Gli irriducibili del posto fisso
Giancarlo Mazzuca – Il Giorno
Il Belpaese sembra, in questi giorni, spaccato in due tra i sostenitori dell’abolizione di quell’articolo, il 18, che è sulla bocca di tutti, e tra coloro, guidati dai redivivi Camusso e Bersani che dicono.«Non passa lo straniero!». Che, nella fattispecie, ha le sembianze di Matteo Renzi. L’aspetto paradossale della vicenda è che molti non sanno neppure cosa nasconda davvero questo famigerato articolo e trattano della materia come se discettassero sul sesso degli angeli. Ma, al di la di questa specie di derby tra favorevoli e contrari, cosa ne pensano realmente gli italiani?
Renato Mannheimer mi ha girato un sondaggio molto interessante. Anche gli interpellati dalla ricerca si dividono a metà ma, soprattutto tra i giovani, prevalgono coloro che dicono “niet” all’abolizione. Se il 45% dei nostri connazionali è, infatti, contrario alla cancellazione dell’articolo, i pareri negativi salgono al 55% nella fascia d ‘età compresa tra i 25 e i 34 anni. Ancora: se il 43% è d’accordo sul fatto che l’eliminazione delle rigidità contrattuali agevolerebbe la ripresa economica, il 47% non è per niente convinto. Non solo: l ‘idea che la misura di Renzi possa favorire l’assunzione delle nuove leve trova oppositori soprattutto al Sud, dove i tassi di disoccupazione giovanile sono maggiori.
E allora? L’impressione è che si faccia tanto polverone sul nulla o quasi. Al di là della battaglia ideologica, che si sia combattendo anche all’interno del Pd, non sembra proprio che l’abolizione sia in grado di fare voltare pagina al Paese. Se è vero, infatti, che il 39% degli interpellati dall’Ispo sostiene che il provvedimento permetterebbe di compiere passi avanti, il 48% è di parere esattamente opposto. La percentuale dei fans alla fine del «18» cresce al 46% a patto che la misura abrogativa venga sostenuta da validi ammortizzatori sociali per i licenziati. Ma anche in questo caso, i contrari al provvedimento di Renzi si attestano al 40%. Insomma, il mito del «posto fisso» resta più che mai intatto. Soprattutto, strano a dirsi, tra le nuove generazioni.