Il Pil “oscuro” vale 52 miliardi
Chiara Bussi – Il Sole 24 Ore
C’è un Pil buono, che misura gli investimenti virtuosi in Ricerca e Sviluppo. Nei dieci big europei vale 206 miliardi di euro e consente di raggranellare l’1,8% in più di ricchezza nazionale. Ma c’è anche un Pil cattivo, stimato in circa 52 miliardi, che per la prima volta considera le attività illegali: droga, prostituzione e contrabbando di alcol e sigarette. Con un contributo alla crescita dello 0,44 per cento. Da settembre le due facce della medaglia sono state incluse nel calcolo della ricchezza nazionale, con l’entrata in vigore delle nuove regole di contabilità europee del Sec 2010, sulla scia della revisione degli standard internazionali. Una boccata di ossigeno per i conti pubblici in tempi difficili, con l’obiettivo di una maggiore comparabilità dei dati. In attesa della prima comunicazione di Eurostat sul nuovo Pil prevista per venerdì 17 ottobre, Il Sole 24 Ore ha compiuto un viaggio virtuale tra gli Istituti nazionali di statistica delle 10 maggiori economie europee.
La palma per gli investimenti in R&S va alla Svezia: qui le spese per l’innovazione fanno crescere il Pil del 3,7%. Al polo opposto la Polonia, dove ci si deve accontentare di un magro 0,6 per cento. In termini assoluti primeggia però la Germania, con 54,7 miliardi di spinta dall’hi-tech, seguita dalla Francia. L’Italia è al quarto posto, con 20,5 miliardi, con un guadagno dell’1,3 per cento. «Sulla contabilizzazione delle spese di R&S – spiega Gian Paolo Oneto, direttore centrale della contabilità nazionale dell’Istat – la comparabilità tra i Paesi Ue è completa. È invece più difficile riuscire a intercettare la portata economica delle attività illegali, anche perché ognuno ha le proprie specificità di status legale di alcune di esse. Il ruolo di Eurostat sarà decisivo per arrivare a una maggiore convergenza dei sistemi di misurazione». Le stime fornite dai vari Paesi presentano infatti ordini di grandezza ancora difficili da comparare.
La forbice va dallo 0,9% del Pil di Italia e Spagna allo 0,1% di Francia e Germania. Roma e Madrid seguono alla lettera le regole di Sec 2010, mentre Parigi e Berlino si fermano al mercato degli stupefacenti. Così in Italia, dove le attività fuorilegge valgono 15,5 miliardi, la commercializzazione della droga vale da sola 10,5 miliardi, mentre la prostituzione pesa sui nuovi conti per 3,5 miliardi, e il contrabbando contribuisce per 300 milioni. In Spagna l’economia illegale frutta 9,4 miliardi all’anno e il commercio di droga, tra hashish, cocaina, eroina, ecstasy, amfetamine e Lsd, vale da solo mezzo punto di Pil. «Per quanto ci riguarda – spiega Oneto – il lavoro più complesso ha riguardato le stime sulla prostituzione: al contrario del mercato della droga dove ci sono forme di contrasto estremamente organizzate, qui abbiamo meno informazioni e abbiamo proceduto con le stime dal lato dell’offerta, ovvero del numero di prestazioni e dei prezzi medi. I dati forniti dalle associazioni private di assistenza che si occupano di questi fenomeni hanno avuto un ruolo importante». In termini assoluti al secondo posto dopo l’Italia c’è la Gran Bretagna con un impatto di 10,7 miliardi.
In Francia, come sottolinea Eric Dubois, direttore delle analisi economiche dell’Insee, il mercato degli stupefacenti vale circa 2 miliardi. Nel Paese, invece, la prostituzione è legale, ma non lo sfruttamento. «I ricavi derivanti dalla prostituzione esercitata in un contesto legale ma non dichiarati – precisa Dubois – sono già inclusi nel Pil da tempo e confluiscono nelle stime sul sommerso. Riteniamo invece che la prostituzione clandestina non debba essere considerata nel calcolo perché coinvolge in genere immigrati clandestini che operano in reti criminali». Anche in Germania, sottolineano dall’Ufficio di statistica, la prostituzione non è proibita e le stime sull’impatto di questo mercato sono già incluse nel Pil, mentre il contrabbando di alcol e sigarette «non ha un impatto economico dati i prezzi relativamente bassi». Resta il mercato della droga che vale 1,52 miliardi. In Olanda a trainare il Pil “cattivo” è il valore aggiunto del mercato della cannabis che “regala” 1 miliardo di ricchezza in più su un tolale di 2,6 miliardi derivanti dalle attività illegali. Qui l’eroina pesa il triplo dell’ecstasy: 317 contro 103 milioni.
Non era espressamente richiesto dal Sec 2010, ma alcuni Uffici di statistica, come quelli italiano e francese, hanno approfittato della revisione per aggiornare le stime sull’economia sommersa. Roma ha aggiornato al ribasso la previsione: da una forbice finora compresa tra il 16,3 e il 17,5% all’11,5%, che resta comunque il livello più alto tra i dieci Paesi considerati. In Francia, invece, la zona d’ombra rappresenta il 3,4% del Pil e frutta un bottino di 68,1 miliardi. In Belgio l’economia nascosta è stata inclusa per la prima volta nel calcolo della ricchezza nazionale e vale 696 milioni, lo 0,2%, la percentuale più bassa dei top 10. In Germania, Olanda e Spagna, il dato viene stimato ma resta top secret. Qui la strada per l’armonizzazione delle regole resta in salita.