Immigrazione, governo pigro
di Massimo Blasoni – Panorama*
Per frenare i flussi diretti nel nostro continente correttamente la Commissione Europea ha correttamente proposto iniziative di sviluppo nei Paesi di origine dei migranti. Resta però una grande incertezza sui tempi e sull’entità dei finanziamenti e per il momento continuano gli sbarchi sulle nostre coste. Bloccata o quasi la rotta balcanica, in questa fase siamo la porta di accesso all’Europa. Ma quanto ci costa l’emergenza? Una stima per il 2016, prudenziale, è contenuta nel Def, il Documento di ecoomia e finanza proposto dal governo e approvato dal Parlamento. Secondo il governo il costo è di 4 miliardi e 115 milioni, cioè un miliardo e mezzo in più rispetto a quanto abbiamo speso l’anno scorso. Gli importi si dividono tra soccorso in mare, spese di accoglienza, sanità e istruzione a cui si aggiungono gli altri costi dei ministeri degli Interni e della Giustizia.
La solidarietà è lodevole e spesso necessaria, nulla da dire, tuttavia camminando per le nostre città è difficile non avere la sensazione che i profughi siano davvero molti, in prevalenza giovani maschi e forse non tutti in fuga da una guerra. È evidente che l’emergenza non è stata gestita bene ed è diventata dopo dieci anni un fenomeno ormai strutturale. Le fotosegnalazioni sono troppo lente ed è infinita la prassi che consente ai richiedenti asilo di fermarsi nel Paese anche in caso di diniego e sino agli esiti dell’appello. Tutto ciò con spese legali e mantenimento a carico della collettività. Non va dimenticato poi che il numero dei profughi sbarcati è nettamente superiore a quello degli oltre 100mila presenti nelle strutture di accoglienza. È un fatto: quelli che non risiedono nei vari Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) e Cas (Centri di accoglienza straordinaria) o sono andati all’estero o si sono “persi” nel nostro Paese. Ben pochi per il momento si sono visti riconosciuto il diritto d’asilo, un po’ per la lentezza della nostra burocrazia, un po’ perché obbiettivamente non ne avevano diritto essendo migranti economici e non profughi.
L’Europa non si è dimostrata particolarmente solidale con il nostro Paese nella gestione della crisi. Sia chiaro, la concessione al nostro governo di maggiore flessibilità di bilancio per questi fini da parte di Bruxelles rappresenta semplicemente l’autorizzazione a spendere i nostri denari. Il concreto contributo europeo all’Italia è stato unicamente di 120 milioni nel 2015 e le previsioni per il 2016 sono in linea. Una cifra irrisoria se pensiamo che i costi superano i 4 miliardi. Non è così per tutti. Per la Turchia sono stati stanziati 3 miliardi di euro per gestire l’emergenza siriani. Di questi uno è a carico del bilancio europeo, il resto a carico degli Stati membri. Fatti due conti il nostro apporto supera i 300 milioni. Il fatto è che nel nostro Paese non solo aumentano gli sbarchi ma in assenza di rimpatri il numero dei migranti fisicamente presenti cresce senza un freno. Le soluzioni ovviamente non sono facili ma non è nemmeno accettabile rinviare ogni azione ad iniziative tutte ancora da definire sui territori di provenienza dei migranti. Ci sono in Europa governi pigri ed altri più autorevoli. Difficile non ascrivere il nostro alla prima categoria.
* Da “Panorama” del 21 luglio 2016