Il caso Grecia
Un ritorno frequente, sulla stampa italiana, è che ove fossimo costretti a chiedere all’Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale di venire in nostro soccorso, le condizioni sarebbero così drastiche che «finiremmo come la Grecia». Della Repubblica ellenica non si parla da tempo sui media italiani. Abbiamo però ancora in mente le immagini e i resoconti strappalacrime di due anni or sono di un Paese drammaticamente impoverito.
Pablo Triana giovane docente all’ESADE, la Business School di Barcellona (una delle migliori del continente), si è preso la briga di fare i conti con attenzione e di scrivere due paper ancora non pubblicati. Il primo è intitolato Eurozone Bailouts: Greece’s Least Austere Period in Modern Times (Salvataggi Europei: il meno austero periodo della Grecia in tempi moderni), il secondo The AAA-zation of Greece Debt (Come il debito greco diventa tripla A).
Nel primo lavoro, utilizzando statistiche ufficiali greche dal 1980 al 2015, Triana mostra che la spesa e il disavanzo pubblico non sono diminuiti nel periodo del “salvataggio” rispetto ad altri periodi della Grecia moderna, successivamente al governo della giunta militare. In effetti sono aumentati in misura significativi in rapporto al Pil con l’unica eccezione del 2009, anno in cui raggiunsero un picco tale da innescare il processo che portò al primo salvataggio. L’austerità immediatamente dopo il 2009, in effetti, salvò il Paese dal tracollò finanziario e provocò, per un breve periodo, una drastica contrazione della spesa con implicazioni molto forti sul settore bancario che era alimentato, indirettamente e direttamente, dall’intervento pubblico.
I “salvataggi” , in effetti, prevennero e non causarono una politica di austerità “brutale”. Le casse dello Stato erano vuote, il mal gestito sistema bancario era al collasso e nessuno era disposto a fare credito alla Grecia. Milioni di greci continuarono a ricevere i loro stipendi e le loro pensioni, ebbero i loro risparmi protetti grazie a garanzie pubbliche (anche internazionali) e il Paese continuò a vivere al di sopra dei suoi mezzi anche in modo esagerato. I 260 miliardi di euro prestati sino a ora (a condizioni molto favorevoli) sono serviti a pagare disavanzi di finanza pubblica per circa 106 miliardi di euro. I dati mostrano che il periodo 2010 al 2015 è stato caratterizzato da una spesa pubblica molto elevata. Mai la Grecia ha avuto sei anni così poco “austeri”.
Coloro che accusano UE e FMI di infliggere pene insopportabili sbagliano di grosso. Lo dimostrano indirettamente i dati sulla finanza internazionale della Repubblica ellenica: nel 2015 in Grecia il rapporto tra pagamenti per interessi e debito pubblico lordo era dell’1,94%, il più basso della media di un gruppo di undici Paesi il cui debito sovrano è soggetto a rating. Ad esempio, la Germania, spesso accusata di essere particolarmente severa con la Grecia, aveva un rapporto del 2,19%.