Balordi del debito
Davide Giacalone – Libero
La sola cosa che sbalordisce è che ci siano degli sbalorditi in circolazione, a cominciare dal ministro dell’Economia. Non c’era una sola possibilità al mondo che la Commissione europea non aprisse una procedura d’infrazione, per gli enormi ritardi con cui lo Stato italiano paga i propri debiti verso i fornitori privati. Non c’era perché la conferma di quei ritardi era certificato dal governo e dalle autorità italiane. Perché nessuno si disse sbalordito quando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sostenne che quei debiti sarebbero stati pagati a partire dal primo trimestre del 2015? Non si accorsero che era cosa del tutto diversa da quanto aveva promesso il presidente del Consiglio, Matteo Renzi? Noi, qui, lo facemmo subito notare. Chiedendo quel che continuo a chiedere: che fine ha fatto l’idea di utilizzare la Cassa depositi e prestiti quale garanzia bancaria per quei debiti? Lo hanno fatto gli spagnoli, lo ha proposto e ripetuto il presidente della Cdp, Franco Bassanini, lo aveva annunciato il capo del governo. Solo Pier Carlo Padoan non se n’era avveduto, sbalordendo.
Ma non basta: il 30 maggio scorso, in occasione delle considerazioni finali, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha detto, papale-papale, che quei debiti ammontano ancora a 75 miliardi (da 90 che erano stati stimati, e già è increscioso che si proceda a stime, non sapendo nessuno a quanto ammonta il totale, perché non si sa quali e quante voci sommare). Posto che i pagamenti fatti erano stati resi possibili da uno stanziamento del governo Letta, mettete assieme la cifra della Banca d’Italia alle dichiarazioni di Delrio e giungerete alla medesima conclusione cui è arrivata la Commissione. Padoan non aveva sentito, o non sbalordiva per buona creanza? Dato, allora, che lo Stato italiano è il peggiore pagatore d’Europa; che i tempi dei pagamenti dovrebbero essere di 30 giorni (60 solo in casi eccezionali); che quelli reali italiani sono fra sei e sette volte più lunghi; che si riconosceva l’incapacità di accorciarli, semmai solo di ridurne parzialmente l’ammontare; era inimmaginabile che la procedura d’infrazione non fosse innescata.
Veniamo alle colpe di Antonio Tajani, commissario europeo uscente ed esponente di Forza Italia rientrante. Confesso di non avere mai capito in base a quale meccanismo egli abbia più volte sostenuto che il pagamento di quei debiti poteva non essere contabilizzato nel deficit. Sarà mia incapacità, ma non mi convinceva. Sta di fatto, però, che quella tesi è stata sostenuta, da commissario, quando insediati erano governi non diretti dal suo capo politico. Di ieri, di oggi e di domani. A nessuno, in Forza Italia o altrove, fortunatamente, è venuto in mente di accusarlo di tradimento o scarso patriottismo di partito, e se avesse avuto ragione sarebbe stato un gran bene, perché i fornitori dello Stato si sarebbero trovati con soldi veri nelle casse. Ma accusarlo di scarso amor patrio perché prende atto che nulla si è fatto e si piega all’avvio della procedura d’infrazione, è grottesco. Tale accusa, oltre tutto, viene lanciata nello stesso giorno e sulle stesse pagine che annunciano il ribadito accordo sulle riforme costituzionali. Può darsi che Padoan si occupi solo di numeri, ma, a parte che non tornano, ammetterà che il suo sbalordirsi è balordo assai.
Tutto ciò senza dimenticare il punto centrale: lo Stato non riesce a pagare perché ha difficoltà di cassa e si barcamena nel tentativo di non sfondare i parametri (e fa bene, perché di tutto abbiamo bisogno, tranne che di pompare altro debito), ma ciò avviene giacché non riesce a tagliare le spese. Quella è la questione decisiva. Noi, che siamo personcine ragionevoli, non ci permetteremmo di farne una colpa esclusiva del governo in carica, ben consapevoli delle difficoltà. Ma è il governo stesso che s’insediò sostenendo che avrebbe pagato tutto e subito, nonché d’essere determinato a quei salutarissimi tagli. Invece: fumo tanto e arrosto nisba. Chiudano la bocca allocchita e asciughino i bulbi piagnucolosi, quindi, e la riaprano per farci sapere quel che seriamente vedono: tempi, modalità e quantità dei pagamenti da farsi.