Debito, nuovo record. Pesano i pagamenti arretrati alle imprese
Francesco Di Frischia – Corriere della Sera
Il debito pubblico italiano continua ad aumentare, mentre dalla produzione industriale e dalla cassa integrazione emergono segnali di un lento miglioramento dell’economia. Secondo Bankitalia a giugno il debito pubblico ha toccato il nuovo record di 2.168,4 miliardi, dovuto anche al pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione (proprio ieri il Tesoro ha messo a disposizione degli enti locali altri 3 miliardi), mentre i dati Inps sulla cassa integrazione indicano un calo dell’utilizzo pari al 25% rispetto al 2013 ed Eurostat conferma come la produzione industriale italiana, +0,9 a giugno, si muova in controtendenza rispetto all’Europa.
Entrando nel dettaglio, il debito pubblico in valore assoluto è cresciuto di 2 miliardi rispetto a maggio e di quasi 100 rispetto alla fine del 2013. Secondo il Documento di economia e finanza di aprile, il debito dovrebbe attestarsi a fine anno a 2.141 miliardi, pari al 134,9% del Prodotto interno lordo, ma è probabile che, con il peggioramento della congiuntura, questi obiettivi possano essere rivisti. Sull’aumento del debito nei primi sei mesi dell’anno hanno inciso i pagamenti dei debiti della Pa e anche la scelta del Tesoro di «fare provvista» sfruttando i bassi tassi di interesse nella prima parte del 2014, spiegano dal ministero dell’Economia, per far fronte «alla quota significativa» di debito in scadenza nella seconda metà dell’anno. Al momento quindi, fanno notare, «il conto di disponibilità», con le emissioni effettuate, è «elevato», ma entro l’anno tornerà a «livelli fisiologici di 25-30 miliardi».
I dati diffusi ieri da Bankitalia confermano anche la flessione delle entrate tributarie: sono state pari in giugno a 42,7 miliardi, in diminuzione del 7,7% (3,5 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2013. Nel periodo gennaio-giugno le entrate sono ammontate a 188,1 miliardi di euro, con un calo dello 0,7% (1,3 miliardi) rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. Calo da attribuirsi fondamentalmente alla recessione. A questo proposito l’Agenzia delle Entrate ha voluto precisare ieri con un comunicato che non c’è alcun allentamento della lotta all’evasione fiscale: «La direttiva di concentrarsi sul 2012 risponde a esigenze di celerità ed economicità dell’azione amministrativa» perché «in questo modo gli uffici potranno non solo accertare, ma anche recuperare effettivamente e nel più breve tempo possibile le somme evase». Ma «anche le annualità precedenti il 2012 saranno oggetto della massima attenzione e dei relativi controlli», assicura l’Agenzia.
In attesa dei dati di oggi sul Prodotto interno lordo del secondo semestre, che secondo gli analisti dovrebbero indicare un peggioramento del quadro anche nelle altri grandi economie della zona euro, Eurostat ha diffuso ieri i dati sulla produzione industriale. Nei 18 Paesi dell’Unione monetaria la produzione a giugno è scesa dello 0,3% rispetto a maggio. L’Italia si conferma in controtendenza, con un aumento dello 0,9% (ma resta un -0,4% su base annua).
Un capitolo a parte merita la Cig: secondo l’Inps a luglio il numero di ore di cassa integrazione autorizzato è stato di 79,5 milioni (-25% rispetto allo stesso mese del 2013). Ma si tratta di una media frutto dell’aumento della cassa integrazione straordinaria (+18,0%), del calo della cassa ordinaria (-38,3%) e soprattutto della cassa in deroga (-70%) che risente, però, del mancato rifinanziamento.
Insomma, un quadro di luci (poche) e ombre (tante). Tra queste ultime anche la gestione dei fondi strutturali europei. L’Italia rischia di perdere 5-6 miliardi di quelli del ciclo 2007-2013, mentre sta negoziando con l’Ue i fondi 2014-2020. Il premier Matteo Renzi ha riconosciuto ieri che «l’Italia ha speso peggio di come avrebbe potuto» i fondi europei, ma ora «stiamo affrontando la difficoltà». Della questione si occupa il sottosegretario Graziano Delrio che sul tema dei nuovi fondi previsti dall’accordo di partenariato 2014-2020 si sta arrivando all’accordo con Bruxelles. Il governo presto chiarirà con l’Europa sui vecchi fondi, ma intanto Palazzo Chigi assicura, in sintonia con la Commissione Ue e replicando a indiscrezioni di stampa, che non c’è alcun rischio di perdere per il futuro 40 miliardi. Ieri, parlando con il Wall Street Journal , Delrio ha sottolineato che il governo continua sulla strada tracciata, spiegando che non verranno aumentate le tasse ma tagliata la spesa. «E se ci sarà bisogno di sacrifici aggiuntivi, li chiederemo alla Pubblica amministrazione». Significa, spiegano i suoi collaboratori, «che si andrà avanti sulla spending review, a partire dai risparmi possibili sulle municipalizzate, come indicato dal commissario per la revisione della spesa, Carlo Cottarelli».