Italiani ultimi in Europa per utilizzo dei servizi di eGovernment
L’Italia arranca rispetto agli altri Paesi europei per l’utilizzo di servizi di eGovernment, ossia l’uso di Internet da parte di cittadini e imprese come mezzo di comunicazione con le istituzioni governative. Lo rivela una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro realizzata su elaborazione di dati della Commissione Europea.
Analizzando l’Indice DESI 2018 – che monitora connettività e competenze digitali, attività online e digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici – si scopre infatti che i cittadini italiani sono gli ultimi in Europa per grado di comunicazione digitale con le Pubbliche Amministrazioni in attività basilari quali la compilazione e l’invio di moduli tramite Internet. Solo il 29,9% dei nostri connazionali tra i 16 e i 74 anni d’età ha infatti utilizzato questo tipo di servizio nell’ultimo anno, contro il 58,5% della media europea. Un dato molto inferiore a quello dei cittadini di Estonia (96,1%), Finlandia (91,4%) e Svezia (90,3%) ma molto distante anche da quello di Spagna (67,2%) e Portogallo (55,6%). Ci superano persino la Grecia (37,9%) e la Repubblica Ceca (33,5%).
Da cosa deriva questo dato particolarmente negativo? In parte dal grado di disponibilità e fruibilità dei servizi online legati alla PA. Secondo il report “eGovernment Benchmark 2017” della Commissione Europea, l’Italia è solamente 16esima in Europa (con un punteggio di 82 su 100) per quanto riguarda la diffusione e utilizzabilità di questi servizi. Un dato significativamente più basso di quello di registrato da Malta (98), Danimarca (95) e dai nostri principali competitor. Il report certifica che sono ancora molti i servizi che devono essere resi disponibili online o semplificati di modo da renderli più user-friendly. L’offerta di procedure più trasparenti e la compilazione anticipata di moduli online con informazioni personali sono infatti fondamentali per migliorare le esperienze degli utenti.
Per quanto riguarda la diffusione di strumenti di identificazione elettronica e documenti elettronici in generale l’Italia si colloca invece al decimo posto, poco sopra la metà della classifica. I nodi critici da risolvere sono ancora numerosi: le carte d’identità elettroniche, ad esempio, non sono ancora disponibili in tutti i Comuni e i cittadini italiani sono praticamente gli unici in Europa a circolare ancora con documenti cartacei poco sicuri e spesso anche rifiutati alle frontiere.
Un altro ostacolo per molti cittadini europei è quello di poter utilizzare poco questi servizi oltre i confini nazionali. Per quanto riguarda questo aspetto, l’Italia ottiene un punteggio molto basso (di 38 su 100), classificandosi terzultima dopo Lussemburgo (21) e Bulgaria (30). Il quadro migliora invece se ci si riferisce alle imprese (punteggio di 78 su 100).
«Il bassissimo utilizzo di servizi di eGovernment in Italia non si spiega solamente con il grado di implementazione di questi servizi. Il problema principale è dato dalle scarse competenze digitali dei cittadini italiani» commenta l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del centro studi ImpresaLavoro. «L’indice DESI certifica che quest’ultime sono addirittura peggiorate nell’ultimo anno: siamo passati dal 24esimo al 25esimo posto in Europa. Il gap che ci separa dai maggiori competitor europei è quindi attribuibile soprattutto a ritardi culturali e formativi che non ci consentono di stare al passo con l’innovazione. Anche le amministrazioni pubbliche dovranno però incoraggiare l’utilizzo dei servizi online già disponibili affinché si possano contrarre i lunghi tempi di attesa negli uffici pubblici».