E la PA rallenta ancora i pagamenti. I debiti dello Stato verso le aziende sono costati 4,1 miliardi nel 2017.
di Antonio Signorini
Cambiano maggioranze e governi, ma i ritardi nei pagamenti restano una costante della nostra pubblica amministrazione. Contro lo Stato cattivo pagatore si è mossa la Commissione europea (e l’allora vicepresidente Antonio Tajani), c’è una legge che stabilisce limiti di tempo precisi e poi le promesse degli ultimi due premier prima di Giuseppe Conte. Ma una soluzione al problema non sembra a portata di mano e il conto che pagano le imprese continua a salire: 4,1 miliardi di euro nel 2017, tanti sono gli interessi passivi pagati dalle aziende per compensare i crediti non incassati.
Il punto lo ha fatto il Centro studi ImpresaLavoro diretto dall’imprenditore friulano Massimo Blasoni con un’analisi basata sull’ultima edizione dell’European Payment Report di Intrum Justitia e sui dati di Bankitalia. Tra il 2015 e il 2016 c’era stato una lieve riduzione dei tempi dei pagamenti. Da 131 si era passati a 95 giorni tra la fattura emessa dall’impresa o dal professionista e il saldo da parte dell’ufficio pubblico interessato. «Il dato ha ripreso nuovamente a salire nel 2017 facendo conquistare all’Italia il primato negativo in Europa», spiega il centro studi.
Dai 95 del 2016 siamo tornati a 103 giorni medi. Il confronto con il resto dell’Europa è impietoso. Il nostro valore attualmente supera di 18 giorni quello del Portogallo e di ben 31 giorni quello della Grecia, che l’anno precedente guidava la classifica con 103 giorni. In Spagna la Pa paga i fornitori mediamente 48 giorni prima dello Stato italiano, 49 la Francia, 61 giorni l’Irlanda, 71 la Germania.
La prova che non ci sono stati cambiamenti rilevanti è data dallo stock dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Dal 2014, quando Renzi promise di mettere fine al fenomeno, non ci sono stati grandi progressi. Nel 2017 il complesso dei debiti accumulati dalla Pa ammonta ancora a 57 miliardi di euro, appena 7 miliardi in meno rispetto all’anno precedente.
«Questo dato conferma quanto abbiamo denunciato a più riprese», denuncia ImpresaLavoro. «I debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo». A pagare il conto per lo Stato cattivo pagatore sono ancora una volta le aziende. La conseguenza è «un dato gravissimo per tutte le imprese italiane», denuncia Blasoni. «Questo ritardo sistematico è infatti costato loro la bellezza di 4,172 miliardi di euro, cifra generata dagli interessi passivi dovuti per anticipare il credito necessario a pagare i propri dipendenti e onorare gli impegni presi». Nel decreto Dignità è passata la proroga della compensazione tra debiti e crediti verso la Pa, grazie all’iniziativa di Simone Baldelli di Forza Italia. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha ricordato che è possibile chiedere di scorporare il pagamento dei debiti commerciali dai limiti del debito pubblico.
Blasoni chiede al governo di fare di più, visto che Lega e M5s sembravano sensibili al tema: «Ci aspettiamo che il nuovo ministro dello Sviluppo economico Di Maio vorrà dare al più presto un seguito concreto agli impegni assunti in campagna elettorale».