Il calo dei redditi gela i consumi

Marzio Bartoloni – Il Sole 24 Ore

Il miracolo non c’è stato. I consumi sono praticamente fermi: si spende meno e solo per il necessario con il reddito disponibile che è tornato quello di 30 anni fa. L’effetto Renzi con il bonus da 80 euro che si era sentito in primavera si è affievolito e non ha lasciato il segno. Anche perché gli italiani – che rinunciano sempre di più alle spese extra (dai viaggi al pasto fuori casa fino alla salute e all’abbigliamento) – ne subiscono uno nuovo: l’«effetto Tasi», il tributo che tra i tanti preoccupa di più per l’incertezza che lo contraddistingue.

L’ultimo bollettino di guerra sullo stato di salute dell’economia delle famiglie italiane è contenuto nella nota di aggiornamento del Rapporto consumi diffuso ieri da Confcommercio. Uno stillicidio di numeri negativi. L’anno scorso la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2,5%, con una contrazione del 7,6% in otto anni, durante i quali il reddito disponibile reale pro capite è sceso del 13,1%, pari a un ammontare di 2.590 euro a testa. Quest’anno secondo la Confcommercio l’andamento sarà praticamente piatto: la chiusura dei consumi dovrebbe attestarsi su un fragile +0,2%, mentre il prossimo anno se si dovessero confermare le previsioni la crescita raggiungerà uno striminzito +0,7% (a fronte di +1% di Pil).

La fotografia attuale dei consumi oltre che a risentire della profonda crisi che ha investito il Paese negli ultimi anni ha radici anche più profone. In poco più di 20 anni i consumi degli italiani sono infattti cresciuti complessivamente soltanto del 12,3% e questa crescita è dovuta esclusivamente alla dinamica positiva dei servizi. Fenomeno che i commercianti indicano come «la terziarizzazione dei consumi», vale a dire che le famiglie sono costrette sempre di più a privilegiare i servizi rispetto ai beni. I primi, infatti, coprono ormai il 53% della spesa totale (dal 41,8% del 1992), mentre i secondi sono precipitati dal 58,2 al 47%. La prova più evidente di questo spostamento riguarda la fruizione a esempio di servizi come la telefonia cellulare o internet che hanno preso il posto di consumi una volta privilegiati come l’abbigliamento o l’alimentazione.

Non solo: secondo la nota di Confcommercio i consumi cosiddetti “obbligati” (dalla casa alla benzina, dall’assicurazione alla sanità) coprono ormai il 41% del totale: per la casa, spesa obbligata per antonomasia, si è passati dal 17,1% al 23,9% del totale. Alla fine quindi la cifra che ogni famiglia ha a disposizione per tutto il resto, e su cui ha pertanto libertà di scelta, si è ridotta: l’indice delle possibilità effettive di consumo è infatti crollato a 10.900 euro dai 14.300 del 1992. Un terremoto che ha cambiato il modo in cui apriamo e chiudiamo il portafogli. Nel 2013 gli italiani hanno rinunciato soprattutto ai pastifuori casa (-4,1%) e in particolare per l’alimentazione domestica (-4,6%), ai viaggi e alle vacanze (-3,8%), alla cura del sé e alla salute (-3,5%). Con un vero tracollo della spesa per l’abbigliamento e le calzature (-6,3%). E anche quest’anno, anche se più affievoliti, resteranno i segni meno.

Il dato di partenza resta quello della difficoltà di arrivare a fine mese: il reddito disponibile delle famiglie italiane è infatti fermo ai livelli di 30 anni fa. Nel 2014 il reddito è pari a 17.400 euro (come il 2013), mentre nel 1986 era a 17.200 euro. Su tutto poi pesa la fiducia dei consumatori schizzata in alto in primavera grazie all’avvento del Governo Renzi e ai suoi annunci culminati nel bonus 80 euro, ma che ora si è affievolita «producendo solo modesti effetti sui comportamenti di spesa tra aprile e luglio», sottolinea l’Uffico studi di Confcommercio. I consumatori sono infatti tornati a guardare al futuro con preoccupazione: troppe le incertezze, a cominciare da quelle relative alle tasse, Tasi in prima fila. Ora se agli annunci non seguiranno «azioni coerenti» questo clima di fiducia «non si consoliderà». Il presidente di Confcommercio Sangalli dà però ancora credito al premier: «La priorità assoluta in Italia resta la riduzione delle tasse. Sono convinto che Renzi ce la farà ad estendere il bonus degli 80 euro».