Ristrutturazioni, l’Iva scende al 4% ma c’è il dubbio Ue
Antonella Baccaro – Corriere della Sera
Ristrutturazioni edilizie con tassazione Iva ridotta dal 10% al 4%. E il rischio di una procedura d’infrazione europea per la norma che modifica le concessioni autostradali in essere. Sono le novità emerse rispetto al decreto sblocca Italia, approvato dalla commissione Ambiente della Camera e ieri approdato in Aula. Il taglio dell’Iva dal 10% al 4% costituisce un altro vantaggio per chi ristruttura il proprio immobile o ne migliora le prestazioni energetiche, che si aggiunge alla possibilità di avvalersi della detrazione Irpef del 50% sulle ristrutturazioni edilizie, sui mobili e sui grandi elettrodomestici e di quella Irpef e Ires del 65% sui lavori per il risparmio energetico, prorogata al 2015 dalla legge di Stabilità.
La riduzione sarà coperta con l’aumento dell’Iva per le nuove costruzioni prima casa vendute direttamente dalle imprese, che passa dal 4 al 10%. Al riguardo il Servizio Studi della Camera segnala che quella del 4% è un’aliquota «ultraridotta», «adottata con una deroga specifica al momento della emanazione della prima direttiva Iva per una tabella predefinita di beni e servizi, e pertanto non modificabile: la normativa europea consente agli Stati membri di adottare due aliquote ridotte rispetto all’aliquota ordinaria, comunque non inferiori al 5%. Lo Stato italiano ha adottato una sola aliquota ridotta, al 10%. Occorrerebbe pertanto valutare la compatibilità comunitaria dell’aliquota introdotta dalla norma».
L’altra novità del decreto sblocca Italia è quella per cui, in base a un emendamento M5S, la deduzione Irpef del 20% della spesa per l’acquisto delle case (nuove o ristrutturate) non è più condizionata alla destinazione all’affitto dell’immobile. Un secondo emendamento, questa volta del Pd, ha circoscritto la norma alle sole case già costruite e rimaste invendute alla data della conversione del decreto. Le due norme si compenserebbero dal punto di vista finanziario ma il ministero delle Infrastrutture non condivide la modifica «grillina» perché eliminerebbe la ratio per la quale è stato pensato il provvedimento: è probabile che l’articolo venga riemendato in Aula.
Intanto sulla norma che modifica le concessioni autostradali sulla base di nuovi piani economico-finanziari, finita nei giorni scorsi nel mirino dell’Autorità dei trasporti e dell’Antitrust, l’Unione europea ha aperto una preprocedura di infrazione Eu-Pilot, chiedendo alle autorità italiane di fornire alcuni approfondimenti. In una comunicazione inviata il 17 ottobre alle autorità italiane dalla Dg Mercato interno e servizi, si osserva che la misura sembra consentire la realizzazione di «significative modifiche» ai contratti di concessione esistenti riguardanti, in particolare, lavori nell’ambito del rapporto concessorio e livello delle tariffe». Inoltre la Commissione paventa che le modifiche «potrebbero consistere in proroghe significative della durata di concessioni esistenti», in violazione delle direttive Ue sugli appalti pubblici che consentono lavori complementari non previsti nella concessione in essere «solo quando divenuti necessari, a seguito di una circostanza imprevista, per l’esecuzione dell’opera prevista», con specifiche condizioni.