canone

Le false vittorie del governo

Le false vittorie del governo

Davide Giacalone – Libero

44 miliardi escono oggi dalle tasche degli italiani e si lanciano nel dirupo delle casse erariali. A salutare il loro precipitare hanno trovato la fanfara di due annunci: nel 2015 non aumenteranno né le tasse sulla casa né il canone Rai. Ma non basta, perché ad accompagnare il volo c’è anche un fatto: solo il 15% della delega fiscale ha fin qui trovato attuazione, scadendo il prossimo 27 marzo. E fra le cose che si dicono imminenti c’è 1’ennesima ridefinizione dell’abuso di diritto. Che è uno strazio del diritto.

Andiamo con ordine. Le imposte legate alla casa non aumenteranno. Che bello. La verità è più prosaica: il governo aveva annunciato che il 2015 sarebbe stato l’anno della “local tax”, sicché una sola tassa che le avrebbe ricomprese tutte, e invece s’è arreso, lasciando tutto com’è. Questa è la notizia. E veniamo al canone Rai: non aumenterà. Evviva. Scusate, ma non doveva dimezzarsi? L’annuncio era: si pagherà la metà e lo si farà con la bolletta elettrica. La notizia è che l’operazione governativa è abortita. Tutto il capitolo della semplificazione fiscale, del resto, dovrebbe essere compitato entro la fine di marzo, dando attuazione alla delega fiscale. Fin qui siamo a carissimo amico.

Dicono in arrivo la parte relativa all’abuso di diritto. Leggo le anticipazioni e inorridisco. Dunque: non sarebbe più reato, ma il fisco può continuare a contestare non violazioni della legge, non evasioni fiscali, ma elusioni fondate sull’applicazione della legge. Non ha alcun senso supporre che il rispetto di una legge possa essere un abuso. Se lo è, ciò discende dal fatto che la legge è scritta male. La riscrivano. Comunque: equiparato all’elusione, l’abuso continuerà ad essere contestato. A quel punto il contribuente dovrà dimostrare di avere agito con finalità non malevole. Quindi: il fisco contesta e il contribuente deve dimostrare di non essere in peccato. Manco il tribunale dell’inquisizione. Il contribuente, però, può prevenire il problema: quando dovrà applicare una legge, potendo scegliere fra quella e un’altra, potrà evitare d’incorrere in tentazione chiedendo prima al fisco cosa sua signoria suggerisce di fare. Appena oltre il confine, se scegli con attenzione, si paga meno ed è tutto più semplice. Se vai in Lussemburgo al funzionario non chiedi quale leggi applicare, ma tratti quale aliquota ti applica, se vai a fargli compagnia. Ecco, se siete di buon carattere, diciamo che tali notizie potrebbero allietarvi le feste, strappando un sorriso. Se già malmostosi, c’è solo da sperare che vi distraiate.

Bondage tributario

Bondage tributario

Davide Giacalone – Libero

Dal governo dicono: aboliamo il canone Rai. Bravi. Bravissimi. Applausi. Poi leggi con attenzione: hanno in animo di abolire la tassa per il possesso del televisore, ma introducono un obbligo di finanziamento della Rai, proporzionale al reddito e ai consumi, che grava su tutti i contribuenti, anche quelli che non possiedono il televisore. Meno bravi. Molto meno. Vabbe’, non lo aboliscono, ma lo riducono, facendolo passare dagli attuali 113.50 euro a una somma variabile fra 35 e 80 euro. Bravini. Però poi ci ragioni e ti accorgi che no, alla fine il prelievo fiscale aumenterà. E non solo perché sarà più facile colpire l’evasione, ma anche perché sarà lecito colpire le persone oneste. Che non è una bella cosa.

Come al solito, ci tocca ragionare sugli annunci. Costantemente divisi dai testi di legge da un congruo lasso di tempo. Questa volta l’attesa dovrebbe essere breve, dato che siamo alla fine di ottobre e sono prossimi alla stampa i bollettini da inviare agli italiani, in partenza a gennaio. Quei bollettini dovrebbero sparire e il corrispettivo dovrebbe essere pagato con il modello F24. Qui comincia la nebbia, perché dal governo dicono che ciascuna “famiglia” pagherà in ragione del reddito e dei consumi. Ma le famiglie non compilano dichiarazioni dei redditi e non pagano modelli F24, quelli sono i singoli contribuenti. Chi e come calcola il reddito e i consumi familiari? Ancora prima: cos’è una famiglia? Domanda pertinente, perché oggi la Rai non considera “famiglia” neanche marito e moglie, ove risiedano in case diverse, arrogandosi, una televisione di Stato, il diritto di stabilire che non basta un canone, ma ne devono pagare due. Una famiglia, due canoni. Del resto, pensate a tutte le unioni di fatto, etero od omosessuali: in attesa che si concluda l’ozioso dibattito su matrimoni, equiparazioni e diversità, fin qui era chiaro che se sto a casa mia (proprietà o affitto, non cambia) e pago il canone, ove ospiti, a scopo di lussuria o conversazione, un altro individuo, del mio sesso o di sesso diverso, quell’altro non è tenuto al pagamento del canone. Con la novità, invece, paghiamo tutti: quattro conviventi, quattro canoni.

Con la novità, del resto, paga il canone anche la badante del nonno. È stata assunta per assisterlo e conviverci, già oggi la Rai le manda il bollettino, trattandola da evasore senza che minimamente lo sia, ma domani non riceverà la missiva, non avrà casa propria, non possiederà un televisore, ma dovrà pagare. Diciamo che le stiamo fornendo una ragione in più per sposare il nonno. Sperando che il vegliardo sia ancora nelle condizioni di accorgersene e usufruirne, ma mettendo in conto che, in quel modo, ella s’appropria di una parte dell’eredità. Tirate le somme, si raggiunge una vetta d’illogicità ideologica: dopo avere sostenuto la bischerata che se pagassimo tutti pagheremmo meno, si realizza un sistema nel quale paghiamo tutti, paghiamo meno, ma ci costa di più. Segnalo la cosa perché, se riescono a farla, è degna dei manuali sulle perversioni fiscali. Una specie di bondage tributario.

Chiudo segnalando il reiterato imbroglio, dato che la Rai, nel succedersi di vertici politici, tecnici, professorali, al di sopra e al di sotto delle parti, continua a ripetere sempre la stessa solfa: il canone italiano è fra i più bassi d’Europa. È falso. Quel gettito copre il 50% del finanziamento Rai, ed essendo l’altra metà procurata da introiti pubblicitari, facilissimi da raggiungere perché con spazi illimitati, venduti anche a prezzi stracciati, in reti rette da soldi pubblici, ne deriva che ciò che lo Stato, con le sue leggi, garantisce alla Rai è il doppio del canone. Che, a quel punto, non è proprio per niente fra i più bassi d’Europa, ma il più alto. Si obietta: molti lo evadono. Sono dei cattivoni, perché non si evade. Ma hanno ragione, perché è un prelievo iniquo e insensato. Apposta sostengo che va abolito, cancellato, incenerito. Non camuffato e illegittimamente travestito da imposta progressiva sui redditi, quale con questa riforma diviene. E la Rai, come fa a campare? Vende, si ridimensiona. Magari prova anche a fare il servizio pubblico, sempre che si trovi qualcuno in grado di stabilire cosa sia.

Fuga dal canone TV. E la Rai in bolletta perseguita i cittadini

Fuga dal canone TV. E la Rai in bolletta perseguita i cittadini

Paolo Bracalini  – Il Giornale

Più di trecentomila disdette del canone Rai ogni anno, e in aumento: 310mila nel 2010, 328mila nel 2011, 357mila nel 2012. Una velocità di crociera inquietante per i vertici Rai, che già devono fare i conti con un’evasione del canone (la tassa più odiata dagli italiani, sondaggio dell’Anci) che la Rai stima in un 27% e un mancato introito valutato in 500 milioni di euro l’anno. Famiglie ma soprattutto imprese che secondo la Rai dovrebbero pagare il canone e invece non lo fanno, causando un buco all’azienda. Su cui poi si abbatte anche il prelievo governativo di 150 milioni di euro e il calo delle entrate da pubblicità. Il fronte “canone”, dunque, rimane quello più scoperto per viale Mazzini, a caccia di un sistema più valido per recuperare soldi anche da negozi, aziende, studi professionali, uffici, partite Iva. La legge, antiquata e ambigua, permette alla Rai di pretendere il canone anche da chi non guarda la tv o usa schermi e computer solo per lavoro, perché per far scattare l’imposizione basta il semplice possesso. L’invio in questi giorni di mezzo milione di lettere che hanno fatto insorgere artigiani e imprese va proprio in questa direzione. Ma l’effetto finora non è stato quello sperato, con l’esplosione della polemica e poi le interrogazioni parlamentari di Forza Italia, Lega e anche Ncd, che chiede un intervento del governo per fermare lo “stalking” della Rai alle imprese, mente anche il Pd in Vigilanza Rai attacca l’azienda: «Sul canone speciale hanno fatto un vero pasticcio». Ci potrebbe essere di più, persino un rilievo penale, secondo il senatore Maurizio Rossi (ex Scelta Civica) che in Vigilanza solleva il dubbio: «La condotta tenuta dalla Rai potrebbe rientrare in quella descritta nell’art. 640 del codice penale, che prevede la fattispecie della truffa quando qualcuno “con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”. Mi riservo di approfondire tali aspetti inquietanti e di trasmettere gli atti all’autorità giudiziaria» dice il senatore.

La Rai, nel frattempo, va avanti per la sua strada con la Direzione Abbonamenti che conta sulla bellezza di 380 persone (nel 2012), una mini Agenzia delle Entrate dedicata al recupero del canone Rai. Ma le cose non filano come viale Mazzini vorrebbe. Non solo aumentano le disdette ma anche i morosi, cioè iscritti a ruolo che smettono di pagare il bollettino. Un esercito: 963mila italiani. Che fare, dunque? Spedire mezzo milione di lettere del canone speciale ai titolari di attività iscritti alle Camere di commercio, e vedere l’effetto che fa. Ma non solo. Scrive la Corte dei Conti nella sua ultima relazione sulla tv di Stato (febbraio 2014) che viale Mazzini sta facendo pressing sui Comuni e sull’Agenzia delle Entrate a caccia di informazioni preziose per far lievitare gli introiti da canone, come i nominativi dei potenziali possessori di apparecchi televisivi. «Ad avviso della Rai – scrive la Corte dei Conti – tali nominativi possono essere ricavati consultando gli archivi anagrafici in possesso dei Comuni, alcuni dei quali, come evidenzia la stessa società, oppongono un netto rifiuto adducendo argomentazioni fondate su rispetto dei vincoli posti dalla legislazione in materia anagrafica e sulla disciplina della privacy». Non è come per le banche dati della Camere di Commercio, dove non c’è privacy sui titolari di ditte o partite Iva, che infatti la Rai prende in blocco per inviare le richieste di canone speciale. Per le persone, purtroppo per la Rai, c’è la privacy e quindi molti Comuni dicono no. Ma anche l’Agenzia delle Entrate non soddisfa le richieste della Rai, che «con tre successive istanze» ha chiesto di acceder ai dati personali di chi compra un televisore. Fino al 2001 era la prassi, poi il Garante della privacy ha vietato alla Rai la raccolta dei nominativi e adesso un ricorso contro il provvedimento pende in Cassazione. Nell’attesa di una sentenza definitiva, la Rai non può attivare il suo Grande Fratello fiscale. Tocca provare altre strade, tipo la pesca a strascico sul canone speciale.

Mangiasoldi di Stato

Mangiasoldi di Stato

Alessandro Sallusti – Il Giornale

Nell’ultimo anno sono stati scritti fiumi di inchiostro per analizzare il fenomeno Grillo e quello dell’astensionismo. Si tratta di diversi milioni di voti in libera uscita da quella che è chiamata la «politica tradizionale». E giù spiegazioni sociologiche, a volte antropologiche. A mio avviso la questione è molto ma molto più semplice, e solo in piccola parte ha a che fare con il disgusto per gli scandali grossi e piccoli che la politica ha offerto alle cronache. L’esempio del doppio canone Rai per artigiani, commercianti e partite Iva è illuminante.

Milioni di italiani si sentono – giustamente – vittime di un’estorsione di Stato ma non un partito alza un dito, nessuno ascolta la loro rabbia, non uno che provi a porre rimedio al problema. Parliamo di almeno cinque milioni di cittadini che sull’argomento sono rimasti senza rappresentanza politica. Tace quel furbetto di Renzi, che a parole promette basta tasse e basta burocrazia ma che nei fatti si guarda bene dal tutelare i contribuenti dagli esattori abusivi della Rai. Tace, dispiace dirlo, Forza Italia, probabilmente timorosa di essere accusata di volere penalizzare la Rai a vantaggio di Mediaset. In generale tacciono tutti, perché la Rai ancora prima che tv di Stato è tv della politica, quindi cosa loro. Che se poi uno ci mette la faccia rischia pure la ritorsione di non essere più invitato a Ballarò o in una delle tante trasmissioni-passerella.

Mi metto nei panni di uno dei cinque milioni di italiani costretti a pagare una nuova e ingiusta tassa occulta. Che faccio alle prossime elezioni? Semplice: punisco chi mi ha gabbato, o almeno non ha provato a difendermi come avrei meritato. Oppure risolvo il problema a modo mio, andando a ingrossare, per legittima difesa, le file degli evasori fiscali. Perché l’evasione non è solo figlia della furbizia o della disonestà. Il più delle volte è un’inevitabile risposta a una tassa eccessiva o ingiusta, come lo è quella che la Rai vuole imporre a possessori di computer teoricamente in grado di connettersi con un canale tv.

Così come è successo sulla casa, la doppia tassa sul canone è la prova che il governo Renzi fa il gioco delle tre tavolette. Taglia gli sprechi ai comuni e alla Rai e poi permette che questi si rifacciano su di noi. Non c’è quindi da stupirsi che il cinquanta per cento degli italiani non vada a votare e un altro venti scelga Grillo. Sicuramente non è la strada per risolvere i problemi, ma a volte vendicarsi può lenire il senso di abbandono e quello di ingiustizia.