Fuga dal canone TV. E la Rai in bolletta perseguita i cittadini

Paolo Bracalini  – Il Giornale

Più di trecentomila disdette del canone Rai ogni anno, e in aumento: 310mila nel 2010, 328mila nel 2011, 357mila nel 2012. Una velocità di crociera inquietante per i vertici Rai, che già devono fare i conti con un’evasione del canone (la tassa più odiata dagli italiani, sondaggio dell’Anci) che la Rai stima in un 27% e un mancato introito valutato in 500 milioni di euro l’anno. Famiglie ma soprattutto imprese che secondo la Rai dovrebbero pagare il canone e invece non lo fanno, causando un buco all’azienda. Su cui poi si abbatte anche il prelievo governativo di 150 milioni di euro e il calo delle entrate da pubblicità. Il fronte “canone”, dunque, rimane quello più scoperto per viale Mazzini, a caccia di un sistema più valido per recuperare soldi anche da negozi, aziende, studi professionali, uffici, partite Iva. La legge, antiquata e ambigua, permette alla Rai di pretendere il canone anche da chi non guarda la tv o usa schermi e computer solo per lavoro, perché per far scattare l’imposizione basta il semplice possesso. L’invio in questi giorni di mezzo milione di lettere che hanno fatto insorgere artigiani e imprese va proprio in questa direzione. Ma l’effetto finora non è stato quello sperato, con l’esplosione della polemica e poi le interrogazioni parlamentari di Forza Italia, Lega e anche Ncd, che chiede un intervento del governo per fermare lo “stalking” della Rai alle imprese, mente anche il Pd in Vigilanza Rai attacca l’azienda: «Sul canone speciale hanno fatto un vero pasticcio». Ci potrebbe essere di più, persino un rilievo penale, secondo il senatore Maurizio Rossi (ex Scelta Civica) che in Vigilanza solleva il dubbio: «La condotta tenuta dalla Rai potrebbe rientrare in quella descritta nell’art. 640 del codice penale, che prevede la fattispecie della truffa quando qualcuno “con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”. Mi riservo di approfondire tali aspetti inquietanti e di trasmettere gli atti all’autorità giudiziaria» dice il senatore.

La Rai, nel frattempo, va avanti per la sua strada con la Direzione Abbonamenti che conta sulla bellezza di 380 persone (nel 2012), una mini Agenzia delle Entrate dedicata al recupero del canone Rai. Ma le cose non filano come viale Mazzini vorrebbe. Non solo aumentano le disdette ma anche i morosi, cioè iscritti a ruolo che smettono di pagare il bollettino. Un esercito: 963mila italiani. Che fare, dunque? Spedire mezzo milione di lettere del canone speciale ai titolari di attività iscritti alle Camere di commercio, e vedere l’effetto che fa. Ma non solo. Scrive la Corte dei Conti nella sua ultima relazione sulla tv di Stato (febbraio 2014) che viale Mazzini sta facendo pressing sui Comuni e sull’Agenzia delle Entrate a caccia di informazioni preziose per far lievitare gli introiti da canone, come i nominativi dei potenziali possessori di apparecchi televisivi. «Ad avviso della Rai – scrive la Corte dei Conti – tali nominativi possono essere ricavati consultando gli archivi anagrafici in possesso dei Comuni, alcuni dei quali, come evidenzia la stessa società, oppongono un netto rifiuto adducendo argomentazioni fondate su rispetto dei vincoli posti dalla legislazione in materia anagrafica e sulla disciplina della privacy». Non è come per le banche dati della Camere di Commercio, dove non c’è privacy sui titolari di ditte o partite Iva, che infatti la Rai prende in blocco per inviare le richieste di canone speciale. Per le persone, purtroppo per la Rai, c’è la privacy e quindi molti Comuni dicono no. Ma anche l’Agenzia delle Entrate non soddisfa le richieste della Rai, che «con tre successive istanze» ha chiesto di acceder ai dati personali di chi compra un televisore. Fino al 2001 era la prassi, poi il Garante della privacy ha vietato alla Rai la raccolta dei nominativi e adesso un ricorso contro il provvedimento pende in Cassazione. Nell’attesa di una sentenza definitiva, la Rai non può attivare il suo Grande Fratello fiscale. Tocca provare altre strade, tipo la pesca a strascico sul canone speciale.