato 13.684 euro per abitante della regione. È il dato più elevato tra le regioni italiane, secondo solo a quello della Valle d’Aosta dove, grazie allo statuto speciale e a un maggiore reddito medio della popolazione, la mano pubblica sborsa 15.731 euro per cittadino. La consistenza della spesa pubblica laziale è ancora più eclatante se si considerano le evidenti inefficienze dei servizi garantiti ai cittadini, dal trasporto locale alla sanità.

A elaborare la classifica della spesa pubblica pro-capite per regioni è il Centro Studi ImpresaLavoro sulla base dei dati pubblicati ogni anno dalla Ragioneria Generale della Stato, conteggiando – oltre alle spese del bilancio statale – anche quelle realizzate nei vari territori di riferimento dai rispettivi enti locali, da Fondi alimentati con risorse nazionali e comunitarie, da Enti e organismi pubblici.

Nella classifica delle regioni così redatta, il Lazio è circondato da stagioni a statuto speciale: al terzo posto, infatti, c’è il Trento Alto Adige con 13.278 euro di spesa pro-capite, seguito a sua volta dal Friuli Venezia Giulia con 12.975. Le altre grandi regioni, invece, sono in coda: la Lombardia è ultima per spesa pubblica pro-capite (8.647 euro), preceduta dal Veneto (8.734 euro) e dalla Campania (9.082 euro). Se invece si passa a valutare l’incidenza della spesa pubblica rispetto al Prodotto interno lordo di ogni singola regione, la classifica si inverte: prima è la Calabria, con una spesa pubblica complessiva superiore ai due terzi del Pil; seguono la Sardegna (59,9%) e la Sicilia 56,55%).

«L’enorme differenza della quantità di spesa tra regioni non è semplicisticamente riconducibile alla loro collocazione geografica: si spende tanto al nord quanto al sud. Va però considerata la sua qualità» osserva Massimo Blasoni, imprenditore e presidente del Centro studi ImpresaLavoro. «Prendiamo ad esempio la sanità. Il livello dei servizi resi in Lombardia è nettamente migliore di quello calabrese anche se il costo pro capite è di poco superiore; per l’Istat di soli 130 euro annuali a cittadino: un’inezia. È solo un esempio che riafferma però un concetto ineludibile. Si tratta di spendere di meno ma anche e soprattutto di spendere meglio. Dal trasporto pubblico ai servizi postali troppo spesso i nostri servizi pubblici sono lontani dagli standard che ci potremmo aspettare visto il loro costo, condizionati come sono da inefficienze ed eccesso di intermediazione politica. Un esempio? Nell’area di Napoli, forse la peggio servita quanto a raccolta e smaltimento rifiuti, si paga una delle tasse sui rifiuti più alte d’Italia. Anche i costi della politica non sono uguali per tutti. Agli oltre 42 euro pro capite per il funzionamento degli organi istituzionali della Sardegna o ai quasi 32 euro della Sicilia fanno da contraltare Piemonte ed Emilia Romagna che si attestano attorno ai 5 euro annui».

Quelle Regioni unite dalla spesa

Quelle Regioni unite dalla spesa

di Massimo Blasoni – Panorama

Se ne parla poco, l’argomento sembra passato di moda, ma resta un fatto che vi sono vistose differenze nella spesa pubblica pro capite sostenuta nelle varie regioni italiane. La spesa è in via generale alta e certamente va ridotta, se vogliamo creare le premesse per una ripresa dell’economia nazionale che non sia timida come quella attuale. Tuttavia, valutando la media degli ultimi tre anni disponibili, si scorge quasi un abisso tra gli 8.647 euro annui pro capite spesi in Lombardia e i 15mila spesi in Valle d’Aosta o i 13mila spesi nel Lazio. I valori sono tratti dal rapporto annuale della Ragioneria Generale dello Stato che analizza la dimensione e l’andamento della spesa consolidata nelle regioni italiane.

Il dato considera ogni importo sostenuto nelle singole regioni da qualsivoglia organismo pubblico, tiene dunque conto delle spese dello Stato, della Regione, degli altri enti locali e di ogni fondo alimentato con risorse nazionali o comunitarie, enti previdenziali compresi: tutto insomma. Nella classifica dei più spendaccioni, dopo i già citati Valle d’Aosta e Lazio, seguono Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Tra le più parche, a far compagnia alla Lombardia ci sono il Veneto ma anche regioni del sud come Campania e Puglia che non superano i 10mila euro annui a persona. Verrebbe da dire che è meglio nascere in Trentino Alto Adige che nelle Marche, visto che le risorse pro capite disponibili sono del 50% superiori.

L’evoluzione della spesa fa riflettere. Da un lato se ne ricava che l’enorme differenza della quantità di spesa tra regioni non è semplicisticamente riconducibile alla loro collocazione geografica, insomma si spende sia al nord che al sud. Dall’altro, oltre alla quantità, occorre considerare la qualità della spesa.

Prendiamo ad esempio la sanità. Il livello dei servizi resi in Lombardia è nettamente migliore di quello calabrese anche se il costo pro capite è di poco superiore; per l’Istat di soli 130 euro annuali a cittadino: un’inezia. È solo un esempio che riafferma però un concetto ineludibile. Si tratta di spendere di meno ma anche e soprattutto di spendere meglio. Dal trasporto pubblico ai servizi postali troppo spesso i nostri servizi pubblici sono lontani dagli standard che ci potremmo aspettare visto il loro costo, condizionati come sono da inefficienze ed eccesso di intermediazione politica. Un esempio? Nell’area di Napoli, forse la peggio servita quanto a raccolta e smaltimento rifiuti, si paga una delle tasse sui rifiuti più alte d’Italia. Anche i costi della politica non sono uguali per tutti. Agli oltre 42 euro pro capite per il funzionamento degli organi istituzionali della Sardegna o ai quasi 32 euro della Sicilia fanno da contraltare Piemonte ed Emilia Romagna che si attestano attorno ai 5 euro annui. Resta infine l’annosa querelle sui residui fiscali.

Insomma, ci sono regioni che ricevono dalla mano pubblica più di quello che versano in tasse e imposte e viceversa: un tema spinoso. Su un punto però siamo tutti d’accordo. Al di là di tutti i propositi di razionalizzazione della spesa degli ultimi governi ben poco si è ottenuto: la spesa corrente in valore assoluto non accenna a diminuire e restiamo tra i più spendaccioni d’Europa.