Gli ultimi dati economici certificano che l’Italia è sull’orlo del baratro
Edoardo Narduzzi – Italia Oggi
Il bollettino è di quelli firmato Cadorna. L’economia italiana prosegue la sua ritirata dalle posizioni avanzate conquistate in decenni di crescita. Terzo trimestre consecutivo con il pil in contrazione; terzo mese con l’andamento dei prezzi in deflazione; nuovo record della disoccupazione giovanile ora al 44,2%; produzione industriale ancora in calo a settembre dello 0,2%; credito bancario in ulteriore contrazione come certificato da Bankitalia.
Nonostante l’Italia abbia un governo con una solida maggioranza parlamentare e una giovane leadership politica di centrosinistra di impostazione riformista e di stampo europeo, incarnata dal premier Matteo Renzi, le aspettative di consumatori, imprenditori e investitori non girano. Restano sul quadrante negativo del barometro senza concedere, almeno questo è il principale messaggio che viene trasmesso, nessuna apertura di credito agli sforzi e all’azione del governo di Roma.
Perché Renzi non riesce, nonostante il suo rilanciare continuo su tematiche importanti come il superamento dell’art.18, a invertire le aspettative italiane? La risposta non è, ovviamente, facile. È come se i vari protagonisti della vita economica ritenessero, quanto fatto o proposto, come «superato», come un programma di riforme importante ma non ancora adeguato al rilancio italiano. Un aspetto che fa emergere gli effetti negativi di medio termine dei governi emergenziali, tecnici o presidenziali che dir si voglia. Non avendo fatto proprio questi esecutivi tutte le riforme che i mercati si aspettavano ed avendo sbagliato a ripetizione gli annunci sull’uscita dalla crisi (Mario Monti già vedeva la luce in fondo al tunnel all’inizio del 2012), ora il tasso di scetticismo medio verso l’Italia ha raggiunto livelli originali.Non basta più annunciare gli interventi sul mercato del lavoro o sulla riforma della giustizia civile per ottenere un inversione nelle aspettative economiche: Renzi deve davvero realizzare un primo grado del processo civile che dura al massimo 12 mesi ed eliminare definitivamente l’art.18 e fare allo stesso tempo tanto di più se vuole incidere per davvero sulle attitudini di consumo e investimento. Serve una cura alla Margaret Thatcher, nonostante il Premier non ami essere associato all’immagine della migliore politica riformatrice del secondo dopoguerra europeo che, di sicuro, non era culturalmente di sinistra. Ma, per invertire il trend e rilanciare l’economia italiana, Renzi deve andare a fondo nei meccanismi di funzionamento del Bel Paese con la stessa profondità con la quale la Lady di ferro scese nelle antieconomiche miniere gallesi. Non sono più possibili compromessi, non c’è più tempo guadagnabile perché al prossimo ribasso del rating, in mancanza di un’inversione delle aspettative, i Btp diventeranno spazzatura e la Troika realtà a Roma.