Fisco, la guerra dell’origano
Andrea Bassi – Il Messaggero
Sono ormai mesi che in Parla- mento se ne discute. Interrogazioni, interpellanze e, ora, finalmente, l’annosa questione potrebbe essere risolta con un bell’emendamento alla manovra finanziaria. Il complicato quesito al quale il mondo politico ha deciso finalmente di dare una risposta definitiva e certa, è se la legge deve essere uguale per tutte. Sì, non per tutti, perché non di cittadini si parla, ma delle erbe aromatiche. Se è giusto, insomma, che il basilico, il rosmarino, la salvia e l’origano paghino tutti le stesse tasse. O se invece qualche erba, a voler scomodare la Fattoria degli animali di George Orwell, è più uguale delle altre. Già, perché quando il Fisco ci si mette riesce a fare discriminazioni pure nella padella. Il tartassato, nel caso, è l’origano, una delle erbe aromatiche, spiega Wikipedia, «più utilizzate nella cucina mediterranea, in virtù del suo intenso e stimolante profumo».
Sarà pure, ma per il Fisco l’origano è roba indigesta. Se la salvia, il rosmarino e il basilico pagano un’aliquota Iva del 4%, l’origano deve pagare il 22%. Perché? Perché secondo un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, «pur convenendo che da un punto di vista tecnico-merceologico, appartiene alla stessa voce doganale di basilico, rosmarino e salvia, non essendo l`origano letteralmente menzionato dal legislatore al citato numero 12-bis della tabella A, alle cessioni di questo prodotto immesso sul mercato in buste sigillato a rametti o sgranato, si deve applicare l’aliquota Iva ordinaria».
Non fa una piega. Certo, qualcuno poi potrebbe chiedersi come potrebbe fare il Fisco a tassare l’origano quando finisce in qualche confezione di erbe aromatiche miste, magari usando qualche cane molecolare. Ma tant’è: l’origano la deve pagare (l’Iva, ovviamente). Niente paura, però. In soccorso della bistrattata erba aromatica sono giunte due senatrici del Pd, Leana Pignedoli e Venera Padua. Il loro emendamento punta a riportare la giustizia nel mondo dei condimenti: anche l’origano, dicono, deve avere l’Iva agevolata. Peccato che nel loro slancio riparatore abbiano finito per fare un mezzo pasticcio. La tassa per l’origano, proposta dall’emendamento, è del 6%, un’aliquota Iva che non esiste. E comunque due punti superiore a quella di salvia e basilico. L’origano, insomma, è sempre il meno uguale dei condimenti.