immigrazione

L’Italia non attrae lo straniero con la laurea

L’Italia non attrae lo straniero con la laurea

Rossella Cadeo – Il Sole 24 Ore

Italia poco attraente per gli stranieri qualificati: meno di uno su dieci tra quelli residenti nel nostro Paese può sfoggiare un grado di studio alto (tipo laurea). La metà ha un’istruzione bassa e quattro su dieci non sono andati oltre le superiori. In altri Paesi europei (si veda la tabella sotto), invece, la quota di immigrati laureati è decisamente più cospicua, fino a picchi del 50% nel Regno Unito e del 37% in Svezia. È questa la fotografia che emerge dalla ricerca della Fondazione Moressa, che ha analizzato i livelli di istruzione nel nostro Paese e in Europa per verificare se l’Italia sia in grado di richiamare anche profili qualificati, non solo i lavoratori cui si pensa quando si parla di immigrati.

È vero che il momento è critico da anni per tutti – almeno dal 2008 –, che il 2014 ha raggiunto le cadute più allarmanti sul fronte occupazionale, che talvolta avere un buon titolo di studio non aiuta a trovare un impiego remunerativo, ma le conclusioni alle quali giunge la ricerca non sono confortanti. «Del resto, le dinamiche migratorie generalmente riflettono la situazione interna – osserva Stefano Solari, direttore scientifico della Fondazione –. I Paesi dove i residenti autoctoni hanno alti livelli di istruzione presentano anche una popolazione straniera maggiormente qualificata, come è appunto il caso di Regno Unito e Svezia. In Italia, invece, si rileva una quota molto esigua di laureati sia tra gli immigrati sia tra gli italiani stessi. Lo studio conferma dunque la scarsa capacità del Paese di attrarre stranieri altamente qualificati. Inoltre rispetto al 2007 la percentuale di immigrati laureati è calata a differenza di altri Paesi europei».

In effetti, anche limitando il confronto agli “autoctoni”, l’Italia non è messa bene: insieme alla Spagna ha la più alta percentuale di soggetti dotati solo di licenza media inferiore (oltre il 40%, contro una media Ue del 27%). La Spagna però ha uno scatto nella fascia dei laureati (il 32,4%), mentre l’Italia resta in coda alla classifica: in media (con scostamenti poco significativi sul territorio) meno del 15% degli italiani ha concluso un corso universitario, quando la media Ue supera il 25 per cento. Speculare il ritardo se si guarda la popolazione immigrata: nella Ue a 28 uno straniero residente su quattro ha in tasca un diploma di laurea (con i picchi, appunto, di Regno Unito e Svezia, dove la quota di chi ha conseguito un degree supera persino quella degli autoctoni), mentre in Italia non si arriva al 10% (siamo alle spalle della Grecia, che si ferma all’11%, e ben lontani anche da altri Paesi sotto la media, come Germania, Austria o Spagna).

Nel nostro Paese la situazione – rileva ancora la ricerca – è andata peggiorando. Dal 2007 al 2013 in Italia la quota di stranieri laureati è calata di oltre un punto, mentre nella Ue è aumentata: circa cinque punti in più sia tra gli stranieri sia tra gli autoctoni, per non parlare del Regno Unito dove tra gli immigrati è cresciuta di ben 20 punti. E un ulteriore doppio primato (negativo) spetta all’Italia: abbiamo le percentuali più alte di Neet (15-24enni che non studiano né lavorano), il 21,2% fra gli italiani (il doppio che nei dieci Paesi considerati) e il 31% fra gli stranieri.

Lavoro in Italia: gli stranieri trovano un’occupazione più facilmente rispetto agli italiani

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SINTESI DEL PAPER

L’analisi dei tassi di occupazione degli stranieri in Europa ci consegna un dato davvero curioso: l’Italia è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea in cui gli stranieri sono occupati più e meglio dei cittadini nazionali. Lo rivela un’elaborazione del Centro Studi “ImpresaLavoro” sulla base dei dati Eurostat del 2013.
L’Italia sconta un basso tasso di attività tra i suoi cittadini residenti (59,5%), di circa 9 punti inferiore alla media europea. Quel che colpisce maggiormente è però il fatto che, all’interno di un mercato del lavoro così complesso, il nostro Paese sia uno dei pochi in grado di garantire agli stranieri residente un tasso di occupazione migliore (61,9%) di quello che riescono a far segnare i cittadini italiani. Si tratta di un dato in controtendenza con tutti i maggiori Paesi dell’Europa a 28. Ad esempio il confronto tra il tasso di occupazione dei francesi (70,6%) e quello degli stranieri residenti in Francia (55,9%) segna un -14,7%; quello tra il tasso di occupazione dei tedeschi (78,7%) e degli stranieri residenti in Germania (65,0%) segna un -13,7%; quello tra il tasso di occupazione degli spagnoli (59,5%) e degli stranieri residenti in Spagna (52,8%) segna un -6,7%; quello tra il tasso di occupazione dei britannici (75,4%) e degli stranieri residenti nel Regno Unito (70,4%) segna un -5,0%; quello tra il tasso di occupazione dei greci (53,4%) e degli stranieri residenti in Grecia (50,3%) segna un -3,1%.
Il dato è particolarmente significativo se si osserva il confronto relativo ai cittadini extracomunitari. Solo altri tre paesi – oltre all’Italia – hanno tassi di occupazione più alti tra la popolazione extracomunitaria rispetto a quanto avviene per i propri connazionali. In Svezia il tasso di occupazione dei soggetti extracomunitari è più basso del 31% rispetto a quello degli svedesi. E il dato è molto simile anche nelle economie che sono per noi un benchmark naturale: nel Regno Unito la differenza è del 13,5%, in Germania del 20,2%, in Francia del 22%, in Spagna del 9,5%, in Grecia del 3,7%. In media, i paesi dell’Unione a 28 registrano tassi di occupazione tra i loro cittadini di circa 13 punti percentuali superiori a quelli degli extracomunitari residenti. L’Italia, come detto, fa eccezione e seppur di poco il tasso di occupazione dei cittadini extracomunitari (60,1%) supera quello dei cittadini italiani (59,5%) ponendo il nostro Paese al quarto posto in Europa, dietro soltanto a Cipro, alla Repubblica Ceca e – di pochissimo – alla Lituania.
Anche i soggetti che vengono in Italia da altri paesi UE sembrano avere una maggior capacità di collocamento rispetto ai nostri connazionali. Il tasso di occupazione degli stranieri comunitari nel nostro Paese (65,8%) è infatti di ben 6,3 punti superiore a quello dei cittadini italiani (59,5%). Davanti a noi, in Europa, ci sono solo la Polonia e la Slovacchia. Anche in questo caso, larga parte delle economie continentali avanzate riesce ad occupare meglio i propri connazionali che gli stranieri comunitari con differenziali che vanno dal 15% della Slovenia al 3,5% della Germania, passando per lo 0,5% della Francia e l’1,3% della Spagna. Fa eccezione, in questo caso, la Gran Bretagna che riscontra un tasso di occupazione tra i cittadini comunitari di quasi 4 punti superiore a quello dei sudditi di Sua Maestà.
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