Per l’accoglienza dei profughi abbiamo già speso 12 miliardi

di Francesco Borgonovo – La Verità

Ieri Mario Morcone, capo del Dipartimento per l’Immigrazione del ministero dell’Interno, si è presentato davanti al Comitato Shengen per un’audizione. Il superprefetto alle dipendenze di Angelino Alfano è l’uomo che dovrebbe occuparsi di gestire l’emergenza immigrazione per conto del governo. Ma, stando alle sue dichiarazioni, pare che il suo compito sia piuttosto quello di sponsorizzare l’ospitalità. «L’accoglienza ci costa un miliardo e 200 milioni l’anno, ampiamente sotto quello che i migranti che vivono nel nostro Paese e lavorano legittimamente ci restituiscono sotto forma di Pil» ha detto ieri. Quello fornito da Morcone è un dato singolare, che fa a pugni con quanto dichiarato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nei giorni scorsi. Nel testo della manovra presentata dal governo, infatti, sta scritto che «al netto dei contributi Ue», il costo dell’accoglienza «è attualmente stimato a 2,6 miliardi di euro per il 2015, previsto a 3,3 miliardi per il 2016 e a 3,8 miliardi per il 2017, in uno scenario costante, assumendo che non ci siano escalation nella crisi».

Dove sta la verità? Quanto ci costa davvero accogliere gli stranieri? A fare chiarezza provvede una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro, che vi presentiamo in esclusiva. Le cifre che emergono non soltanto sono altissime, ma sono pure diverse sia da quelle diffuse da Morcone sia da quelle presentate da Padoan. Secondo ImpresaLavoro, infatti, «il conto complessivo negli ultimi sei anni supera gli 11 miliardi di euro, con una progressione impressionante: spenderemo nel 2016 cinque volte la cifra impegnata nel 2011, con un esborso per le casse dello Stato che arriverà a 4,11 miliardi di euro su base annua». Alla fine del 2016, infatti, «saranno sbarcate sulle nostre coste 162mila persone, 9mila in più rispetto allo scorso anno e 8mila in meno rispetto al picco fatto registrare nel 2014, quando arrivarono in Italia 170mila migranti».

C’è un aspetto ulteriore della questione: non soltanto aumentano i flussi, ma crescono le persone che affollano i centri deputati all’ospitalità. «Nel 2013 nel sistema di accoglienza erano ospitate 22.118 persone, praticamente triplicate l’anno successivo (66mila) per superare quota 100mila nel corso del 2015», spiegano gli esperti di ImpresaLavoro. «L’ultima ricognizione è del 18 ottobre e certifica 164mila presenze tra centri di accoglienza, strutture temporanee e sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati». Il settore dell’accoglienza, ad oggi, «assorbe 2,4 miliardi di euro, circa il 50% della spesa complessiva». Nelle voci di bilancio vanno considerati anche il fondo per i minori stranieri non accompagnati e le commissioni territoriali che esaminano le richieste di asilo politico. Poi ci sono le spese amministrative, comprese quelle del ministero dell’Interno. Infine, c’è il soccorso in mare, per cui «spenderemo quest’anno poco più di un miliardo che servirà sostenere le spese per gli uomini e i mezzi della Difesa, delle Capitanerie di porto e della Guardia di Finanza». Non è finita. A tutto ciò vanno aggiunte le spese relative alle cure ricevute dagli stranieri irregolari e rimborsate dal ministero dell’interno alle varie Asl. E come dimenticare i costi per l’istruzione degli alunni stranieri irregolari? «Al 31 dicembre di quest’anno per la somma di queste due funzioni avremo speso ulteriori 689 milioni di euro», dice ImpresaLavoro.

Vediamo allora di tirare le somme. Nel 2011, il totale dei costi dell’accoglienza ammontava a 828 milioni di euro. Nel 2012 siamo saliti a 834 milioni. Nel 2013 eravamo già a 1 miliardo e 255 milioni. Poi si verifica l’exploit: 2,045 miliardi nel 2014 e 2,616 miliardi nel 2015. Per il 2016, la previsione di ImpresaLavoro è di 4,115 miliardi. Significa che, dal 2011 alla fine di quest’anno, gli stranieri irregolari ci saranno costati quasi dodici miliardi (11,7 per la precisione). E per il 2017 la proiezione è di una spesa pari a 4,174 miliardi.

Domanda: come è possibile che le stime di Padoan – utili a ottenere la flessibilità dall’Europa – siano inferiori? Semplice: il ministero dell’Economia ha tenuto conto di un scenario costante». Cioè ha presunto che i flussi di stranieri in entrata non aumenteranno. Tuttavia, i dati forniti dal ministero dell’Interno mostrano un crescente aumento degli sbarchi, quindi le spese sono destinate a salire. Va notato, fra l’altro, quanto sia risibile il contributo dell’Europa. Bruxelles trasferisce al nostro Paese «in media 110 milioni su base annua. Erano 94 milioni nel 2011, sono arrivati a 160 nel 2014 e sono scesi a 112 nel 2016. Niente a che vedere con i 3 miliardi che sono stati riconosciuti alla Turchia».

Secondo Massimo Blasoni, imprenditore e presidente di ImpresaLavoro, «emerge con chiarezza che i costi per la gestione di questa emergenza stanno crescendo esponenzialmente di anno in anno. L’effetto è generato in parte dall’aumento degli sbarchi, in parte dalla lentezza con cui il nostro sistema esamina le richieste di asilo e dispone gli eventuali rimpatri». A parere di Blasoni, «senza una vera politica europea di redistribuzione dei profughi tra tutti i Paesi rischiamo di ritrovarci con una pericolosa bomba nei nostri conti pubblici». Una bomba le cui dimensioni, a quanto pare, sfuggono tanto a Morcone quanto a Padovan.