Conti pubblici, entrate in affanno
Luca Cifoni – Il Messaggero
Il segno è negativo: di poco, ma comunque negativo. Più esattamente, nei primi sette mesi di quest’anno le entrate tributarie si sono ridotte di 1,3 miliardi owero dello 0,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Il modesto incremento del solo mese di luglio (247 milioni in più, pari ad un +0,7 per cento) non è bastato ad invertire una tendenza non brillante che deriva da un lato dalla mancata crescita (e dallo stesso basso livello di inflazione) dall’altra dalla scelta del precedente governo di maggiorare gli acconti dovuti alla fine dell`anno scorso, penalizzando inevitabilmente gli incassi del 2014.
Di questo andamento non potrà non prendere atto la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), attesa per l’inizio di ottobre. Nel Def dello scorso aprile, in un contesto di previsioni economiche ben più ottimistiche, il Tesoro aveva stimato per quest’anno un incremento nominale delle entrate tributarie (a livello di conto delle amministrazioni pubbliche) intorno al 3 per cento. Un ritmo che ora appare irrealistico, anche se naturalmente è possibile che ci siano dei miglioramenti nei mesi successivi.
In realtà ci sono grandi preoccupazioni per quanto riguarda il 2014: si ritiene che le minori entrate saranno compensate da altre voci positive come la minore spesa per interessi indotta dal forte calo dei rendimenti di mercato. Ma la flessione del gettito si farà sentire anche negli anni successivi, a partire dal prossimo, nel quale andranno trovate le risorse per finanziare una serie di sgravi fiscali a partire da quello sull’Irpef. Più dettaglio, da gennaio a luglio si è ridotto il gettito delle imposte dirette, che si è fermato a 128,2 miliardi (quasi 4,9 in meno con una flessione del 3,7 per cento). La variazione negativa è dello 0,6 per cento per l’Irpef, anche se c’è stato un miglioramento dei versamenti in auto-liquidazione; molto più marcato il calo dell’Ires pagata dalle società, che riflette essenzialmente i minori saldi versati in particolare da banche e assicurazioni che si erano viste portare al 130 per cento la percentuale dell’acconto. Ha invece fruttato 1,7 miliardi l’imposta sostitutiva sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, una voce una tantum collegata alla decisione di rivedere gli assetti proprietari della banca centrale.
È invece positiva la tendenza delle imposte indirette, che arrivano a 104,4 miliardi con un incremento del 3,5 per cento (3,6 miliardi in più). Va abbastanza bene l’Iva (+3,1 per cento) ed in particolare quella sugli scambi interni che cresce del 4,1, mentre resta negativa quella sulle importazioni da Paesi extra-Ue che pure ha avuto un segno positivo nel solo mese di luglio.
Sul buon risultato dell’imposta sul valore aggiunto incide naturalmente anche l’aumento di un punto, dal 21 al 22 per cento, dell’aliquota ordinaria. Il ministero dell’Economia segnala infine un incremento del gettito derivante dalle attività di accertamento e controllo che hanno portato 528 milioni in più.