Liberalizzazioni flop: bollette sempre più care
Antonio Signorini – Il Giornale
Le liberalizzazioni italian style non hanno quasi mai favorito i consumatori. Negli ultimi dieci anni i costi dei servizi hanno registrato aumenti che è difficile non spiegare con oligopoli di fatto, in particolare nei settori delle ex aziende pubbliche, e abusi di posizioni dominanti. Ieri la Cgia di Mestre ha calcolato aumenti record dal 2003 a oggi. Quasi tutti superiori al tasso di inflazione registrato nello stesso periodo. Per fare un esempio, l’acqua è aumentata del 85,2%. Percentuale sorprendentemente simile a quella dei rincari delle tariffe per la gestione dei rifiuti (81,8%). Servizi semi pubblici dove evidentemente la concorrenza non ha fatto sentire i suoi effetti. O meglio, non c’è mai stata. Un po’ meglio i pedaggi autostradali, anche se un aumento medio del 50,1% è comunque più del doppio rispetto all’inflazione. I trasporti urbani negli ultimi dieci anni sono aumentati del 49,6%. Anche se bisogna tenere conto che in Italia costavano molto meno rispetto al resto dei Paesi sviluppati. Solo i servizi telefonici – settore che ha registrato da subito una grande presenza di operatori stranieri – hanno subìto un calo: -15,9%. L’unico registrato dagli artigiani di Mestre. Male anche settori totalmente privati, come le assicurazioni sui mezzi di trasporto che sono salite del 197,1% (4 volte in più dell’inflazione) da quando sono state liberalizzate nel 1994. In linea con l’inflazione gli aumenti dei servizi postali (più 37,8%). I trasporti ferroviari dal 2000, cioè da quando è stata separata la rete ferroviaria da Trenitalia, hanno registrato aumenti del 57,4%, 1,7 volte l’inflazione, al pari delle autostrade. Nel settore dell’energia, che è liberalizzato solo dal 2007, gli aumenti sono stati del 19,9% in sette anni, 1,5 volte l’aumento dei prezzi al consumo nello stesso periodo. «Noi – ha osservato il presidente dell’associazione degli artigiani di Mestre Bortolussi – non siamo a favore di un’economia controllata dal pubblico. Segnaliamo che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi ai consumatori. Anche perché in molti settori si è passati da un monopolio pubblico ad un regime oligarchico che ha tradito i principi legati ai processi di liberalizzazione». Il calcolo per Bortolussi deve servire a futura memoria. «Invitiamo il governo Renzi a monitorare con molta attenzione quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo – conclude – registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le famiglie e le imprese».