Deutschland uber alles
Davide Giacalone – Libero
Qualcuno crede che la Germania sia divenuta vittima della propria politica del rigore, imposta agli altri europei. Continua a crescere (mentre noi continuiamo a cadere), ma meno di quel che era previsto. Per forza, dicono i credenti nel boomerang, avendo impoverito gli europei che compravano i prodotti tedeschi ora ne pagano e conseguenze. Non è così, o, meglio, questo è solo un aspetto della realtà. La Germania governata da Angela Merkel persegue una politica di potenza continentale. Sovverte il disegno stesso dell’Unione europea e la logica politica che presiedé alla nascita della moneta unica, suscitando il netto dissenso dei governanti tedeschi che a quel disegno contribuirono. Suoi complici sono la debolezza e la confusione mentale delle classi dirigenti di altri paesi europei. Non solo non serve a nulla, ma è masochisticamente controproducente esaltare lo sfondamento dei parametri, mentre, all’opposto, si dovrebbe riportare i tedeschi al loro rispetto formale e sostanziale. Se non si vuole che quella logica tedesca diventi padrona d’Europa (sfasciandola per l’ennesima volta) si deve usare l’Ue per batterla.
Si vive troppo spiaccicati sul presente, perdendo visione generale e prospettiva storica. La geografia e la storia sono forze che muovono il mondo anche se i governanti le ignorano. L’euro è nato per contrastare il risorgere della tentazione egemonica tedesca. Per bilanciare la riunificazione, in cambio della quale dovettero abbandonare il marco. Ignoranti e smemorati sappiano che nel preparare quel passaggio l’Italia ebbe un ruolo fondamentale, perché fu la nostra scelta di schierare gli euromissili a trarre i tedeschi fuori da un dramma, avviando la fine della guerra fredda e, quindi, mettendo in marcia il processo che avrebbe portato alla riunificazione (ottime e informatissime le pagine di Sergio Berlinguer, nel suo “Ho visto uccidere la Prima Repubblica”). La frittata s’è girata perché molti capirono l’importanza di far partire l’euro, ma non che per restarci si doveva cambiare. Adeguarsi al nuovo, cavalcare e non subire la globalizzazione. Lì i tedeschi, che capirono e anticiparono i tempi, hanno preso un vantaggio. Poi, nella tempesta del 2010-2012, lo trasformarono in uno strumento di dominio.
Perché Merkel non fa crescere il suo mercato interno, perché ha così a lungo resistito alla crescita dei salari? In fondo gli elettori tedeschi sono come quelli del resto del mondo: votano volentieri chi gli farcisce la busta paga. In fondo nei centri Tafel si distribuiscono pasti a tedeschi,a famiglie, che non hanno i soldi per mangiare a sufficienza. Non lo ha fatto perché accumulava un vantaggio sugli altri europei. E’ stata una scelta coerente con la politica di potenza, non un errore tecnico. I francesi sfondano il deficit? Che lo facciano pure: da Berlino giungerà un richiamo, ma si fregano le mani. Gli italiani non riescono a cambiar nulla, polemizzando giorno e notte sul niente? Che si divertano: a Berlino faranno mostra di umore torvo, ma se la ridono. Nelle diverse lingue d’Europa si attende il parere della Merkel, la quale gira e va a dire: continuate così, bravi. Perché in questo momento, e da tempo, i tedeschi si finanziano a tasso negativo. È come se i mercati dessero soldi ai tedeschi in cambio della loro cortesia nell’accettarli in prestito. E lo fanno perché vedono una potenza reale, che i soldi non li distribuisce agli elettori. Se questa divaricazione continua, se da una parte c’è credito a tasso negativo e dall’altra deficit e spese pubbliche fuori controllo, in nome di una plebea rivolta contro i parametri, l’effetto sarà che la Germania potrà comprare quel che di succulento c’è in Francia e in Italia. E chi venderà sarà felice di far cassa, prima di giungere allo scasso.
La Banca centrale europea è la sola istituzione dell’Unione che resiste a questa logica. Sicché è da dementi che francesi e italiani si dilettino a indebolire la Bce, con la loro cattiva condotta. Due cose, oggi, si dovrebbero chiedere. Una alla Merkel: per favorire la riunificazione e varare l’euro il governo tedesco mandò a stendere la Bundesbank, che era contraria, faccia altrettanto, in fretta, e neutralizzi la sua Corte costituzionale, che è suo affare interno, perché noi siamo europei, non tedeschi. La seconda alla Commissione europea: giuste le procedure d’infrazione per chi sfonda i parametri, sicché parta la procedura verso la Germania, che non rispetta da anni quello sul surplus commerciale. Se queste armi le si lascia solo alla Merkel (che ha torti, ma anche ragioni), ce le troveremo puntate alla tempia, o altrove.