Pagamenti PA a quota 30 miliardi
Carmine Fotina – Il Sole 24 Ore
Due settimane esatte al giorno di San Matteo. Si avvicina la scadenza fissata da Matteo Renzi, il 21 settembre, per smaltire la totalità dei debiti della Pa, un impegno assunto dal premier come una “scommessa” personale sei mesi fa nel corso di una puntata di Porta a Porta. Conclusa la pausa estiva, si può ora fare un bilancio generale in vista dell’ambizioso obiettivo: sia lo stato dell’arte dei pagamenti sia quello delle norme applicative risultano ancora incompleti e occorrerebbe un formidabile sforzo da sprinter per chiudere in tempo tutte le partite aperte. Al ministero dell’Economia non si fanno drammi, però, anche perché, si sottolinea, tutti i meccanismi messi in campo sono ormai funzionanti e le richieste di certificazione avanzate dalle imprese per cedere i crediti alle banche si stanno mantenendo anche al di sotto delle disponibilità. Entro due settimane si farà di nuovo il punto con tutte le parti che hanno sottoscritto a luglio un protocollo di impegni – enti debitori, banche, imprese, Cdp – e in quella sede si conta di dare una sterzata decisiva per superare l’attuale risultato: siamo intorno ai 30 miliardi già pagati ai creditori.
Le risorse pagate
Dai 90 miliardi di debiti commerciali stimati da Banca d’Italia a fine 2012 si è passati ai 75 miliardi dell’ultima relazione di via Nazionale, cifra che tuttavia includerebbe anche debiti non ancora scaduti e un’ampia zona grigia costituita dai debiti fuori bilancio e da quelli oggetto di contenzioso. Più realisticamente, secondo le valutazioni del Tesoro, la cifra da “aggredire” si avvicina ai 60 miliardi. Sommando i tre decreti che hanno stanziato risorse per i pagamenti, complessivamente sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi dei quali 6,5 destinati a rimborsi di imposta. In attesa del prossimo dato ufficiale, l’ammontare dei debiti pagati era, al 21 luglio scorso, pari a 26,1 miliardi a fronte di 30,1 miliardi già distribuiti alle Pa perché paghino i loro debiti. La maggioranza dei crediti incassati riguarda spese di parte corrente, 7,5 miliardi sono andati invece a coprire debiti di parte capitale (spese per investimenti) e 2,5 miliardi sono stati impiegati per i rimborsi di imposta. Nel frattempo, però, secondo prime valutazioni dei tecnici, gli enti debitori avrebbero girato quasi tutte le risorse e alle imprese dunque sarebbero già affluiti circa 30 miliardi.
La cessione dei crediti
Con il recente Dl 66/2014 sono state varate misure per facilitare la cessione dei crediti certificati (solo di parte corrente) mediante la garanzia dello Stato. La Cdp, che può intervenire in ultima istanza rilevando a sua volta i crediti dalle banche, ha messo a disposizione un plafond di 10 miliardi e, al 4 settembre, con un trend in rallentamento negli ultimi 10 giorni, sono state presentate 55.684 istanze di certificazione da parte delle imprese per circa 6 miliardi. Per trasmettere la domanda di certificazione, le imprese che non lo hanno ancora fatto hanno tempo fino al 31 ottobre 2014, dunque in ogni caso oltre la scadenza del 21 settembre. E ad ogni modo, l’invio delle istanze non esaurisce l’iter in quanto le Pa debitrici hanno a loro volta ulteriori 30 giorni di tempo per certificare o fornire, in alternativa, un rifiuto accompagnato da «puntuale motivazione». Secondo prime indicazioni raccolte sul campo, non sarebbero pochi i casi di amministrazioni che stanno opponendo un diniego, più o meno ben motivato, alle imprese richiedenti. Resta intanto irrisolta la questione delle spese in conto capitale. Il pagamento di spese per investimenti (ulteriore rispetto ai 7,5 miliardi già liquidati) è infatti frenato dall’impatto che determinerebbe sul deficit e molto probabilmente bisognerà aspettare la legge di stabilità per verificare possibili coperture.L’attuazione
Fin qui i freddi numeri. Passando all’attuazione normativa, in base alla tabella pubblicata sul sito del ministero, al momento è stato concluso l’iter di 8 provvedimenti su 14 previsti dal Dl 66. Il fondamentale decreto con le modalità per far scattare la garanzia statale sui crediti ceduti risulta «in registrazione alla Corte dei Conti». Nel frattempo, al Mef si studiano nuovi meccanismi di controllo dei tempi medi dei nuovi pagamenti, per evitare che – smaltiti gli arretrati storici – se ne formino di nuovi: in arrivo sanzioni severe per gli enti ritardatari.