Festeggiamo l’Europa, però starci ci costa 5,5 miliardi ogni anno
di Riccardo Torrescura – La Verità
Giusto per non annegare nel mare di retorica che da ogni parte ci viene riversato addosso in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma, forse è il caso di dare un piccolo sguardo ai numeri. A sentire quel che ci viene ripetuto in queste ore, sembrerebbe quasi che senza l’Ue il nostro Paese sarebbe sull’orlo del disastro, vivrebbe in un’era post apocalittica popolata di mostri e fustigata da miseria e povertà. Ci viene detto che i nostri attuali guai non dipendono affatto da Bruxelles e dagli euroburocrati, ma sono solo colpa nostra, frutto degli errori di noi italiani spendaccioni. Lo ha detto chiaramente il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem. Questo signore, reduce da una terrificante sconfitta elettorale in patria, si è inchiodato al suo scranno europeo, e dalla batosta alle urne non ha cavato nemmeno un briciolo di umiltà. In una recente intervista ha dichiarato: «Durante la crisi dell’euro, i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi interessati dalla crisi. Come socialdemocratico, do grande importanza alla solidarietà. Ma ci sono anche dei doveri. Non puoi spendere tutti i soldi in alcol e donne e poi chiedere aiuto».
Capito? Secondo lui gli Stati del sud Europa (tra cui ovviamente l’Italia) sono in crisi perché hanno speso soldi in vino e prostitute. Rispondere con una pernacchia sarebbe senz’altro liberatorio e probabilmente anche giusto, ma forse è più utile prendersi la briga di spiegare perché Dijsselbloem ha etto una menzogna. A questo proposito, è utilissimo il paper realizzato dal Centro studi ImpresaLavoro presieduto dall’imprenditore Massimo Blasoni. I cui ricercatori sono andati a vedere quanto ci costa rimanere nell’Ue. I risultati sono molto interessanti, perché emerge che non siamo affatto un Paese di profittatori che campano sulle spalle degli Stati del Nord.
«Negli ultimi sette anni, infatti, abbiamo versato nelle casse di Bruxelles 111 miliardi di euro, ricevendone indietro circa 73, spiega la ricerca di ImpresaLavoro. «Siamo quindi contributori netti dell’Unione per ben 38,6 miliardi di euro in sette anni. Circa 5,5 miliardi di euro all’anno: questo è quanto paghiamo per rimanere nell’Unione se ci fermiamo ai soli saldi finanziari tra quanto diamo e quanto riceviamo». In sostanza, versiamo più soldi a Bruxelles di quanti ne riceviamo indietro. Più di noi pagano soltanto Germania e Francia (che dall’Ue hanno ottenuto ben altri vantaggi). I Paesi Bassi dell’amico Dijsselbloem, invece, vengono dopo di noi nella classifica dei pagatori. «L’Italia non è l’unico contributore netto dell’Unione, ma rimane comunque il quarto Paese per contríbuzione netta in valore assoluto», spiegano i ricercatori di ImpresaLavoro. «Siamo in compagnia di grandi economie continentali come Germania, Regno Unito e Francia. Sono, invece, percettori netti, cioè ricevono da Bruxelles più di quanto versano, tutti i Paesi entrati nell’Unione in seguito all’allargamento ad est e alcuni membri storici come la Spagna (14 miliardi in sette anni), il Portogallo (20 miliardi), la Grecia (30 miliardi)».
Ma dalla ricerca emerge anche un altro dato interessante. Anzi, allarmante. In futuro, la permanenza nell’Ue potrebbe venirci a costare anche più di adesso. «Sui conti pesa anche l’incognita della Brexit: il Regno Unito, infatti, è stato contribuente netto dell’Unione per ben 54 miliardi di euro negli ultimi sette anni. Una cifra che rischia ora di essere ripartita tra gli altri contributori netti, Italia compresa, allargando ancora di più il divario tra quanto versiamo a Bruxelles e quanto riceviamo dall’Europa», dicono i ricercatori. «L’andamento della nostra economia negli anni dell’euro», nota Massimo Blasoni, «è stato sempre peggiore della media dei nostri partner continentali, eppure il nostro Paese non si è sottratto ai suoi compiti. Ha versato nelle casse dell’Unione più di quanto ha ricevuto in cambio, ha partecipato a strumenti di stabilità finanziaria di cui non ha mai usufruito, ha pagato con l’instabilità politica interna e un’endemica debolezza economica la sua partecipazione a mercato e moneta unica». È verissimo. In pratica, continuiamo a pagare per essere vessati. Buon anniversario, Europa.