La finestra (stretta) per la flessibilità europea
Enzo Moavero Milanesi – Corriere della Sera
In Europa, i governi degli Stati dell’Eurozona hanno inviato, entro la data prevista del 15 ottobre, il progetto del rispettivo bilancio (la «legge di Stabilità»). Si è aperto un periodo cruciale, durante il quale ne saranno valutate sostenibilità e prospettive. La Commissione europea ha il compito di effettuare un’analisi approfondita e di emettere un parere di cui Governi e Parlamenti nazionali dovranno tener conto. Un parere motivato e pubblico; molto atteso nei mercati finanziari, da chi decide se acquistare, e a quale tasso d’interesse, i titoli dei debiti pubblici dei vari Paesi. È opportuno che, insieme agli investitori, si allertino anche i cittadini, facendosi sentire dai loro rappresentanti nelle istituzioni democratiche. Infatti, nel caso di «bocciatura» europea di un progetto di bilancio o di inosservanza delle indicazioni contenute nel parere, gli inevitabili effetti sui mercati si ripercuoterebbero velocemente anche su di noi cittadini, in termini di costi sociali e maggiori tasse. Non dobbiamo cadere in errore: il vero snodo è la reazione, l’atteggiamento dei mercati, ben più della posizione di questo o quel Paese dell’Unione europea.
Considerato l’elevato livello del debito pubblico accumulato dall’Italia e il peso sul bilancio dello Stato degli interessi passivi che paghiamo per sostenerlo, la fase di esame, iniziata da qualche giorno, merita tutta la nostra attenzione. Il meccanismo di esame europeo – come spesso succede con l’Ue – sembra comprensibile solo agli addetti ai lavori; d’istinto, lo percepiamo troppo «tecnocratico», probabilmente influenzato da interessi a noi estranei, magari ostili. Provo a illustrarlo, in estrema sintesi. L’obiettivo è di permettere la valutazione dei bilanci nazionali, quanto prima possibile, per individuare gli eventuali problemi e i relativi rimedi. Il sistema è stato introdotto nel 2013, quale difesa contro il rischio di conti pubblici divergenti fra Stati che condividono la stessa moneta. Un rischio che la crisi globale ha mostrato essere concreto: tale da pregiudicare stabilità e integrità dell’Eurozona, con grave danno, in particolare, per le economie meno salde. Le caratteristiche base del meccanismo sono tre. La prima è la sua natura preventiva: evitare disavanzi eccessivi nei bilanci nazionali che determinerebbero procedure d’infrazione e sanzioni, previste sin dagli inizi dell’euro per proteggerne la solidità. La seconda è la tutela dell’interesse generale e della trasparenza: è la Commissione europea (indipendente dagli Stati e controllata dal Parlamento europeo – eletto dai cittadini – nonché dalla Corte di giustizia Ue) che svolge la verifica e le sue risultanze sono pubbliche (già ora, i progetti di tutti i governi si trovano sul sito della Commissione). La terza sono i tempi (posto che le leggi di bilancio vanno approvate per il 31 dicembre): la Commissione, ricevuti i progetti (15 ottobre), se ravvisa «un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi», pubblica il suo parere, entro due settimane (29 ottobre), dopo aver sentito lo Stato in causa; quest’ultimo ha, poi, tre settimane (19 novembre) per presentare un nuovo progetto, che sarà oggetto di un ulteriore parere entro altre tre settimane (10 dicembre); qualora, invece, non rilevi una tale patologia, la Commissione diffonde, entro il 30 novembre, i pareri per ciascun Paese e una valutazione delle prospettive d’insieme dell’Eurozona; il tutto è presentato all’Eurogruppo, ai ministri economici dei vari Paesi, il cui avviso è reso pubblico «ove appropriato»; anche il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali possono richiedere una presentazione.
Dunque, le due settimane in corso sono nodali, al fine di comprendere se qualche progetto di bilancio sarà «bocciato» e di sapere cosa andrà modificato per scongiurare procedure d’infrazione, sanzioni e turbolenze sui mercati. Le regole base hanno un’intrinseca flessibilità, così spesso invocata a livello politico. Tuttavia, poiché si tratta di conti che devono quadrare e di precisi obiettivi di prospettiva, l’esame è prevalentemente tecnico: occorre che i risultati siano credibili e verificabili. L’interdipendenza delle economie nell’Eurozona, amplificata dalla crisi, ci condiziona: tutti gli Stati hanno un interesse diretto alla diligenza degli altri. I mercati e gli investitori attendono, osservano e reagiranno. C’è apprensione per la Francia e l’Italia, data l’importanza delle loro economie. È fondamentale che teniamo un costante, intenso, ben preparato e argomentato contatto con le istanze Ue e con gli altri Paesi. Come cittadini possiamo vigilare, affinché Governo e Parlamento operino al meglio, in sede interna ed europea, con efficace dialettica democratica. Dovremmo farlo: per tutelare – anche noi! – i nostri interessi.