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Quando la malattia diventa un vizio

Quando la malattia diventa un vizio

di Massimo Blasoni – Metro

Dall’aprile del 2010 tutti i lavoratori dipendenti non sono più costretti a inviare a proprie spese i loro certificati di malattia tramite due raccomandate all’INPS e al proprio datore di lavoro. A sbrigare questa pratica sono adesso i medici di famiglia e ospedalieri, che hanno finora trasmesso via web all’INPS più di 71,5 milioni di documenti (di cui 17 milioni 526 mila nel 2014). Nonostante le novità di metodo, permangono alcuni vizi antichi del nostro sistema. I circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici, infatti, si ammalano in media quasi il doppio delle volte dei circa 14 milioni di dipendenti privati registrati presso l’INPS e questo conferma un trend che i dati raccolti dall’Istituto Nazionale di Previdenza segnalano da più di qualche anno.

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Su Bot e Btp troppe tasse

Su Bot e Btp troppe tasse

di Massimo Blasoni – Metro

Prestare soldi allo Stato non conviene più. Anzi, le famiglie italiane che continuano a investire parte della loro ricchezza in Bot o Btp ci stanno addirittura rimettendo, spesso senza rendersene nemmeno conto. Vediamo di capire perché. Negli ultimi tempi si è assistito a un sempre maggiore calo nei rendimenti dei titoli del debito pubblico italiano per effetto delle misure straordinarie adottate dalla Bce in risposta alla crisi dei Paesi periferici scoppiata nel 2011: taglio dei tassi fino allo 0,05%, operazioni straordinarie di rifinanziamento a più lungo termine (Ltro e Tltro) nonché acquisto di titoli pubblici sul mercato (Quantitative Easing). Risultato? Un risparmio notevole per il Tesoro ma anche un calo drastico della redditività di tale investimento nelle tasche delle famiglie italiane che, secondo i dati Bankitalia relativi a fine 2013, detengono in titoli di Stato ben 180,8 miliardi di euro della loro ricchezza (il 4,7% del totale).

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Tasse, ancora timida la Legge di Stabilità

Tasse, ancora timida la Legge di Stabilità

di Massimo Blasoni – Metro

Puntuale come ogni anno, ecco irrompere il dibattito sulla Legge di Stabilità. Il premier e il ministro dell’Economia, dopo averne inviato in sede europea una sintesi molto succinta, hanno illustrato i suoi principali contenuti sotto forma di slide dalla grafica accattivante. A quel punto hanno iniziato a rincorrersi le dichiarazioni di deputati e senatori, che a seconda della loro collocazione politica ne elogiano o criticano l’impostazione. Solo dopo una settimana il testo è approdato finalmente in Parlamento e al solito verrà emendato in maniera significativa durante il suo iter di approvazione. Col risultato che i cittadini si ritroveranno con un provvedimento assai diverso da quello presentato.

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Jobs Act, le virtù e i molti limiti

Jobs Act, le virtù e i molti limiti

di Massimo Blasoni – Metro

Anche grazie al Jobs Act, nell’ultimo anno l’efficienza nel nostro mercato del lavoro ha guadagnato 10 posizioni a livello internazionale. Attenti però a festeggiare. Nell’ultima classifica pubblicata dal World Economic Forum restiamo ancora una volta ultimi in Europa e ci collochiamo al 126esimo posto su 140 Stati censiti nel mondo: subito dopo il Marocco, El Salvador e l’Isola di Capo Verde e a un livello leggermente superiore a quelli di Turchia, Uruguay e Bolivia.

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Canone Tv, scempio in bolletta

Canone Tv, scempio in bolletta

di Massimo Blasoni – Metro

Lo scorso anno la Rai ha avuto ricavi per 2.556 milioni, parte derivanti da introiti pubblicitari e parte dal canone. Un bilancio sostanzialmente in pari che però evidenza enormi inefficienze compensate da quella tassa ineludibile che è il canone, obbligatorio anche per chi ­ acquistata la televisione ­ non voglia guardare i canali della tv pubblica. La Rai lo pubblicizza come fosse un abbonamento, addirittura promuove giochi a premi per incentivarlo. In realtà è una tassa di possesso che, come ha stabilito la Cassazione, va pagata anche da chi voglia limitarsi a guardare centinaia di altri canali privati. Se il televisore è un apparecchio adatto a ricevere trasmissioni di chiunque (pubblico o privato che sia) abbia titolo a metterle in onda, allora quell’imposta concettualmente dovrebbe essere divisa tra tutti soggetti abilitati. Così non è, e l’opinione diffusa che la controprestazione del canone non sia un servizio (pubblico) diverso da quello erogato dagli altri operatori privati rende questa imposta anacronistica tanto invisa quanto evasa. Il governo Renzi ha però annunciato di voler imporre il suo pagamento nella bolletta elettrica, prefigurando uno scempio fiscale: l’inserimento di una tassa nella contabilità di una tariffa.
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Il macigno del Fisco toglie fiato alle imprese

Il macigno del Fisco toglie fiato alle imprese

di Massimo Blasoni – Metro

Per comprendere l’andamento della nostra economia occorre alzare lo sguardo dalle notizie di giornata e dagli annunci del governo, prendendo in considerazione periodi di tempo medio-lunghi. I dati recentemente forniti dalla Commissione europea ci consentono così di scoprire che negli ultimi dieci anni l’Italia ha registrato in Europa il maggior aumento della pressione fiscale totale (comprensiva dei contributi sociali) in rapporto al proprio Pil: una crescita del 4,24%, passando dal 38,97% del 2005 al 43,21% del 2015. Subito dopo di noi, in questa particolare classifica, compaiono il Portogallo (aumento del 4,15%), la Grecia (+4,05%, anche se il primo dato disponibile risale al 2006), Malta (+3,06%) e l’Estonia (+2,87%).
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Digital Tax? Per favore no

Digital Tax? Per favore no

di Massimo Blasoni – Metro

Questo governo continua ad aumentare le tasse sostenendo di averle diminuite. E non ancora soddisfatto, nei giorni scorsi ha annunciato in tempi brevi una Digital Tax in grado di colpire l’elusione fiscale dei giganti della Rete. Al di là delle polemiche politiche (quando governava Letta lo stesso Renzi bocciò una proposta identica, che però aveva il difetto di chiamarsi Web Tax), resta il fatto che il suo costo verrà subito fatto ricadere dalle aziende sui consumatori italiani, contribuendo così a deprimere ulteriormente un settore che da noi stenta a decollare.
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Troppe imprese ancora falliscono

Troppe imprese ancora falliscono

Massimo Blasoni – Metro
La scorsa settimana, a Cernobbio per il Forum Ambrosetti, il premier Matteo Renzi ha esibito un grande ottimismo sulla capacità di ripresa economica del nostro Paese. Vorremmo davvero potergli credere, per il bene di tutti. I numeri che raccontano la crisi di questi anni dipingono però una situazione che rimane di grande incertezza. Prendiamo ad esempio i dati più aggiornati sui fallimenti delle aziende: il nostro Paese resta uno dei pochi che continua ad registrare un fenomeno nettamente superiore ai livelli pre-crisi. Una nostra rielaborazione dei dati forniti dall’OCSE evidenzia infatti come rispetto al 2009 i fallimenti nella nostra penisola siano cresciuti del 66,3%, passando dai 9.383 del 2009 ai 15.605 del 2014.
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La burocrazia frena la ripresa – Editoriale di Massimo Blasoni

La burocrazia frena la ripresa – Editoriale di Massimo Blasoni

Massimo Blasoni – Metro

Nel 2010 in Italia si sono investiti in costruzioni 169,6 miliardi di euro. Quattro anni dopo, complice la crisi e soprattutto l’inasprimento della pressione fiscale sul comparto del mattone, gli investimenti in costruzioni si sono fermati a 138,9 miliardi con un calo in termini reali del 18%. I tempi necessari per ottenere un permesso di costruzione sono invece rimasti invariati a 233 giorni, un tempo record in Europa e che ci fa impallidire davanti ai 64 giorni della Danimarca.

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La crisi è davvero alle nostre spalle? – Editoriale di Massimo Blasoni

La crisi è davvero alle nostre spalle? – Editoriale di Massimo Blasoni

Massimo Blasoni – Metro

Poche cose come i dati sulla disoccupazione scatenano dibattiti così accesi tra gli opinionisti: c’è chi annuncia “la fine della crisi” e “l’inizio della ripresa” e chi, invece, professa pessimismo spiegando che sono “dati congiunturali”. I numeri, però, difficilmente mentono e da quelli è opportuno partire. Va chiarito innanzitutto che i dati diramati l’altro ieri dall’Istat sono certamente positivi. Dopo 14 trimestri si inverte il mood negativo e questo è un segnale che fa ben sperare soprattutto alla luce dei 159mila occupati in più rispetto al mese precedente e di un numero di persone al lavoro che ritorna ai livelli, certamente non esaltanti, di fine 2012. Pur tuttavia rimangono sullo sfondo diversi elementi di criticità che andranno affrontati con molta serietà.

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