Emozioni scolastiche

Davide Giacalone – Libero

La scuola sia luogo di studio e formazione, non solo di socialità e svago. Lo dico agli studenti, ma anche ai governanti. L’anno scolastico inizia anche senza la sfilata inutile e le parole terribilmente ripetitive. Vale per tutti i governi. Per tutti i ministri che vanno a dare il cinque, per tutti quelli che fanno gli spiritosi, per quelli affetti da complesso materno o paterno. La serietà, forse, potrebbe essere un esempio apprezzato.
Oltre al rito stanco e sempre uguale, quest’anno s’è vissuta qualche emozione. La spesa pubblica per la scuola se ne va quasi tutta, per non dire tutta, nel pagamento di chi nella scuola lavora e delle spese fisse relative a organizzazione e immobili. Brutta roba. Non contenti di ciò, come si sa, il governo ha avviato l’assunzione di 190 mila insegnanti: 150 mila dalle graduatorie a esaurimento e 40 mila con un concorso, che non c’è e, magari, manco ci sarà. Ieri Matteo Renzi ha detto: assumere quei precari è un obbligo. Cerchiamo di essere più precisi: è una capitolazione. E’ la dimostrazione che, negli anni, lo Stato ha barato, mantenendo in condizioni d’incertezza quanti aveva poi in animo di assumere e stabilizzare. Ha barato sui corsi abilitativi, sulle graduatorie, sul presunto obbligo costituzionale di assumere solo per concorso. Ma è anche la dimostrazione che tutte quelle sul merito e sulla valutazione sono chiacchiere, perché si assume chi c’è di già, facendo fuori i giovani che volessero dedicarsi all’insegnamento. Capitolazione, è la definizione adatta.

Un brivido ce lo ha regalato anche il ministro dell’istruzione, la professoressa onorevole Stefania Giannini. La quale non è specializzata in materie giuridiche e pensa che la politica sia farsi fotografare. Ella, difatti, è riuscita a dire che non solo intende cambiare gli esami di maturità (una mania di tutti quelli che s’appoggiano una stagione a viale Trastevere), ma è fermo proposito del governo inserire tale riforma in un decreto legge, già programmato per il mese di gennaio, talché possa valere per l’anno scolastico 2015-2016. Vale a dire il prossimo, non quello iniziato. Ultimamente capita di sovente, direi puntualmente e sempre, quindi anche questa volta aspetto che palazzo Chigi la smentisca. A tutto c’è un limite.
Perché mai si dovrebbe usare un decreto legge, vale a dire uno strumento legislativo d’urgenza, che entra immediatamente in vigore, per scrivere una riforma che riguarda l’anno scolastico che comincerà nel settembre 2015 e finirà nel giugno del 2016? Potrebbe replicare, la professoressa onorevole, che già ci sono esempi di cose simili, ad esempio nel settore giustizia. Vero. Ma se consentono di reiterare l’obbrobrio vuol dire che al Quirinale hanno chiuso l’ufficio legislativo. Il che potrebbe anche andare bene, se solo se ne vedesse il riscontro nel taglio delle spese.

Nel merito, il ministro vorrebbe esami di maturità con tesina e commissione interna, tranne un membro esterno a far da garante. Chi glielo dice che sono cose già viste? Chi glielo dice che la tesina la portai già io, nel secolo scorso? Ma, soprattutto, chi le ricorda a che servono gli esami di maturità? Sono funzionali al valore legale del titolo di studio. Se lo ha dimenticato, o mai saputo, fatele la fatale rivelazione. Perché basterebbe mettere mano a quel totem muffuto e insulso per risolversi un sacco di problemi. Con il che, naturalmente, non verrebbero meno i test finali, in grado di dare il senso della qualità raggiunta, nel corso degli studi, è che si potrebbero fare in modo più serio, più pulito, più efficiente, infinitamente meno costoso, e senza commissione, che serve per il citato totem. Si potrebbe farli come si fanno in tanti sistemi istruttivi europei: on line. Con valutazioni comparabili. Dove il garante è l’onestà del sistema, non il commissario esterno, che si spera sia onesto. Ma di speranza non si campa.

Qualcuno di buona volontà, provi a farlo sapere a quelli del ministero. Approfitti del fatto che, da ieri, è aperta la mitica consultazione pubblica. Che durerà due mesi. A proposito, questa è l’ultima perla della giornata: ha detto il ministro che una consultazione pubblica come questa, aperta a tutti quelli che vogliono scrivere, non si è fatta in nessun Paese europeo. Si esalti: non l’anno fatta da nessuna parte in questo mondo. Provi a chiedersene il perché.