L’uomo dei risparmi ora aumenta il bus
Roberto Onofrio – Il Secolo XIX
Un taglio netto alle società partecipate, che in Italia sono più di 10 mila. Bene. Nel giro di un anno se ne potrebbero eliminare almeno 2 mila, garantendo a Regioni e Comuni 500 milioni di minori spese. Ottimo. Una politica anti-sprechi che in 3 anni assicurerebbe dai 2 ai 3 miliardi di risparmi. Fantastico. Il programma snocciolato ieri dal commissario alla spendíng review, Carlo Cottarelli, a proposito di società partecipate, ha un tono convincente, armonico. Giusto. Èpiù che corretto voler
sfoltire una giungla di municipalizzate che la politica italiana ha fatto crescere in questi anni in modo sconsiderato, per moltiplicare esponenzialmente incarichi, poltrone, consulenze. È più che legittimo volersi almeno avvicinare un po’ a Paesi molto più virtuosi, su questo fronte, come la vicina Francia, che non ha più di mille società partecipate.
Quello che stona, però, nel ragionamento proposto da Cottarelli, è il richiamo riferito al trasporto pubblico locale, perennemente deficitario. Che cosa “inventa” il commissario per risanare i bilanci in rosso di queste partecipate? L’aumento di ticket e abbonamenti. Per allinearsi ai parametri europei, dice, che contemplano prezzi più alti di quelli italiani. Peccato: c’è un sentore di già visto e
già sentito in questa ricetta, che difficilmente può disegnare un futuro diverso. Il cittadino, così, continua ad avere la sensazione – che è più di una sensazione – di dover essere comunque il terminale a cui chiedere il vero sacrificio per risanare i deficit di chi ha ideato e gestito (male) le varie aziende del trasporto pubblico. Non solo. Il paragone con i costi più alti richiesti in altri Paesi europei, che dovrebbe giustificare gli aumenti, è improprio. Per essere corretto dovrebbe mettere a confronto anche l’efficienza del servizio, l’ampiezza della rete, i tempi di percorrenza, la puntualità, la pulizia e il decoro dei mezzi e delle strutture. Tutte condizioni che, se realizzate anche in Italia, allargherebbero la platea degli utenti e quindi anche gli incassi.
Pagare il biglietto è giusto, cosi come trasformare i controllori in pubblici ufficiali, se può servire a scoprire chi fa il furbo. Meno nobile (e fin troppo semplice) sembra l’intenzione di chiedere un sovrapprezzo a chi continua a sopportare in silenzio disagi e disservizi.