Dal 2009 al 2014 l’Italia ha tagliato il 34,1% della spesa pubblica per investimenti

Lunedì scorso Mario Draghi ha sostenuto che la ripresa nell’Eurozona è «moderata» e sostenuta principalmente» dalle politiche di stimolo della Bce. «È sempre più chiaro – ha concluso – che i governi dovrebbero sostenere questa ripresa con investimenti pubblici e una tassazione più bassa». Il suo monito arriva in un contesto storico nel quale, nell’Unione Europea, il calo degli investimenti pubblici è di 47,7 miliardi rispetto ai massimi registrati nel 2009 (454,9 miliardi di euro).  Nell’area euro, invece, il calo è ancora più marcato: dai 337,7 miliardi del 209 si è passati ai 275,3 miliardi del 2014. In termini reali siamo quindi tornati ai valori del 2005, con investimenti pubblici pari 2,9% del Pil nell’Unione Europea a 28 (rispetto al 3,7% del 2009).

L’Italia ha tagliato del 34,1% la spesa pubblica per investimenti, passando dai 54,1 miliardi del 2009 ai 35,6 miliardi del 2014, con una riduzione di circa 18,5 miliardi di euro. Tradotto su basi relative, l’Italia spende ora solo il 2,2% del Pil per investimenti pubblici, con un calo dell’1,2% rispetto al 2009. Si tratta del valore più basso fatto registrare dal 2004 ad oggi. Dal 2009 al 2014 la spesa pubblica per investimenti è calata ogni anno.

Si confermano le differenze tra i paesi cosiddetti “virtuosi” e quelli periferici dell’Eurozona. Tra i paesi dell’aerea euro che hanno ridotto in misura più marcata la spesa pubblica per investimenti, insieme all’Italia, compaiono infatti la Spagna (-3,0% in rapporto al Pil), Cipro (-2,2%) e Portogallo (-2,1%), con la Grecia appaiata all’Italia (-1,2%) ma in ripresa rispetto al 2013 (-2,0%). Tendenza positiva, invece, per paesi dell’area Euro come Finlandia (+0,2% sul Pil) e Malta (+1,4%), mentre il calo è più limitato in Germania (-0,2%), Austria (-0,4%) e Francia (-0,6%). Al di fuori dell’Eurozona, si va dal +2,1% dell’Ungheria al -1,8% della Croazia, passando per il +0,8% della Danimarca, il -0,7% del Regno Unito e la sostanziale invarianza della Svezia (0,0%).

«Le parole del governatore Draghi mettono il dito nella piaga della mancata crescita economica del nostro Paese» osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. «Da noi si continua insomma a voler seguire una ricetta tanto logora quanto perdente: ostacolare lo sviluppo delle imprese, tagliare gli investimenti pubblici, rinviare sine die ogni azione politica di spending review (nonostante da tempo siano stati ben individuati i centri di spesa da eliminare) e consentire un aumento costante incontrollato della spesa pubblica corrente».

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