ammortizzatori sociali

Ammortizzatori sociali troppo onerosi in Italia

Ammortizzatori sociali troppo onerosi in Italia

di Massimo Blasoni – Metro

Nel 2014 la nostra spesa per ammortizzatori sociali è stata pari a 22 miliardi 976 milioni di euro, con un saldo negativo di 13 miliardi 824 milioni a carico della fiscalità generale dello Stato. Anche questa volta il sistema è stato pertanto finanziato solo parzialmente dalle imprese (per una quota di 9 miliardi 152 milioni di euro), chiamate a contribuire a diverso titolo e in base a norme specifiche a seconda della diversa tipologia di intervento.

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Costi, finanziamento e struttura degli ammortizzatori sociali in Italia

Costi, finanziamento e struttura degli ammortizzatori sociali in Italia

ABSTRACT

La spesa per ammortizzatori sociali in Italia è arrivata nel 2013 alla cifra record di 23,6 miliardi di euro (nel 2007 erano 7,9 miliardi). Il sistema nel suo complesso è finanziato per una quota di circa 9 miliardi di euro annui a carico delle imprese, le quali sono soggette a contribuzione a diverso titolo e in base a norme specifiche a seconda della diversa tipologia di intervento a cui è riservata la copertura. Di questi 9 miliardi annui, una quota appena inferiore ai 4 costituisce formalmente la contribuzione a copertura della cassa integrazione guadagni, sia essa ordinaria o straordinaria; 600 milioni circa sono le entrate (a carico delle imprese) a copertura dell’indennità di mobilità, mentre la restante parte è destinata all’indennità di disoccupazione e alle neonate ASPI e mini-ASPI. Le uscite eccedenti (nulle nel 2007) vanno a carico della fiscalità generale: l’esborso a carico dello Stato è incrementato nel tempo fino ai 14,6 miliardi del 2013 (38,1 miliardi la spesa del triennio 2011-2013).
Già nel 2010, il MEF rilevava che il sistema degli ammortizzatori sociali in Italia risulta eccessivamente oneroso (per le imprese e per lo Stato), poco universale, iniquo nei sistemi di finanziamento e inadeguato a fronteggiare il mutato contesto economico e produttivo. Mentre i beneficiari delle prestazioni corrispondono ad un insieme circoscritto di soggetti (alcune categorie di imprese e alcune categorie di lavoratori), il sistema è finanziato in misura sempre più ampia dalla collettività nel suo complesso; inoltre non vi è diretta corrispondenza tra flussi di entrata e in uscita nemmeno a livello di misure singole: le contribuzioni a carico delle imprese per la cassa integrazione guadagni ordinaria, ad esempio, coprono regolarmente anche le uscite (a favore dei lavoratori) per l’indennità di mobilità. Il paper analizza nel dettaglio i costi complessivi del sistema, le modalità con cui essi vengono finanziati, separando il contributo a carico delle imprese da quello a carico della fiscalità generale, ed inoltre analizza la struttura degli strumenti attivati ed alcuni principi e ipotesi di una loro riforma.
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Rassegna stampa
Libero
Il Fatto Quotidiano
ImpresaLavoro: «Spesa sociale a 23,6 miliardi nel 2013. Triplicata in sette anni»

ImpresaLavoro: «Spesa sociale a 23,6 miliardi nel 2013. Triplicata in sette anni»

Il Fatto Quotidiano

La spesa per gli ammortizzatori sociali in Italia è arrivata nel 2013 alla cifra record di 23,6 miliardi di euro, triplicando quella del 2007 che ammontava a 7,9 miliardi. Lo rivela un paper del centro studi ImpresaLavoro. Nel solo triennio 2011-2013 la spesa dello Stato è arrivata a 38,1 miliardi di euro. Ma è tutto il sistema che non funziona. Come già rilevato nel 2010 dal ministero delle Finanze, il sistema della spesa sociale, oltre essere pesante per le casse dello Stato, è poco universale, iniquo per quanto riguarda l’organizzazione dei finanziamenti e inadeguato a fronteggiare il mutato contesto economico e produttivo. Da quanto si legge nel rapporto che disegna un quadro impietoso del Paese, il sistema viene finanziato in misura sempre più ampia dalla collettività nel suo complesso, mentre le categorie di imprese e lavoratori che ne beneficiano rappresentano solo un insieme circoscritto di soggetti.

Inoltre non vi è una diretta corrispondenza tra i flussi di entrata e quelli in uscita, nemmeno a livello di misure singole. Ad esempio, le contribuzioni a carico delle imprese per la cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, che tutela i lavoratori cui è stato temporaneamente sospeso o ridotto lo stipendio, coprono regolarmente anche le uscite (a favore dei lavoratori) per l’indennità di mobilità, a sostegno dei dipendenti che hanno perso il posto a causa di crisi o riorganizzazioni aziendali. In sostanza, la prima voce di contributo a carico delle imprese copre anche le spese per la seconda.

Tutto ciò fa sì che, sempre secondo lo studio, il sistema degli ammortizzatori sociali risulti eccessivamente oneroso per le imprese, che si fanno carico di circa 9 miliardi della spesa complessiva annuale, contribuendo diversamente a seconda del tipo di intervento cui è riservata la copertura. Di questi 9 miliardi, poco meno di 4 sono destinati alla copertura della Cassa Integrazione Guadagni, 600 milioni vanno invece alla copertura per l’indennità di mobilità, mentre la restante parte viene impiegata per l’ASPI, la nuova indennità di disoccupazione.

Ammortizzatori sociali, nel 2013 spesi 23,8 miliardi

Ammortizzatori sociali, nel 2013 spesi 23,8 miliardi

Serena Uccello – Il Sole 24 Ore

Nel 2013, i cittadini che hanno beneficiato di un ammortizzatore sociale (Cassa integrazione guadagni, mobilità e indennità di disoccupazione, Aspi e MiniAspi) sono stati quasi 4,6 milioni, con un aumento del 6,5% rispetto al 2012 (280mila unità in più). Se si paragonano, invece, i dati del 2013 con quelli del 2008 (ultimo anno senza la piena crisi), l’aumento è stato di 2,4 milioni di persone (+113,6%), in quanto in quell’anno le persone beneficiarie di ammortizzatori sociali furono 2,1 milioni. A rivelarlo è il terzo Rapporto del Servizio Politiche del Lavoro della Uil, secondo cui nel 2013 sono stati spesi 23,8 miliardi, segnando un aumento del 5% rispetto all’anno precedente (1,1 miliardi di euro in più).

«Un gran numero di persone – sottolinea Guglielmo Loy, segretario Confederale Uil – circa un terzo dei lavoratori del settore privato, ogni anno conosce l’esperienza, spesso amara e angosciante, in alcuni casi un sollievo per l’aver evitato comunque il licenziamento, di avere una forma di sostegno al reddito». Un sistema di protezione sociale che, tra indennità e contributi figurativi, nell’ultimo anno è costato 23,8 miliardi di euro, (+13,8 miliardi di euro rispetto al 2008). Il tutto finanziato per 9,1miliardi di euro con i contributi di lavoratori e aziende e per 14,7 miliardi di euro a carico della fiscalità generale.L’importo medio, tra sussidi e contribuzione figurativa, per ogni beneficiario di ammortizzatori sociali, è di 5.191 euro pro capite (4.353 euro per la cassa integrazione, 18.589 euro per la mobilità e 4.768 euro per l’Aspi, Mini Aspi e indennità varie di disoccupazione). Nello specifico – spiega Loy – le persone protette dalla cassa integrazione guadagni, tra ordinaria, straordinaria e deroga, sono state 1,5 milioni (in diminuzione del 3,9% rispetto al 2012); mentre aumentano dello 0,9% le persone in mobilità, ordinaria e in deroga (arrivando a 187mila unità complessive); mentre tra Aspi, MiniAspi e Indennità di disoccupazione ordinaria, speciale edile e agricola, i benefieiari sono stati 2,8 milioni con un aumento del 13,6% rispetto al 2012 (+341mi-
la).

Tornando ai costi, perla cassa integrazione la spesa è stata di 6,7 miliardi di euro, in aumento del 9,9% rispetto al 2012 (604 milioni di euro); per le indennità di mobilità ordinaria e in deroga il costo è stato di 3,5 miliardi di euro, con un aumento del 19,6% sul 2012 (+568 milioni di euro); perAspi, Mini Aspi e disoccupazione ordinaria, speciale edile e agricola, il costo è stato di 13,6 miliardi di euro in leggera diminuzione rispetto al 2012 (-0,3%). Il capitolo degli ammortizzatori in deroga, finanziati completamente dalla fiscalità generale, nel 2013 e stato, tra cassa integrazione in deroga e mobilità in deroga, di 2 miliardi di euro.