L’anoressia di un sistema colpito in profondità
Paolo Bricco – Il Sole 24 Ore
L’economia italiana sta sperimentando una forma – traslata – di anoressia. L’anoressia è una patologia dell’anima e del corpo. Nell’anima concentra il desiderio su pensieri ossessivi cristallizzati dalla paura e dall’angoscia. Nel corpo produce una riduzione della carne e dei tessuti, scavando i muscoli. Qualcosa di simile sta succedendo al capitalismo produttivo italiano. La deflazione è – insieme – causa ed effetto della recessione industriale. I consumatori hanno paura e, dunque, restano paralizzati. Gli imprenditori italiani – non radicalmente globalizzati e, per questo, meno allevati ad una esposizione ai mercati darwiniani che ha selezionato negli ultimi trent’anni il meglio del nostro capitalismo – rimandano gli investimenti. Il risultato è una miscela che colpisce – nell’anima, ma anche nel corpo – il nostro organismo manifatturiero. Nessuna recessione è stata mai così lunga. Già ora, rispetto alla crisi energetica dei primi anni Settanta e agli squilibri monetari internazionali innescatisi alla fine degli anni Ottanta, l’orizzonte temporale si è allungato di tre volte. Se allora ci vollero fra i due e i tre anni per superare lo shock, adesso siamo al sesto anno. E non sappiamo ancora fino a che punto durerà la notte.
La nostra patologia economica ha, davvero, tratti anoressizzanti: nel senso che, ora, il rischio – in qualche maniera paventato dalla caduta costante di un indicatore come la produzione industriale – è che i meccanismi deflattivi si miscelino a fenomeni psicologici e producano prima un intorpidimento cronico e poi una una necrosi del nostro sistema industriale. Si tratta di un fenomeno economico potenzialmente molto grave. Come nell’anoressia degli uomini e delle donne alcune masse muscolari semplicemente scompaiono, nell’anoressia delle imprese alcune potenzialità produttive – altrettanto semplicemente, altrettanto drammaticamente – possono svanire. Nell’ultimo anno – in diverse occasioni – la Banca d’Italia, Nomisma e Prometeia hanno sottolineato il pericolo di un depotenziamento dell’apparato produttivo italiano. Con la deflazione il potenziale distruttivo è molto maggiore. La politica espansiva della Banca Centrale Europea è una cura ipotetica. Ma nessun paziente che non abbia voglia di superare il male può davvero guarire. Per questa ragione – più di ogni scelta di policy, più di ogni ipotetica riforma – ancora una volta, nella storia del Paese, a contare sarà – nei prossimi mesi, nei prossimi anni – la voglia di reagire e di ricostruire degli imprenditori.