Le attese ottimistiche aiutano nel braccio di ferro con la Ue
Luigi dell’Olio – Italia Oggi
All’analisi del Centro studi ImpresaLavoro presto potrebbe aggiungersi un altro tassello di errori per eccesso di ottimismo. Infatti, anche per il 2016 l’Italia si avvia verso una crescita su ritmi più contenuti rispetto a quanto stimato dal governo. Nei giorni scorsi l’Ocse ha detto di attendersi per l’anno in corso un Pil in crescita dell’1% netto rispetto a quanto registrato nel 2015, contro il +1,6% usato dall’Esecutivo nella definizione della legge di Stabilità. Uno scostamento non di poco conto, dato che sta a indicare il 37,5% di crescita stimata in meno. Evidentemente Renzi e i suoi ministri si attendevano una più rapida ripresa da parte della Cina e non avevano messo in conto un nuovo indebolimento delle principali grandezze macro nel Vecchio continente.
Tuttavia, se si considera che gli errori negli ultimi anni sono stati generalizzati, senza particolari differenze quanto al colore politico della compagine di governo, è legittimo avanzare il sospetto che non si sia trattato solo di valutazioni errate per incapacità. A maggior ragione se si considera che gli errori nella medesima direzione hanno coinvolto anche gli esecutivi guidati da economisti. Probabilmente nella redazione dei documenti di bilancio per l’anno a venire entrano in gioco una serie di valutazioni politiche che vanno a inficiare la “purezza” delle stime. Questo vale a maggior ragione dall’ingresso in Europa, con tutti i paletti che ne conseguono per i singoli Stati aderenti.
Nel momento in cui il governo indica la sua previsione in merito al Pil dell’anno successivo, fissa una bandierina intorno alla quale costruire tutti gli interventi. Infatti, dai tagli di spesa a eventuali nuove tasse fino alla dismissione di beni pubblici, tutto viene parametrato al Pil atteso in modo da rispettare i vincoli europei. Eccedere nell’ottimismo significa non dover agire con l’accetta, quanto meno in un primo momento. Se poi nella realtà si verificano le condizioni che confermano le previsioni, ogni preoccupazione viene accantonata. Se la crescita si rivela invece inferiore alle attese, si potrà imputare il dato a cause esterne (come la turbolenza dei mercati finanziari o l’improvvisa frenata degli emergenti) per sforare rispetto alle regole europee. In caso di stime effettuate con un atteggiamento prudenziale, si rischierebbe un effetto poco gradito dai politici: quello di una crescita economica superiore alle attese che farebbe accelerare il calo del deficit e del rapporto debito/pil più di quanto imposto dall’Europa. A quel punto reclamare spazi di manovra per premiare il rispetto delle attese sarebbe difficilmente produttivo.
Considerazioni da tenere ben presenti nelle prossime settimane, dato che è iniziata l’analisi in vista del Def 2017 che già parte con 24 miliardi di euro da trovare per non far scattare le clausole di salvaguardia (a cominciare da un nuovo aumento dell’Iva). E il conto è destinato a salire per finanziare interventi a sostegno della crescita. Così non ci sarebbe da stupirsi in caso di nuove stime ottimistiche.